Ne ho fatte tante di cazzate in vita mia, fin da bambino. Per non parlare da adolescente.
Ma per me vige da sempre una regola molto fondamentale: possono toccarmi tutto, tranne i miei amici e la mia famiglia.Ed è stato proprio nel momento in cui ho avuto paura per una delle persone più importanti della mia vita che mi sono sentito fragile, debole e vulnerabile.
Le settimane passarono e sia io sia Heric ci tenevamo il più lontano possibile dai guai. O meglio, era Nate a tenerci lontani. Fosse stato per noi saremmo andati avanti come facevamo sempre.
Evitammo di immischiarci nei loro brutti giri e di andare a vederli agli incontri.
Passavamo le giornate ad allenarci e a divertirci. Ci incontravamo spesso con Jeremy, Ry e Simon, ma Nate ci controllava più di un bodyguard.E così facendo anche la relazione tra Nate e Scarlett continuava ad andare a gonfie vele. Spesso sia lui sia Heric si fermavano a mangiare da me. Ci facevamo di quelle mangiate da far paura!
Mamma andava molto d'accordo con entrambi: li adorava. Forse perché mi vedeva felice con loro, e vedeva che mia sorella cominciava ad innamorarsi sul serio di Nate.
L'unica cosa a cui avrei dovuto prestare più intenzione era... la scuola.
Ricordo tutte le discussioni con papà per via della mia condotta. Per carità, non che mi comportassi poi così male... credo. Ma in classe sono sempre stato abbastanza... ehm, vivace?
Comunque, a parte qualche piccola ragazzata, non ho mai mancato di rispetto a nessun professore. Anzi, tanti di loro si divertivano anche con me, certo... fino a che non perdevano la pazienza.In qualunque caso, quel periodo fu pieno di discussioni accese con mio padre. Purtroppo, allontanandomi dai giri di Jeremy, cominciai ad annoiarmi e sentivo come il bisogno di dare libero sfogo alla mia energia in qualche modo.
E avevo solo due modi: o litigare con Emma, ma quella opzione finiva solo per innervosirmi, o divertirmi a scuola.Insomma, avevo bisogno di un po' di pepe!
Ma di certo non mancò molto prima che i guai tornassero nella mia vita.
~
Cammino svogliato verso la mia vecchia scuola.
Ogni giorno è la stessa storia: finite le lezioni mi tocca andare a prendere quella peste di Emma per tornare a casa assieme.
Speravo che con l'inizio delle scuole medie si sarebbero occupati mamma e papà di andarla a prendere, e invece no.
Tocca sempre a me.
Sono rare le volte in cui riesce a fermarsi mia mamma, nella pausa pranzo da lavoro. Ma solitamente mi tocca sempre sopportare quel diavoletto per tutto il tragitto.
Fortuna che sono solo pochi minuti a piedi.
Una volta davanti al cancello mi fermo, appoggiandomi al muretto con il cappuccio della felpa tirato sulla testa e le braccia conserte.
Rimango pochi minuti lì, fermo, a scrutare la zona: come sempre vedo i bambini rincorrersi, le maestre richiamarli e i genitori chiacchierare tra loro.Aspetto ancora un quarto d'ora, finché decido di staccarmi dal muretto per guardare meglio all'interno del giardino della scuola.
Dove cavolo è finita quella peste?
Di solito è una delle prime a filarsela.Ci penso su un po', poi mi tornano in mente tutte le volte che sono rimasto ad aspettare qua come un coglione, venendo a sapere solo una volta a casa che era già passata mia mamma.
Vuoi vedere che anche oggi è andata a prenderla lei e non me l'hanno fatto sapere?
Cazzo, che nervoso. Una perdita di tempo inutile. Potevo già starmene a casa a mangiare e al caldo, soprattutto.
Tra non molto dovrebbe cominciare la primavera, ma fa comunque freddo.Infilo le mani in tasca e mi allontano dalla scuola di Emma, nonché la mia vecchia.
Sono sempre più convinto che avrei bisogno di un cellulare. Uff, non posso andare continuamente in giro a zonzo, quando potrei evitare di fare cose inutili.
Spero che per i miei dodici anni i miei si decidano a prendermelo.Con la testa tra le nuvole finalmente arrivo a casa. Non ho nemmeno voglia di stare a cercare le chiavi dallo zaino. So che è vuoto e non ho praticamente nessun libro, ma oggi non ho voglia di fare niente.
Quindi citofono, sicuramente mamma ed Emma sono già tornate. Mi apriranno loro.Citofono una volta, ma nessuna risposta.
Che lentezza. Scommetto che Emma starà facendo impazzire mamma con le sue solite storielle.
Citofono una seconda volta, e niente.
Che non siano ancora tornate?
"Cazzo..." Impreco sottovoce. "Non mi resta che citofonare ai vicini." Sto per cliccare il tasto di un signore anziano che vive al primo piano, ma il mio occhio cade su un bigliettino che esce fuori dalla nostra cassetta postale.
Lo afferro e leggo: per Jace.
Per me? E chi è che mi scrive? Pensavo fosse qualcosa per papà.
Quando lo apro leggo attentamente:
"Jace, dopo scuola hai dimenticato il tuo zaino, l'abbiamo preso noi. Puoi passare a casa nostra per riprenderlo"
Rileggo meglio: "il tuo zaino"
Sposto lo sguardo da quella frase alla mia mano, esattamente quella che sta tenendo... il mio zaino.
"Ma che..." Giro il biglietto e quando vedo da chi è firmato sento il cuore bloccarsi dallo shock:
Zack e Kean Morris
"Ma cosa cazzo significa?!" Urlo in preda al panico. "I Morris?!"
Sento le gambe tremare. Sto sudando freddo.
Lo zaino... lo zaino...
Ho la mente annebbiata e la gola secca. Fisso il biglietto tra le mie mani tremanti e dalla mia bocca esce a fatica una parola secca.
"Emma."
STAI LEGGENDO
Il mio Peggior Nemico
Romansa[𝐂𝐎𝐌𝐏𝐋𝐄𝐓𝐀] 𝟐º 𝐋𝐈𝐁𝐑𝐎 Prequel de "𝐈𝐋 𝐏𝐄𝐆𝐆𝐈𝐎𝐑 𝐍𝐄𝐌𝐈𝐂𝐎 𝐃𝐈 𝐌𝐈𝐎 𝐅𝐑𝐀𝐓𝐄𝐋𝐋𝐎" 𝘼𝙏𝙏𝙀𝙉𝙕𝙄𝙊𝙉𝙀: leggere prima "Il Peggior Nemico di mio Fratello" per capire al meglio la storia. Jace Hogan Nate Allen Heric Evans ...