Non mi ricordo cosa stavo sognando, ma so che era un bel sogno perché mi svegliai di mal umore. O forse solo perché era lunedì. La sveglia suonò e io mi stropicciai gli occhi per capire dov'ero. Ah giusto, in salotto. Come ogni domenica che si rispetti per cena avevo mangiato pizza sul divano mentre mi sfondavo di Netflix. Fino alle due del mattino. Ed ecco la sveglia, che mi ricordava che dovevo fare il mio dovere.
"Forse dovrei smetterla di andare a letto alle due di domenica" dissi "forse se andassi a dormire a orari decenti il lunedì non sarei così rincoglionita". Lo dicevo tutti i lunedì, ma alla fine tutte le domeniche ci ricascavo sempre. Eh vabbè che ci vuoi fare.
Andai in bagno e mi guardai allo specchio. "Ah." fu il mio commento. La sera prima mi ero dimenticata di struccarmi e il trucco era tutto colato sulla faccia. I miei occhi verdi erano tutti rossi per il trucco sbavato, che era finito sulle occhiaie, già presenti di loro: sembravo un panda. In più i capelli neri come la pece, arruffati in uno chignon spettinato in testa, erano gonfissimi e sudici, sembravo pure un leone.
Decisi di farmi una doccia fredda, sarei arrivata in ritardo, ma almeno sarei stata pulita.
Uscita dalla doccia andai in cucina e misi sù un caffè. Mentre aspettavo che uscisse mi vestii in fretta con le prime cose che trovai pulite nel cassetto. Finito di bere il caffè mi truccai alla rinfusa e in cinque minuti ero fuori casa.
Abitavo in un appartamento spazioso all'ultimo piano in un grattacielo a Los Angeles. Mica male come posto, direte. Vero, però io sto lì solo per il lavoro, se perdo quello perdo tutto. Bello vero?
Di mattina Los Angeles sembrava una città come le altre, tolti i grattacieli e la scritta HOLLIWOOD. Poi a me piaceva camminare, mi schiariva le idee. Ma non di lunedì mattina. Chiamai un taxi perché non avevo voglia nemmeno di guidare.
In 10 minuti arrivai alla casa del popolo di LA, entrai, mostrai il pass a Rodriguez (anche se ormai mi conosceva da anni, ma come dice lui "es mejor tener cuidado"). Entrai nello sgabuzzino, dove ci sono tutte le scope e gli attrezzi per pulire, quel tipico posto dove può entrare solo lo staff.
"Mamma mia che sporcizia Rodriguez! Potreste pulire questo buco di stanza, ci sono tante scope!" esordii ridendo mentre scostavo la tenda e scoprivo l'ascensore segreto. Ci entrai e scesi di qualche decina di metri. Mentre ero dentro sentivo la stessa musica "rilassante" che si sente quando si chiama un call center. Più che rilassante mi metteva sui nervi, quel giorno più degli altri perché era lunedì.
Appena le porte dell'ascensore si aprirono vidi che era già pieno di gente che andava in su e in giù e che scartabellava tra fogli e cartelle varie. Tutto quel via vai mi fece mancare molto la serata prima, sul divano con la pizza e Netflix.
Feci un sospiro, sfoggiai il mio miglior sorriso e entrai.
Odio i lunedì.
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Missione stupefacenti
Novela JuvenilCOMPLETA Cosa succede quando una spia adolescente di Los Angeles finisce in missione in una scuola dove si sospetta uno spaccio di droga e lì trova un ragazzo che fa il fighetto che ha l'aria alquanto misteriosa, ma allo stesso tempo affascinante?