Capitolo 14

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«Signorina Blossom, potrei trattenermi dopo la lezione per dei chiarimenti?» Domandò un bel ragazzo dai capelli biondi.
«No, non puoi» ribattei con arroganza.
Gli occhi di tutti si rivolsero verso di me ma non me ne importò più di tanto, mi soffermai a guardare Cheryl con lo sguardo di chi era in procinto di fare una strage.

«Mi scusi, signorina Topaz?» Alzai lo sguardo infastidita da come mi aveva chiamata.
«Sì, signorina Blossom?» La dissi con fare provocatorio.
«C'è qualche problema? Ce ne vuoi parlare? Sì, Joshua, certo che puoi restare.» Mi guardò minacciosa mentre pronunciava l'ultima frase.
«Oh Dio, sto per vomitare. Ew» affermai prima di uscire di corsa dall'aula.

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Mi trovavo nel letto di Cheryl, abbracciata a due cuscini mentre guardavo un film quando la sentii entrare e chiamarmi in soggiorno.

«Sì?»
«Siediti qui.»

Feci come richiesto. Ogni qual volta che la ritrovavo seduta al tavolo con la sigaretta in mano, sapevo che sarebbe stata fastidiosa da morire.
«Sì, Cheryl?»
«MA CHE CAZZO DI PROBLEMI HAI?!» urlò all'improvviso. Mi spaventai da morire.

«VUOI CHE QUALCUNO SCOPRA DI NOI DUE?! MA CHI CAZZO TI HA DATO IL PERMESSO DI PARLARE IN QUEL MODO DAVANTI A TUTTI?! QUANTI CAZZO DI ANNI HAI?!»

Si stava innervosendo talmente tanto che nell'impeto spezzò la sigaretta. Io mi limitai a guardarla con un'espressione da cane bastonato.
Quando smise di urlare, rimasi in silenzio per circa 10 secondi mentre lei continuava a fissarmi come se mi volesse uccidere.

«Sai cosa? Penso che mi farò una dormita» dissi semplicemente prima di incamminarmi verso la camera da letto.
«OH CREDIMI, NON LO FARAI.» Sbattei la porta dietro di me. Mi stesi sul letto ma, non appena mi misi comoda, lei si precipitò nella stanza facendo urtare così forte la porta che per un momento pensai che l'avrebbe sfondata. «UN ALTRO ERRORE. UN ALTRO ERRORE DEVI FARE. TI CONCEDO UN'ULTIMA POSSIBILITÀ. PROVA UN'ALTRA VOLTA A COMPORTARTI COSÌ DURANTE LA MIA LEZIONE E, TI GIURO, ABBIAMO CHIUSO... PUOI FARE LA VALIGIA E ANDARTENE!»

L'ultima frase mi spaventò a morte, gli occhi mi si riempirono di lacrime. Il solo pensiero di perderla mi mandò fuori di testa.
«Okay» mi limitai a balbettare con voce strozzata. Non la stavo guardando perciò non potè vedere le lacrime che si stavano facendo strada sulle mie guance.

20 minuti dopo stavo ancora piangendo. Non riuscivo a credere al modo con il quale aveva gestito la situazione.
La sentii urlare dall'altra stanza: «Potresti piangere più silenziosamente?»

«Scusa» dissi, non sapendo nemmeno per che cosa mi stessi scusando. Cercai con tutta me stessa di fare silenzio ma non riuscivo a smettere di singhiozzare.
La sentii mormorare «merda» prima che venisse da me e mi abbracciasse da dietro.

Mi sussurrò «scusa» un paio di volte ma non le detti retta.
«Piccola.»
La ignorai.

«Piccola.»
La ignorai ancora.
«Anche se scoprissero di noi, non potrei mai lasciarti.» 

«Ovviamente» dissi con tono sarcastico.
«Girati.»

Mi voltai verso di lei e, quando si rese conto che non avevo smesso di piangere, il suo viso sembrò travolto da mille stati d'animo differenti.
«Avanti, non fare la femminuccia. Mi dispiace davvero. Anche io perdo il controllo a volte.»
«Ti amo» disse prima di baciarmi la fronte e accoccolarsi tra le mie braccia. Si addormentò poco dopo. Ero ancora nervosa ma non potei fare a meno di ammirare quanto fosse bella. Mi stavo innamorando perdutamente. Pensai che avrei voluto fare qualcosa di carino per lei per scusarmi.

Ma cosa? 

Quanto la desidero (TRADUZIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora