Capitolo 1

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Il suono della sveglia rimbombò nelle mie orecchie truce come il rumore  un trapano elettrico.

Tirai  una manata a quel dannato aggeggio per cercare di spegnerlo ma in vano.
Ritentai e la seconda volta riuscì a  far finire quel tintinnio  lancinante .

Avrei letteralmente voluto spaccarla in mille pezzi gettandola dalla finestra per non sentire quello spaccatimpani.

"LELE SCENDI A FARE COLAZIONE"

A mal in cuore mi separai dal mio adorato e morbido lettino accondiscendendo mia madre.

"Alla buon ora" disse appena scesi , mettendosi i pugni sui fianchi e assumendo un espressione di rimprovero.

"Buongiorno anche a te mamma" dissi con la voce impastata nel sonno mentre mi sedetti su uno  sgabello in cucina.

"Hai messo tutto negli scatoloni ?"Chiese finendo di inserire all'interno di un Cartone l'argenteria.

"Si , non manca niente " risposi svogliata  addentando un toast.
Ero ancora stranita all'idea che ci saremmo trasferite.
Los Angeles è all'altro capo dell'America, non sarei potuta tornare molto facilmente se avessi voluto.

Dopo aver finito il mio french toast ritornai al piano di sopra e mi sistemai.

Fù una bella impresa dato che avevo dormito solo tre ore e con miei capelli si ci potevano friggere due piatti di patatine ma alla fine sono riuscita a rendermi presentabile.

indossai dei pantaloni della tuta grigi della Nike e una maglia oversize della medesima marca gentilmente rubata a mio cugino Lucas.

Appena arrivò  il camion dei traslochi mettemmo  gli scatoloni al suo interno e andammo in aereoporto.
Durante il viaggio in auto non feci altro che chiedermi come sarebbe stato lì.
Avevo come lo strano sentore che qualcosa sarebbe andato storto.

Prendemmo un aereo  che da New York  ci portò a Los Angeles entro quattro ore.
Amavo volare ,  pensavo che in aereo il tempo si fermasse e fosse solo un momento di stallo nella quale godersi il cielo con i suoi colori candidi e le nuvole.
Un momento nella quale dimenticarsi dei problemi e liberarsi dallo stress.
Quel giorno non ebbi la stessa sensazione di sempre.
Non mi dimenticai di tutto , anzi , pensai a come i miei amici potessero prendere la notizia.

Non proferì parola con il mio migliore amico Aidan , con mio cugino Lucas o con Dalila e Amybeth.

Non sono un tipo da addii , avrebbero scoperto della mia partenza in seguito.

Mi sentivo triste , abbandonata  a me stessa , sola , e peggio , ciò aumentava quando pensavo che non sarei stata più in mezzo ai miei amici o alla mia famiglia.

Scesi al gate ci ritrovammo travolte da una marea di persone preoccupate di perdere il loro volo o di arrivare presto a casa.
Non dovemmo nemmeno passare al ritiro bagagli dato che avremmo ricevuto tutto in pacchi direttamente a casa.

Uscimmo dall'aereo porto e ad aspettarci c'era mia zia , un amabile signora dalla folta chioma bionda e un senso dell'umorismo molto similare al mio.

Quel giorno però non parlammo molto , in macchina non volava una mosca, la tensione era palpabile.

Ci accompagno a casa , la vecchia villetta dei nonni a Venice beach.

Era bella , maestosa ma stranamente non

Non ero mai stata qui , era una casa immensa e nessuno ci metteva più piede da quando i nonni si trasferirono in campagna.

"Lele mentre finisco di salire le mie cose fai un giro della casa e scegli la camera che ti piace di più" disse mia madre con uno scatolone tra le mani mentre ci accingevamo ad entrare.

Feci come mi disse e andai alla ricerca della camera perfetta.

Dopo aver girato tutta la casa optai per la camera con balconcino.

Il terrazzo era comunicante con quello della casa affianco , diviso solamente da un pezzo di ringhiera.

La camera all 'interno era molto bella , aveva un lucernario molto grande in vetro blu e una grande libreria incassata in legno.

Dopo aver sistemato per ben 5 ore ore tutti i miei vestiti e oggetti vari li dentro mi misi subito a letto , l'indomani sarebbe stato il mio primo giorno di scuola lì.

Un balcone in due | 𝕃𝕠𝕦𝕚𝕤 ℙ𝕒𝕣𝕥𝕣𝕚𝕕𝕘𝕖 ✨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora