Tra vino e bugie

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"Potresti essere incinta."

Zulema mi fissa come imbambolata, senza proferir parola.
È totalmente sbiancata in viso e temo la sua reazione.

"Zulema... dici qualcosa, per favore..."

Improvvisamente si alza dal letto, e lentamente raggiunge la finestra che affaccia sul cortile interno dell'ospedale.
Guarda il cielo, e con una mano sfiora il suo ventre.
La raggiungo e la abbraccio da dietro.

"Ci sono io con te... vedrai che andrà tutto bene."

"Se così fosse, non lo terrò.
Non posso."

Sussurra con voce tremante continuando a fissare il cielo.

Le prendo le mani che accarezzo dolcemente appoggiando il mio viso sulla sua spalla.

"Io penso che saresti una mamma bravissima..."

Dico a bassa voce non staccandomi da lei, ma con mia sorpresa, Zulema si volta bruscamente, allontanandosi dal mio tocco, e noto che i suoi occhi sono rossi dalle lacrime.

"Che cazzo ne sai tu, eh?!
Non hai nemmeno conosciuto mia figlia!
Fatima è morta per colpa mia, perché sono stata una madre di merda!"

Deglutisco sentendo i miei occhi inumidirsi, non era mia intenzione ferirla.

"Zulema... io..."

Provo ad avvicinarmi, ma mi scansa.

"Tu non sai niente di me, Maca.
Niente."

Dice con il fuoco negli occhi.
Stavolta sono io a sentirmi ferita,
non merito questo trattamento.

"Tua figlia è morta perché Sandoval era un bastardo!"

A quelle parole Zulema mi molla uno schiaffo sonoro in pieno viso.

"Voglio che tu vada via."
La sua mano rossa dal colpo lascia tremante la mia guancia, non mi guarda.
Si è di nuovo trasformata nel puto elfo del infierno che tutto il carcere teme.

"Sappi che se varcherò quell'uscita, non mi vedrai mai più, Zulema.
Mai più!"

Le dico sfiorandomi il viso dove mi ha appena colpita.

"Stai godendo, eh, puta rubia?!
Ti piace vedermi in questo stato!
In difficoltà! Ora che sei libera e felice"

Mi sputa queste parole con tanto di quel veleno che delle lacrime mi rigano il viso.
La sbatto contro il muro, incurante dello stato pietoso in cui si trova.

"Ascoltami bene, Zulema, ti ricordo che a causa tua ho perso il mio bambino!
E nonostante ciò, nonostante quanto sia fottutamente difficile per me, sono qui per te.
No Zulema, non l'ho conosciuta tua figlia, ma lo so che la amavi e la ami più di ogni altra cosa al mondo.
Lo so perché non ho avuto bisogno di incontrarla per capirlo!
Perché l'amore di una madre è il più forte di tutti, e se tu avessi saputo
di Sandoval, io sono sicura che ti saresti fatta uccidere per lei.
Ma continua pure a sputare queste cattiverie su di me.
Sai perché non potremo mai essere felici io e te?!
Perché tu non cambierai mai.
Tu ferisci, offendi, distruggi, fai male.
Ed io sono stanca, sono davvero tanto stanca."

Scoppio in un pianto liberatorio e lascio la sua presa andando a passo svelto a prendere le mie cose per lasciare la sua stanza.

Zulema si passa una mano sul viso, riconosco quell'espressione.
È quella di chi ha capito di aver fatto una cazzata.

"Rubia..."
Prova a venirmi incontro, ma io la blocco con un gesto della mano, puntandole un dito contro.

"No, Zulema, non ti avvicinare.
Non prima che tu abbia imparato a rispettarmi.
Non sono la tua bambolina di pezza che usi solo per scopare, che sia chiaro!"

Le urlo contro sbattendo la porta e lascio l'ospedale sotto lo sguardo stupefatto dei dottori e dello stesso Castillo.
Sento le mie emozioni fare a pugni tra di loro dentro al mio stomaco.
Attraverso la strada per chiamare un taxi e raggiungo in fretta e furia la camera del mio albergo.

Un'intera giornata buttata dietro a lei!
Basta, sono a pezzi.
Non posso più permetterle di avere questo controllo sulla mia vita, quando non si preoccupa nemmeno delle parole che dice.

Mi faccio una doccia fredda, devo sbollire.
Passo lentamente le mani tra i capelli, e provo a rilassarmi, nonostante mi venga abbastanza difficile.

Nonostante ciò, decido che questa sera me la dedico.
Sono fuori, sono libera e voglio godermela.
Fanculo Zulema, fanculo tutto.

Intorno alle 21:00, dopo una lunga dormita, mi sistemo per la mia uscita.
Indosso un paio di jeans aderenti,
una t-shirt ed un giaccone di pelle.
Prendo la mia borsetta e prima di lasciare l'hotel, spengo il telefono.
Voglio staccare la spina totalmente.

Cammino per il viale principale ed un pub con le luci blu attira la mia attenzione.
Il personale è molto cortese e la musica anni '90 mi ricorda la mia adolescenza.
Mi siedo su uno sgabello e aspetto che qualcuno si faccia vivo per ordinare.

"È la prima volta che ti vedo da queste parti, piacere, sono Lola. Cosa posso offrirti?"

Da dietro il bancone arriva una bellissima ragazza mora con gli occhi azzurri ed un sorriso dolcissimo, finalmente conosco qualcuno al di là delle sbarre.

"Piacere Lola, io mi chiamo Macarena.
Sì, è da poco che frequento questa zona."

Sorrido dandole la mano.

"È da un po' di tempo che non... insomma, che non esco.
Sai, il lavoro è un casino... cosa mi consigli?"

Iniziamo con le balle, forza Maca, ce la puoi fare.

"Di cosa avresti voglia? Che gusti prediligi?"

La ragazza mi guarda come in adorazione, e la cosa non mi dà fastidio.

"Ho voglia di dimenticare, quindi qualcosa di forte."

Ridiamo insieme, mentre la barista inizia ad escogitare qualcosa.
Prende delle bottiglie colorate ed inizia a realizzare un cocktail che sembra buonissimo.

"Siamo in due, allora.
Ecco a te, credo sia forte abbastanza"

Lola mi fa un occhiolino, porgendomi un bicchiere colmo di un liquido azzurrino.
Ha un aspetto pazzesco.
Nel frattempo prende una birra e si avvicina a me.

"Alla tua!"
Sorride alzando la bottiglia.

"Alla nostra!"
Sorrido goffamente iniziando a bere il mio cocktail.
Cavolo, il tasso alcolico non si conta.
Non sono più abituata, ma ho proprio voglia di lasciarmi andare.

Nel giro di pochi minuti, finisco di bere.

"Buonissimo, complimenti.
Posso chiedertene un altro?"

Lola ridacchia scuotendo il capo.

"Mi sa che qualcuno vuole essere riaccompagnata a casa stasera..."

Arrossisco di colpo, come fa a sapere che mi piacciono le donne?

"Cosa ti dice che mi piacerebbe trascorrere la notte con te?"

Cazzo, cosa ho appena detto... vorrei sotterrarmi.

"Beh... hai tutta l'aria di una donna a cui piacciono le donne, semplice!"
Alza le spalle porgendomi un calice di vino.

"Porca troia, non pensavo si notasse tanto"

Sussurro bevendo tutto d'un sorso il vino rosso che mi ha appena versato e successivamente due birre.
Inizio a sentire un certo mal di testa, è proprio vero che ho perso l'abitudine.

"Quella stronza... puto elfo del infierno..."

Mormoro visibilmente ubriaca.

"Chi è l'elfo del puto infierno...?"
Mi chiede curiosa la ragazza.

"La mia donna! Ci siamo lasciate, basta! Finita!"

Mi alzo barcollante e Lola viene subito in mio soccorso.

"Ehi, ehi! Ti riaccompagno a casa..."

Senza nemmeno aspettare la mia risposta, lascia il locale ad un suo collega e mi trascina in macchina.

Zurena - Il Mio Sogno ProibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora