Una strana conoscenza

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Camminando nel corridoio, notai che le pareti della scuola, ben pulita, giocavano con varie gradazioni di blu e azzurro, fino ad arrivare al bianco. Mi piacevano quei colori, mi ricordavano il cielo. Mi misi a controllare il mio orario sul cellulare nuovo. Io avevo chimica, storia, matematica e geografia.
"D'accordo le lezioni di mattina durano un'ora l'una: ci troviamo qui tra quattro ore. Cercate di fare conoscenza con più persone possibile!" dissi. E così ognuno andò per la sua strada.
Notai che avevo ancora quindici minuti prima dell'inizio delle lezioni, alle nove in punto, quindi decisi di passare dal mio armadietto per poggiare i libri che non mi servivano.
Arrivata a destinazione, aprii l'armadietto con la combinazione di numeri che mi era stata fornita il giorno prima.
"Forse sarà meglio cambiare numeri: non vorrei trovare spioni con il naso nelle mie cose." Pensai.
Finito tutto, chiusi l'armadietto color azzurro tenue e feci un paio di prove per vedere se la nuova combinazione funzionava.
"Ciao" disse una voce alle mie spalle "non ti ho mai vista da queste parti, sei nuova?"
Mi girai: una ragazza mi stava guardando incuriosita e sorrideva. Aveva capelli marroni, con due ciocche rosa all'attaccatura della fronte, occhi marroni e un piercing sul naso.
"Piacere mi chiamo Cobie" dissi " Sì, sono nuova"
"Ecco infatti mi sembrava!" disse "Comunque io sono Maeve."
Visto che non sapevo dove si trovava l'aula di chimica, lei si offrì di accompagnarmi, dato che andava nella stessa direzione. Nel tragitto ci scambiammo le nostre storie (la mia ovviamente era quella finta che mi ero preparata con Steph). Scoprii che aveva diciassette anni, aveva i genitori separati e viveva non troppo lontano da dove abitavo io.
Arrivati davanti all'aula la salutai, sapendo che l'avrei rincontrata l'ora successiva dato che avevamo storia insieme.
Entrai precisa al suono della campanella e mi misi seduta nel primo posto che trovai libero, in seconda fila. I banchi in questa scuola erano a due a due, ma non mi resi conto di chi avevo accanto finché quello non mi rivolse la parola.
"Ciao" disse. Non mi voltai, ma sentii che aveva una voce profonda, e intuii che fosse un ragazzo. Presi un foglio di carta e scrissi sopra: "Piacere sono Cobie, non voglio parlare mentre il professore spiega"
Mi voltai verso di lui, e vidi un ragazzo di carnagione molto chiara e capelli neri, con occhi marroni chiari. "È carino" pensai.
Dopo che lesse quello che avevo scritto sul foglio, alzò lo sguardo verso il professore, come se fino ad allora non si fosse accorto che stava parlando. Colsi la sua sorpresa e disegnai sul foglio una faccina sorridente.
Per il resto della lezione continuammo a scriverci su fogli di carta, in questo modo sembrava che stessimo seguendo la lezione e prendendo appunti, quando invece stavamo facendo tutt'altro. Scoprii che si chiamava Matthew e aveva sedici anni, come d'altronde la gente in quella classe. Effettivamente ero tornata indietro di due anni, menomale che sembravo più piccola!
Al suono della campanella tutti si alzarono per cambiare aula, e io e Matthew ci avviammo verso l'uscita quando un ragazzo alto che entrava, avrà avuto la mia età (quella vera, quindi diciotto anni) ci indicò ai suoi amici e con disprezzo disse ridendo: "Guardate quello sfigato che cerca di imbroccare tipe."
Matthew diventò paonazzo per la vergogna e sguisciò fuori dalla porta in tre nano secondi. Io rimasi lì, davanti a quel mono neurone umano, e gli dissi con molta nonchalance: "Beh sarà anche sfigato però scommetto che imbrocca più tipe di te."
Matthew, da dietro la porta, mi sentì, infatti una volta uscita dalla stanza, lasciandomi dietro facce stupite e risatine varie, mi ringraziò.

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