Lo portai a casa mia con un taxi. Era più vicina della sua villa fuori città e non volevo che qualche tassista vedesse dove abitava lui.
"Però, ti tratti bene, Florida"
"Zitto e siediti." Presi il kit medico e lo disinfettai.
Fece delle smorfie, ma sapevo che faceva finta: la ferita non era era profonda, non poteva fargli tanto male.
Finito di disinfettare mi chiamò Stephanie.
"Dove sei?!?"
"A casa, il tipo che i tizi cercavano di ammazzare è Charles. Ma evidentemente non sanno tenere in mano le pistole"
"Ricevuto. Bada a lui fino a domani mattina, ci vediamo all'ufficio."
La salutari e riattaccai.
Mi girai e vidi un'espressione stupita nel volto di Charles.
"Come... come sai il mio nome?"
"Stupito, eh, PRINCIPE"
La sua faccia divenne un peperone.
"Ma-"
"So chi sei, genio" dissi sarcastica.
"E io non so chi sei tu, vorrei delle spiegazioni, grazie."
Tanto valeva svuotare il sacco.
"Sono una spia di un'agenzia segreta di Los Angeles, mi chiamo Cobie Abrams, non Smith."
Gli raccontai tutta la vicenda che mi aveva fatto scopire chi era veramente.
"Quindi scommetto che non vieni dalla Florida e non hai sedici anni, giusto? Era tutta una storia inventata."
"Sì, in realtà vengo dalla Florida e no, ho diciotto anni, ma non ho intenzione di parlare con te della mi vita privata."Andai in bagno, lì mi struccai e mi cambiai, mi misi una tuta comoda e mi raccolsi i capelli in uno chignon spettinato.
Tornai e lui stava camminando in giro per la casa a guardare foto.
"Questa è tua mamma vero? Com'eri piccola... Non hai delle foto più recenti con lei? E tuo padre? Con lui proprio zero foto.."
Che cafone.
"Ho detto che non voglio parlare con te della mia vita privata."
Presi dal mio armadio delle magliette misura uomo - io adoravo dormire con le magliette grandi e glie ne diedi una.
"Ti dovrebbe andare bene."
"Non sapevo avessi il ragazzo, Abrams" disse. Non riusciva a pensare proprio a nient'altro che la mia vita privata??
"La stanza degli ospiti è in fondo al corridoio a destra, il bagno è compreso nella camera e c'è tutto quello di cui puoi avere bisogno" continuai io noncurante "la prima a destra è la mia camera e tu non ci devi entrare, la seconda a sinistra è chiusa a chiave, quindi non provarci nemmeno. Buonanotte."
E mi richiusi la porta alle spalle. Spalancai le tende e ammirai da seduta sulla poltrona la vista spettacolare che c'era da camera mia. Mi faceva riflettere.
Mi stavo per addormentare quando Charles entrò in camera, senza bussare ovviamente.
"Abrams non ho sonno." Disse.
"Che peccato, io si, adesso lasciami stare." Risposi seccata.
"E se volessi andare a fare una passeggiata fuori?"
"Ho chiuso la porta a chiave"
"Intendi queste chiavi" sentii un rumore di chiavi provenire dalle sue mani.
"Sei stupido, ma non così tanto da uscire e rischiare la vita di nuovo"
"E perché qui dovrei essere al sicuro? Potresti essere te a volermi ammazzare?"
"Prima di tutto questa casa è progettata per farci vivere una spia dentro, nessuno da fuori può rintracciarci nemmeno con le tecnologie avanzate, siamo circondati da un campo magnetico potentissimo. Secondo, perché vorrei ammazzarti se ti ho appena salvato la vita?"
"Giuste osservazioni Abrams, però potresti essere una pazza psicopatica."
"Più pazza psicopatica di te, un principe che si finge una persona morta cinque anni fa e che fa il fighetto in una scuola superiore a Los Angeles? Difficile."
"Ok hai vinto. Se vuoi ti racconto di come ci sono finito qui"
Sentii che si sedeva sul mio letto.
"No grazie, non ci tengo, dovrai dare spiegazioni domani all'ufficio."
Mi alzai e mi voltai verso di lui, ma preferii non averlo mai fatto.
"CHE CAFONE SEI IN MUTANDE!" Urlai spazientita.
"E che ci posso fare io, tu mi hai dato solo una maglietta, non è che posso dormire con i jeans."
"Si ma infatti non saresti dovuto entrare in camera mia! Sei solo uno sporcaccione, esci all'istante da camera mia, non ti voglio più vedere fino a domani mattina!"
"Non fare così però, ci rimango male." sentii che si avvicinava verso di me. Ogni parola, gesto, movimento che faceva me lo faceva odiare sempre di più.
"Bene, se non esci tu esco io." dissi e, scansandolo, uscii dalla camera e mi diressi in cucina.
Guardai l'ora all'orologio: le due.
Dopo una ventina di minuti tornai in camera, era vuota grazie a dio e finalmente mi addormentai.
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Missione stupefacenti
Dla nastolatkówCOMPLETA Cosa succede quando una spia adolescente di Los Angeles finisce in missione in una scuola dove si sospetta uno spaccio di droga e lì trova un ragazzo che fa il fighetto che ha l'aria alquanto misteriosa, ma allo stesso tempo affascinante?