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Occhi, specchio dell'anima: cattiveria e pace.

"La struttura di una rete di comunicazione è classificabile innanzitutto in base alla sua estensione: parliamo di reti locali, metropolitane, globali metti via lo specchio Guidi o te lo spacco PERDIO!".

Jessica l'Oca sussulta, si blocca con lo specchietto aperto intenta a rimirarsi le ciglia: ti vedo che glielo prendi di mano e lo chiudi. "Proooff! Eddaiii!!!".

"Guidi, ma Dio, un po'di decenza! Proprio che ti trucchi così in faccia a me non mi sta bene! Già non vi ritiro il telefono, così l'altro laggiù può giocare a Fortnite-".

"Sto vincendo proff!".

"Lorusso spero che becchi un camper che ti fa saltare la testa appena entri nella prossima partita.
You moron" aggiungi voltandoti: qualcuno ridacchia ma ti basta fare tac-tac con le dita per calmare gli animi, e io ti guardo che torni alla cattedra e appoggi lo specchietto sui tuoi libri nel silenzio che ti è tanto gradito.

Non abbiamo più avuto nessun contatto da quel giorno, Paolo: ne sono passati dieci, non ci hai ancora portati in lab (perché la scuola non ha i programmi che richiedi) ma in compenso il disegno dei tuoi occhi è finito, è nello zaino e me lo porto sempre appresso...forse penso di portarmi appresso te?
Siamo riusciti a pagare le multe comunque (non mi va di pensare come...) ma la disoccupazione di papà finisce Domenica e in tutto questo tempo lui ha lavorato in nero solo per tre giorni, a tirare su dei ponteggi vicino al Museo Egizio: ma almeno non sono venuti i servizi sociali a dividerci, oggi pomeriggio lui andrà dall'ebreo a sentire la storia e io devo ancora dirgli che ho preso sei meno della verifica di ripasso del programma di prima, quella che avevi messo perché ti avevamo fatto incazzare alla seconda lezione...

...potevi mettermi sei però, stronzo! E io voglio rimediare!

Ti guardo il culo mentre ti giri e fai i tuoi schemi continuando a spiegare: è un bel culo e io ho sedici anni, ho i miei ormoni e anche se non sei palestrato come Shadow ti trovo carino, e ho iniziato a farmi i film su di te...ma non solo su quello.
Penso invece a come sarebbe vederti fuori scuola, uscire con te, parlarti di me e della mia vita, perché credo tu mi piaccia (e la cosa mi terrorizza): è sbagliato, lui è un prof, lo metti nei guai, ci sono le regole-

Affanculo le regole, papà non mi ha insegnato a mettermi a pecorina alle regole, papà mi ha insegnato a reagire, ad avere coraggio, a combattere sempre...
...e adesso papà ha smesso di combattere e si vomita addosso, e a me non è mai fregato niente di essere figa, di stare con qualcuno...ma credo tu mi piaccia.

Credo mi piaccia chi sei veramente.

Improvvisamente mi sento triste: abbasso gli occhi, esco dalla tasca sopra dello zaino il disegno dei tuoi occhi e lo metto sul quaderno, e ti guardo prendendo i miei appunti come tu, da bravo prof menefreghista, ti aspetti...e cerco quelli veri quando ti giri: me li concedi ma non sono gli stessi di quando ci siamo guardati in macchina, perché lì eri un cucciolo e adesso sei una bestia.

Sei in trappola dentro te stesso penso con un un brivido che è di disagio e compassione.

"Dovresti dire grazie a Internet se puoi rincitrullirti su Fortnite durante le ore di info, Lorusso del diavolo" ringhi, e quell'altro coglione ride senza manco alzare gli occhi dal cell: se lo facesse vedrebbe come tu non stai scherzando, e quale è l'odio che metti in queste parole.

"Prossima settimana iniziamo a vedere l'indirizzamento a livelli*DRIIIINNN!*.
La campanella ti taglia a metà: i dodici studenti del primo turno della classe iniziano a fregarsene ancora più di prima, perché l'intervallo è più importante di te; getti il libro nella tua borsa a tracolla, ci guardi, mi alzo.

Gli occhi e il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora