Darren Grant era un tipo strano, o almeno così pensava Kira. Nelle ultime settimane lo incrociava un po' troppo spesso per chiamarla coincidenza, anche se il più delle volte lui non faceva assolutamente nulla, se non limitarsi a salutarla o ad accennare un inchino da lontano. Kira non era il tipo da allarmismi ma trovava quel comportamento leggermente inquietante. Potendo scegliere, avrebbe preferito che lui le parlasse piuttosto che fissarla da lontano in silenzio.
Da principio tenne questa enigmatica conoscenza per sé: se l'avesse raccontato alle sue amiche, Milly si sarebbe portata le mani alla bocca con aria terrorizzata e Jem avrebbe iniziato a parlare con sospetto di pedinamenti; poteva immaginare le loro reazioni come fossero state lì di fronte a lei. Meno che mai l'avrebbe confidato a Mark, il quale avrebbe liquidato la faccenda con un 'non me ne frega niente, peggio per te', o una frase simile.
Darren non le risultava concretamente fastidioso, anzi non lo era affatto. La ragazza era curiosa di sapere qualcosa in più su di lui, ad esempio quale classe frequentasse, se fosse un senpai o avesse la sua età - lei lo salutava chiamandolo per cognome, in quel modo non sbagliava - di quale club facesse parte... Il suo nome, inoltre, le ricordava qualcosa, ma per quanti sforzi facesse non riusciva a collegarlo a niente. Eppure... Grant... dove lo aveva già sentito?
Un giorno, durante gli allenamenti, cadde in avanti sul ghiaccio dopo aver tentato un salto triplo - con scarso successo - senza riuscire a frenare la caduta con le mani e provocandosi così un vistoso taglio sul mento. La Fukushima la spedì di corsa in infermeria, e fu all'ora che Kira trovò la persona che poteva aiutarla a risolvere il mistero.
«Koike-san, lei che sa tutto...ha mai sentito il nome di Darren Grant?»
La donna smise per un attimo di tamponare la pelle della pattinatrice. «Grant....Grant...» mugugnò, mettendo ancora un po' di disinfettante sul batuffolo di cotone. «Mi pare ci sia un Grant nella squadra di Hockey»
«No, non è lui» disse Kira, muovendo piano la bocca per non interferire con la medicazione. «Il club di Hockey si allena sull'altra pista nel nostro stesso palaghiaccio. Lo conosco di vista. Il tipo di cui parlo ha i capelli neri corti e una frangetta sul lato destro della fronte»
«Beh, ci sono molti ragazzi alla Toho pettinati in quel modo» osservò Koike con eloquenza. «Di solito sono una buona fisionomista, ma non così buona da ricordare i volti di ogni singolo studente; solo di quelli che passano da me». L'infermiera posò il cotone, controllando la fuoriuscita di sangue. «Stai ferma qui, prendo il cerotto. Fortuna che non devo metterti i punti»
«Oh, è una cosuccia da niente»
«Voi sportivi siete proprio incredibili». Koike si spostò verso l'armadietto dei medicinali, tornando con una garza e un cerotto piuttosto grande. «Vi ammaccate ma non fate una piega»
«Si vede che abbiamo un'alta soglia del dolore» si vantò Kira con un sorriso che si trasformò lentamente in una smorfia. La pelle sul mento tirava.
«Meglio se eviti di ridere per qualche ora»
La pattinatrice annuì.
«Tornando a quel ragazzo...sai se fa parte di qualche squadra sportiva? Hockey escluso»
Kira ripensò al suo aspetto ben curato. «No, non direi. Non ha mai un capello fuori posto e veste impeccabilmente. Uno così non correrebbe il rischio di spettinarsi correndo o di ferirsi cadendo»
«Per aver notato questi particolari, significa che lo conosci bene»
«Non proprio. Però da qualche giorno lo incontro spesso mentre arrivo o esco da scuola. Mi saluta sempre»
Koike notò una punta di apprensione nella voce della paziente. «Questo ti preoccupa?»
«Forse un po'». Kira rimase immobile mentre l'infermiera le aggiustava la garza. «Lei non lo trova strano? Voglio dire, sa esattamente dove trovarmi, quasi mi aspettasse»
Koike-san emise una risata corposa e bonaria. «Cara, fossi in te non starei in ansia. Il ragazzo ti vuole avvicinare, è evidente. Probabilmente è timido e non sa come attaccare bottone, così si fa trovare sempre nello stesso posto per farti capire che vorrebbe fossi tu a cominciare a parlargli»
«Non saprei che dirgli. Non lo conosco»
«Devi conoscere una persona per poterci parlare?»
Kira pensò immediatamente a Mark. Si erano conosciuti due volte e, in entrambi i casi, la bici era stata il collante per dare il via al loro singolare rapporto. Parlare con Mark le veniva facile, invece con quel ragazzo... Poteva tentare, anche se l'idea non la esaltava, ma almeno avrebbe capito cosa voleva da lei e perché sembrava pedinarla.
Uscì dall'infermeria con il grande cerotto bianco che le copriva tutto il mento e le dava un'aria un po' buffa. Iniziò a correre verso la porta che dal corridoio dell'infermeria dava direttamente sul cortile, spalancandola. Non voleva perdere gli ultimi minuti di allenamento.
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HARU NO TOKI- Il tempo della primavera
Fanfiction⚠️IMPORTANTE!! Il personaggio di Kira è un Oc di MIA INVENZIONE,così come tutto ciò che la riguarda, dal pattinaggio artistico alla sua famiglia. Ogni aneddoto presente in questa storia che non faccia parte dell'opera originale di Captain Tsubasa...