Mi risvegliai la mattina dopo nel mio letto, senza Charles. Ci rimasi un po' male ma poi mi ricordai come mi ero comportata le ultime due volte che mi ero svegliata accanto a lui e capii perché non aveva voluto rimanere con me. Mi sentii un po' in colpa per averlo trattato così, non pensavo fosse una persona degna del mio rispetto, pensavo fosse una persona diversa sinceramente.
Mentre la mia mente sviluppava questi pensieri mi spogliai e mi misi il reggiseno sportivo e una tuta color lilla, con i pantaloni lunghi e morbidi e la felpa corta, che lasciava scoperta un po' di pancia.Ricevetti una chiamata da Oliver proprio mentre stavo uscendo di camera.
"Ehi Ol! Novità?"
"Alexander ha preso Stephanie. L'ha rapita" lo disse con voce rotta: stava piangendo.
"Oliver cosa dici? No no no no non può essere!"
L'aveva rapita per arrivare a me, e da me a Charles. Mi sentivo in colpa.
"L'hanno rapita stanotte, a casa sua, i suoi scagnozzi. Hanno lasciato un messaggio: 'diteci dove si trova Cobie Smith e la libereremo' "
"DEVO poter fare qualcosa" dissi io.
"No, Cobie, non sappiamo nemmeno dove si trova. Tu stai lì e proteggi Charles"
La conversazione finì lì perché Oliver mi riattaccò in faccia.Mentre facevo colazione, istintivamente, toccai il braccialetto dell'amicizia che condividevo con Stephanie.
"SONO UNA CRETINA" pensai
Io e Stephanie, infatti, avevamo creato dei braccialetti dell'amicizia con dentro dei microchip che ci indicassero sempre dove l'altra si trovava, in situazioni di pericolo.
In meno di due minuti sapevo le coordinate della sua posizione: era sempre a Los Angeles, ma... nella villa degli Windstor!
Mi preparai in pochi minuti con tutte le attrezzature necessarie e, dopo aver lasciato un biglietto di spiegazioni a Charles, uscii. Lui ce la poteva fare benissimo senza di me, bastava stesse chiuso in casa. Non era troppo difficile, ce la poteva fare.Arrivai davanti a casa di Charles, vidi che Alexander aveva messo un ragazzo a controllare l'entrata.
Mi avvicinai e lo neutralizzai con lo spray, poi presi la sua uniforme e la indossai. Mi stava un po' grande ma non importava. Presi una pistola, la caricai e entrai in casa.
Inizialmente rimasi di stucco, l'androne era immenso e aveva due scalinate di marmo che portavano ai piani superiori, per il resto era tutto tappezzato di fiori colorati e profumatissimi.
Cercai nelle tasche nella divisa e trovai una mappa della casa con su scritte tutte le informazioni necessarie. Non ci misi molto a trovare la stanza in cui avevano messo Stephanie. Anche lì c'era una guardia che sorvegliava.
Mi avvicinai e dissi: "Il capo ti vuole vedere, rimango io a tenere d'occhio qui"
"Oddio perché il capo vuole vedermi? Grazie vado subito"
Aspettai che se ne fosse andato e entrai nella stanza.
Stephanie era legata ad una sedia.
"Fantastico cosa volete ancora da me? Vi ho detto che non ve lo dico dov'è Cobie!"
"Si ok non facciamo le melodrammatiche, ora eh" risposi io.
"COBIE SEI MATTA!? Vattene subito sei in pericolo... E Charles dov'è"
"L'ho lasciato a casa, gli ho lasciato un biglietto" dissi mentre iniziavo a liberarla dalla corda.
"E secondo te non esce?"
"Perché mai dovrebbe farlo"
"Perché sei in pericolo per colpa sua!"
"Si ma sarebbe stupido uscire solo per me"
"Cobie, però ti devi svegliare eh, quel tipo è cotto di te! Non hai visto come ti guarda?"
"Senti rimandiamo questo discorso a dopo, ora vediamo di uscire di qui. Metti questa"
Le passai un'altra uniforme che avevo preso prima. La indossò e uscimmo dalla stanza, per poi richiuderla a chiave e portando quest'ultima via con noi.Stavamo uscendo dalla porta del retro, ormai eravamo salve, quando sentii una risata familiare.
"Sei veramente ingenuo fratellone" era stato Alexander a parlare. La parola 'fratellone' mi fece capire che Charles era lì.
"Perché quel cretino è uscito di casa?" sussurrai.
Sentii un 'te l'avevo detto' uscire dalla bocca di Stephanie, ma non le diedi troppa importanza. Charles era lì e rischiava la vita, ed era compito mio proteggerlo. O forse non era solo professionalità a spingermi a proteggerlo? Scacciai il pensiero, non potevo permettermi di pensare una cosa del genere in quel momento.Mi diressi verso le voci, che via via diventavano sempre più vicine, segno che mi stavo avvicinando. Caricai la pistola.
Prima che potessi entrare nella stanza, però, qualcuno mi portò il grilletto sulla tempia.
"Ti ho presa stronzetta."
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Missione stupefacenti
Dla nastolatkówCOMPLETA Cosa succede quando una spia adolescente di Los Angeles finisce in missione in una scuola dove si sospetta uno spaccio di droga e lì trova un ragazzo che fa il fighetto che ha l'aria alquanto misteriosa, ma allo stesso tempo affascinante?