15° capitolo

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Harry's POV

Abbracciami, e non sentirò il peso delle parole, la gravità dei pensieri. Abbracciami e in questo abbraccio annulla il brusio della vita, i colori cupi del dolore. Abbracciami e in quell’istante annulla ogni separazione, io e te. Abbracciami e il mio respiro risuonerà nel tuo per un momento. Abbracciami.

Stephen Littleword

Io e Noemi eravamo avvinghiati sul divano, di fronte al caminetto. Nudi. Lei si copriva infastidita dal mio sguardo curioso e io dovetti chiedere aiuto al mio scarso  autocontrollo per non scoparmela in quel preciso istante. Poi i suoi occhi color verde-acqua si incastonarono con i miei smeraldi e mi baciò con tutta la furia che aveva, e non capì il perchè di quel bacio tanto disperato.

"ti amo" sussurrò per la seconda volta in questa giornata.. 

Come poteva dirmi di amarmi?!? Lei non poteva. Ecco la risposta. Non poteva perchè io non meritavo amore, perchè io l'amore lo trasformavo in odio. Per un momento era riuscita a farmi confondere, a farmi credere che anche io sarei riuscito ad essere amato e a mia volta amare, ma la triste realtà era che non ne ero capace. Nello stesso istante in cui venni al mondo scatenai il rancore del mio stesso padre e l'atroce sofferenza di mia madre. Come potevo dunque illudermi di farla stare bene?!? Farla felice quanto meritava?!? Nel frattempo lei aveva abbassato lo sgurdo e si era abbassata sul mio bicipite per dargli un dolce bacio, poi si accoccolò tra le mie braccia. Probabilmente sapeva che non avrei ricambiato le sue dolci parole. Era ferita, lo potevo capire dal suo respiro irregolare e dai suoi tentativi di non far uscire le lacrime dagli occhi.

"Noemi...." Tentai di far uscire dalla mia dannata bocca una frase con senso compiuto, ma non avevo davvero idea di cosa dire.

"No, scusa è colpa mia, non dovevo dirlo di nuovo. Scusa.. E' stupido!" Alla fine si mise quasi a ridere, forse per contrastare la crepa sul suo cuore, che - lo capì dai suoi occhi - stava diventando una voragine. 

"Non dire questo." Seriamente riuscì a pronunciare questa misera frase?! Si.

Avrei voluto dirle "Non sminuire i tuoi sentimenti perchè sono l'unica cosa che mi tiene in vita. Non abbassare mai più lo sguardo come se fossi debole, perchè non lo sei. Non bagnare le tue guance di lacrime salate per me, perchè non le vale la pena. Non chiedermi scusa dopo avermi chiamato amore, perchè ti amo anche io" Ma non lo feci.

"I vestiti si sono asciugati, possiamo ritornare a casa." Tagliò il discorso. Si tolse la coperta da dosso, si alzò e noncurante del mio sguardo scrutatore si rivestì. Io feci lo stesso. Il viaggio in macchina fu silenzioso e carico di tensione. Pregai che arrivassimo subito al suo appartamento, non riuscivo più a starle così vicino ma al contempo così distante. 

"Grazie della bella giornata" dissi fermandomi nel parcheggio del suo palazzo.

"Grazie a te. Non c'è bisogno che sali, se vuoi puoi andare.." Che significava "Fottiti stronzo, non ti azzardare a salire in casa mia."

"Oh, ok tanto avevo da fare.." Cazzate. Quel giorno avevo mandato affanculo il pranzo di "famiglia" con mio padre per dedicarle tutta la giornata, però supposi di meritarmelo..

"Bene, ciao." Fece per scendere dalla macchina ma la fermai.

"Non così in fretta! Non me lo dai un bacio?!?" Volevo sciogliere un po' di quel gelo che ci circondava.

"Se proprio ci tieni.." Si ci tenevo. Alzo gli occhi al cielo e mi diede un bacio a stampo.

"Questo cos'era?!?" La tirai per il braccio e la misi a cavalcioni su di me e la baciai come si deve. Le nostre lingue danzavano tra di loro mentre lei mi stringeva i capelli ed io le accarezzavo la coscia. 

"La prossima volta ricordati che voglio essere baciato così, bambolina." Dissi senza fiato.

"Me lo ricorderò" Ansimò lei e poi scese dalla macchina. Ed io ripartì. Controllai il cellulare e vidi diverse chiamate da parte dell'assistente di mio padre e di Rose. Decisi di chiamare quest'ultima.

"Rose, avevo il telefono spento, che vuoi?!?" Dissi un po' infastidito.

"S-scusi S-signorino. Volevo avvertirla che suo padre è infuriato con lei e che l'attende nel suo ufficio.."  Rispose un po' intimorita la vecchia signora.

"Ok grazie.." Rittaccai e mi diressi verso le Styles & co. sicuramente sarebbe stata una delle sue solite ramanzine sul fatto che io non ero il figlio perfetto, l'erede che avrebbe voluto e puttanate simili.. Una volta arrivato scansai tutte le impiegate che erano al lavoro e andai direttamente da quel bastardo.

"Cazzo vuoi, padre?" Era come al solito seduto, la mano che picchiettava contro il legno della scrivania e gli occhi di ghiaccio puntati su di me. Ecco che cominciava il monologo:

"Harold, il tuo comportamento sta superando tutti i limiti. Devi smetterla di comportarti da ragazzino, ormai sei un uomo, e come tale devi comportari. Sai che un giorno tutto il mio impero che ho costruito con fatica, impegno, dolore sarà tuo e pertanto voglio che tu metta la testa apposto. Non voglio più leggere tue notizie su i giornali di gossip, o altrove. Mi metti in redicolo di fronte a tutti i miei collaboratori ed investitori."

"Si, si vai avanti.." La conversazione era sempre la stessa da non so quanti anni..

"Ti do soldi, ville, auto di lusso.. Assumo persino le donne che vuoi portarti a letto!  Ti devo fare per caso la lista di tutte le dipendenti con cui hai avuto rapporti intimi!??" Sbuffai pesantemente.

"No, no, non serve grazie.. Tutte quelle sotto i quarant'anni con minimo la seconda di seno me le sono fatte.." 'la prossima sarà Noemi.'

"Non ti azzardare a sbuffarmi di nuovo in faccia ragazzino! Non è l'educazione che ti ho insegnato!" Mi riprese indignato.

"E quale sarebbe l'educazione che mi hai dato? Sentiamo. Credi forse di avermi insegnato qualcosa tu?!? Per tutta la vita hai preferito passare le giornate schiuso in questo schifo di edificio piuttosto che stare insieme a me, quando stavi via per mesi interi per i tuoi viaggi d'affari, nemmeno una telefonata! Una cazzo di telefonata! Nulla!! Questa non è l'educazione che mi hai insegnato perche tu non mi hai mai insegnato niente!!!" Gridai di rimando io.

"Tu non saresti nemmeno dovuto esistere demonio! Tu mi hai rovinato la vita! Sei maledetto dal primo giorno in cui sei nato e non so perchè ancora sono disposto a sopportare le tue ragazzate.. " Sputava ogni singola sillaba con un odio degno solo di un uomo subdolo come lui. Scacciai l'accenno di dolore formatosi sul petto e risposi.

"Pensi forse di farmi male dicendomi questo?!?" Dissi con un sorriso sbilenco che dietro nascondeva una pugnalata al cuore.

"No, un mostro come te non prova dolore, suppongo." Rispose quasi rassegnato. "Anne ha dato la sua vita per te.. E' morta inutilmente.." Per la prima volta dopo tanto tempo vidi i suoi occhi cupi e tristi, malinconici nel ricordare mia madre. Per un momento provai anche sofferenza nel vederlo così abbattuto, poi mi ricordai che stavo parlando di mio padre.

"Già, fattene una ragione perchè lei ormai è 3 metri sotto terra." Me ne andai con il cuore in gola, il respiro sempre più accellerato, gli occhi che combattevano per non far uscire le lascrive e un cuore che andava aggiustato. Per l'ennesima volta ritornai dall'unica donna capace di guardire il mio cuore malato.

ripercorsi la strada di casa sua. Solo nell'istante in cui bussai alla porta, notai che delle lacrime scendevano indisturbate sulle mie guance, ma non feci nulla per toglierle.

"Harry?" 

"Abbracciami."

Abbracciami, e non sentirò il peso delle parole, la gravità dei pensieri. Abbracciami e in questo abbraccio annulla il brusio della vita, i colori cupi del dolore. Abbracciami e in quell’istante annulla ogni separazione, io e te. Abbracciami e il mio respiro risuonerà nel tuo per un momento. Abbracciami.

Stephen Littleword

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