New Horinzons.

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"C'era una volta un'isola,dove vivevano tutti i sentimenti e i valori degli uomini: Il buon umore,la tristezza,il sapere....così come tutti gli altri incluso l'amore....
Ma un giorno l'isola cominciò a sprofondare, allora tutti i sentimenti si prepararono ad andarsene sulle loro navi...
...Solo l'amore volle aspettare fino all'ultimo momento.
Quando l'isola fù sul punto di sprofondare, l'amore decise di chiedere aiuto...
La ricchezza passò vicino all'amore su una barca lussuosissima e l'amore disse: "Ricchezza puoi portarmi con te?"
"Non posso"Gli disse "C'è molto oro e argento sulla mia barca,e non c'è posto per te"
L'amore allora decise di chiedere all'orgoglio che stava passando su un magnifico vascello
"Orgoglio,ti prego,puoi portarmi con te?"
"Non ti posso portare,amore" rispose l'orgoglio "Qui è tutto perfetto,potresti rovinare la mia barca"
Allora l'amore chiese alla tristezza che gli passava accanto:
"Tristezza,Tristezza,ti prego lasciami venire con te"
"Oh...Amore" rispose la tristezza "sono così triste che ho bisogno di stare da sola"
Anche il buon umore passo affianco all'amore,ma era così contento che neanche sentì che lo stavano chiamando.
All'improvviso una voce disse: "Amore vieni con me" era un vecchio che aveva parlato.
questo si sentì felice e pieno di gioia e accettò prontamente l'offerta di un passaggio...
Arrivati sulla terra ferma, l'anziano se ne andò..
L'amore si rese conto di quanto dovesse a quel vecchio,e chiese al sapere
"Sapere puoi dirmi chi mi ha aiutato?"
"E' stato il tempo" rispose prontamente il sapere
"Il tempo" si interrogò l'amore "Perchè mai il tempo mi ha aiutato?"
Il sapere pieno di saggezza,rispose:
"Perchè solo il tempo,è capace di comprendere quanto l'amore sia importante nella vita"...."

Ero in prima superiore, nuova scuola, nuove persone, non conoscevo nessuno. Feci amicizia con un paio di ragazze. Al centro della classe c'era un fila di banchi singoli, in uno di quelli c'era un ragazzo. Sembrava più piccolo, non tanto alto, occhi azzurri, ma mutevoli. Una notte lo sognai: eravamo insieme, su una barca. Da quel momento mi piacque. Per la prima volta in vita mia, decisi di avvicinarmi a un ragazzo di mia iniziativa. Scoprii che avevamo un po' di cose in comune, tra cui una parte della strada del ritorno a casa, così cominciammo a farla insieme e a parlare quasi sempre. Parlavamo, ridevamo, scherzavamo. Era piacevole. Era piacevole quel mio "Marco, muoviti o vado da sola" seguito da quel suo "No, aspettami! Ho fatto!". Una volta la prof di italiano lo interrogò oltre l'orario scolastico, e lui mi chiese di aspettarlo. Lo feci. Lo attesi per un'ora e mezza in una cupa giornata di pioggia. Mi scocciava tornare a casa tardi, ma io volevo fare la strada con lui. Ci fu un periodo in cui mia nonna stette male, e ne parlai con lui, che mi confortò. Il giorno dopo che avevamo parlato, mi domandò "Allora, va meglio?" e io senza dire nulla lo abbracciai. Lo abbraciai un sacco di altre volte, fino a che il suo odore divenne riconoscibile ovunque per me; quel misto di debole incenso e profumo di ammorbidente. Ci fu l'estate e poi la seconda. In classe con noi capitarono dei bocciati, che non avevano voglia di fare niente, se non casino, e con il livello di interesse scolastico sotto zero. Purtroppo lui cominciò a frequentarli e sempre più spesso fumava e andava per una brutta strada. Tra noi ci fu un enorme distacco. Come se qualcuno avesse rotto a metà un bastone, non si poteva riattaccare, non era come un filo, lì ce la saremmo cavata con un nodo. Si fidanzò anche con una ragazza e alcuni dei nostri compagni gli dicevano che non era bella, che aveva un naso enorme e cose del genere. Mi sentii come se stessero cercando di confortarmi, come se stessero cercando di dirmi "Guarda che dovevi assere al suo posto". Mi sentii così. Però andai avanti, tentando di non pensarci. In terza ci dividemmo perché entrammo nei corsi di specializzazione e lui non scelse il mio, così le uniche ore insieme erano quelle di spagnolo. Un giorno mi dissero che ebbe un incidente e due settimane dopo entrò in classe con le stampelle. Mi venne da piangere, ma mi trattenni. Mi venne da piangere perché non ero andata all'ospedale, perché l'avevo saputo dopo tutti gli altri e perché lui non mi aveva detto nulla. Si era rotto una gamba e aveva un taglio sulla faccia. Ci ha messo del tempo per rimarginarsi e sulla sua pelle si vedono molto le cicatrici. All'inizio di quest'anno l'ho visto con un altro livido sul viso, piuttosto nuovo oserei dire.
Nel caso in cui qualcuno stia leggendo e si sia interessato, no, non è uscito dalla brutta strada. E' circondato da finti amici, è solo, si fa del male, qualcuno gli fa del male. E io mi sento in colpa perché penso che se all'inizio di tutto gli avessi detto direttamente quello che provavo, forse non sarebbe diventato così. Avrei potuto salvarlo da quelle persone, dalla sua famiglia un po' disastrata, dai lividi sul suo viso bianco latte.
Se qualcuno se lo sta chiedendo, sì, ho provato a riallacciare i rapporti. Gli ho scritto che mi mancava. Non è servito, il bastone non si è riattaccato.
Se qualcuno se lo sta chiedendo, tutto ciò che mi è rimasto è un cenno di testa per dire "ciao" e un "tutto bene?" per cordialità.
Se qualcuno se lo sta chiedendo, i suoi occhi sono azzurri, ma mutevoli; a seconda del tempo diventano grigi o addirittura verdi, magari sono l'unica che l'ha notato perché quando ho sentito parlare dei suoi occhi, nessuno l'ha mai aggiunto.

""È che non so cos'hai.
Non sei bellissima, ma hai quel paio d'occhi che mi contraggono i sentimenti e mi fanno rabbrividire fino a farmi riscaldare le mancanze.
Non hai delle gambe perfette, è il tuo modo di camminare, fatto della stessa sostanza del modo in cui si muove il mondo che mi fotte.
Non hai i soliti lineamenti da fotomodella, ma bastano per allineare il mio sorriso, per renderlo un po' simile al tuo, bello e dannato, dannatamente splendido nella sua essenza del rimanere.
Non hai gli occhi azzurri e i capelli biondi, ma hai uno sguardo che non mi fa più stare col naso all'insù, perché il mio cielo da quando guardo il tuo sguardo sei solo tu.
Le tue smagliature, il tuo non essere perfettamente abbronzata d'estate, la tua pelle bianca e candida d'inverno, la tua gelosia eccessiva, le tue espressioni insolite, il tuo sorridere mentre tento di fare un discorso serio, il tuo non essere una principessa e non volere a tutti costi un principe al tuo fianco, il tuo modo di disprezzare l'amore e le mie frasi sdolcinate, il tuo modo di essere difficile. Questo per me è il tempo (im)perfetto del verbo essere. Questo per me è l'unico modo d'essere amati. Perché io non so di nulla senza te. Perché io mi trasformerei in una 'e' congiunzione che unisce due parole di senso incompiuto senza l'accento che poni al tuo modo di essere im(perfetta). Senza l'accento che poni al tuo modo di amarmi.""

"E se non hai mai nulla da raccontare allora non stai vivendo per davvero."
È più di un anno che non parliamo, è dire che prima eravamo tutto l'una per l'altro. Adesso ci siamo persi, ma non ci ritroveremo. Perché se secondo me era destino secondo te era un errore. O forse sarebbe meglio dire "orrore". Mi ricordo i tuoi occhi quel colore nocciola così caldo ed accogliente che mi ha fatto cadere in trappola. Mi hanno fatto credere che per te ero importante, ma non è così.
Dopo un anno passato distanti
io sono qui ad aspettarti
Ma tu
Avevi promesso
Saresti arrivato
Dopo un inverno
Passato
Vivendo di quei istanti
-Colpa di un momento

"Ti ho notato subito.
Tra la folla, mi sei saltato all'occhio tu.
Camicia rossa a quadri, così devo chiamarti. Indossi un paio di occhiali da sole e non sorridi mai, cosa nascondi? In mezzo a quella folta barba ci sono delle labbra tanto intriganti, perchè non le fai incurvare in direzione di un sorriso?
Ogni tanto i nostri sguardi si incrociano ma sono troppo timidi, tu suoni la chitarra, io sono una tua grande fan. Suoni le mie canzoni preferite, sei concentrato, canti anche un po'. Ti riprendo sul cellulare ma senza farmi scoprire, voglio un piccolo ricordo di te. Mi guardi, almeno credo, hai rimesso gli occhiali, che peccato, perchè mi nascondi i tuoi occhi?
Camicia rossa a quadri notami, hai smesso di suonare, sei lì seduto in mezzo ai tuoi amici ma hai lo sguardo perso, lo conosco quello sguardo, ce l'ho anch'io. Devi solo ruotare la testa e renderti conto che nessuno più di me ti ha già capito fino in fondo. Permettimi di dimostrarlo. Camicia rossa a quadri..
(to be continued)"
- me
Spero che vi piacciano ❤️ commentate e votate

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