Capitolo 1

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La prima volta che vidi Nate ero molto piccolo.
Non mi stava simpaticissimo all'inizio, devo ammetterlo. Forse proprio per la differenza d'età. Mi trattava esattamente per ciò che ero: un bambino.
Avrò avuto sui dieci anni, e le circostanze in cui ci incontrammo la prima volta non furono delle migliori.
Ai tempi non l'avrei mai detto che sarebbe diventato uno dei miei migliori amici.
In lui, inizialmente, vedevo solo un ragazzo egocentrico, che si divertiva a fare il gradasso con qualcuno di più piccolo.
E forse era davvero così.
Finché qualcosa cominciò a cambiare.
Solo col passare del tempo mi accorsi di quanto in lui vedessi un fratello. Forse, il fratello maggiore che non avevo mai avuto.

~

Finalmente si torna a casa, non ne potevo più.

"Bambini, restate in fila per due. Mi raccomando, non voglio vedere nessuno uscire prima del suono della campanella."

Uff, la maestra deve sempre rompere. Possibile che non capiscono che siamo stanchi e vogliamo andarcene?!

"Jace!" La voce stridula della maestra mi fa saltare sul posto.
"Cosa c'è?" Domando, tentando di sembrare il più innocente possibile.
"Non fare il furbo, ti ho visto. Stavi per sgattaiolare fuori!" Con i suoi passi svelti si avvicina a me. Mi prende da entrambe le spalle per rimettermi ben allineato tra i miei compagni.
"Ma tanto adesso suona-"
"Non farmi arrabbiare! Devi imparare a stare un po' fermo, quindi adesso aspetti ancora un attimo e-"

La maestra si blocca improvvisamente, appena veniamo storditi da un suono assordante: la campanella.
Con uno scatto corro subito fuori, tenendo ben saldo lo zaino sulle spalle.
Dietro di me sento le urla di tutti gli altri miei amici, per non parlare di quella racchia della maestra.
Alla faccia tua, si torna a casa!

Arrivo finalmente davanti al cancello, ma appena mi accorgo di non vedere quella rompi scatole mi inizio a guardare intorno, confuso.

Ma... dove cavolo è finita quella?! Di solito esce anche più velocemente di me.

Che si sia fermata con qualche maestra? O magari li stanno facendo uscire più tardi rispetto al solito? Mhh... no. Anche se fosse chi la trattiene a lei? Sarebbe capace di ribellarsi pure ai tori.

Saranno passati due minuti, ma gli unici che vedo passare sono altri bambini sconosciuti o decine di miei amici che mi salutano.

"Jace, pomeriggio andiamo al campetto quindi?" Manuel, uno dei miei compagni mi passa di fianco, raggiungendo la madre che mi rivolge un sorriso affettuoso.
"Sì, ci vediamo dopo." Rispondo, senza però guardarlo in viso.

Mi alzo in punta di piedi per controllare meglio l'entrata della scuola.
L'occhio mi cade su alcuni bambini decisamente più piccoli.
Mi sembra di conoscerli... dovrebbero essere quelli della sua stessa classe.
Ma allora sono già usciti!

Si può sapere dove cavolo è quella peste?! Se torno a casa senza di lei mamma e papà mi ammazzano!
Da quando papà fa orari assurdi a lavoro hanno dato a me il compito di tenerla sotto controllo e riportarla a casa dopo scuola.
Per fortuna casa nostra si trova proprio nella via qua dietro.

Con passo svelto cammino in direzione della scuola. Se le maestre dovessero vedermi entrare chiamerebbero l'ambulanza per assicurarmi che stia bene, ne sono sicuro.
Continuo a guardarmi intorno, ma nulla. Vedo solo un via vai di bambini e genitori, ma di lei nessuna traccia.

Quando riconosco la sua maestra non ci penso due volte ad andarle incontro, ma una vocina anche fin troppo familiare, che proviene dalla mia sinistra, mi fa subito attivare il radar-mocciosa.

Il mio Peggior Nemico Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora