London, Tuesday 02 December, 2014
Caro Harry,
Forse scriverti questa lettera sarà una grande perdita di tempo, ma è l'unica cosa che mi permettono di fare qui dentro.
Non sono molto permissivi, non sono amanti della gentilezza e soprattutto, qui la gente non sorride mai.Se dovessi utilizzare un colore per descrivere come mi sento oggi, userei il grigio.
Grigio come le sbarre che mi rinchiudono in questa fredda e buia cella, grigio come il cielo che scrutavo questa mattina attraverso quel rettangolo scavato nel muro che tutti chiamano finestra, grigio come le nostre tute, grigio come il pavimento raschiato e ingombro di polvere e sangue.
Non ci sono molti lati positivi per restare qui, in verità non ne esistono, ma non posso scappare. Non sarebbe difficile ritrovarmi e accelerare il processo.Ogni mia mossa è sorvegliata da una guardia: un uomo robusto alto circa due metri. Indossa la tipica uniforme dell'istituto, ha sempre una pistola rigorosamente carica con sé ed un manganello tra le mani, non so a cosa gli serva ma posso immaginarlo. Mi fissa costantemente ad ogni mio passo, digrigna i denti quando mi avvicino un po' di più alle sbarre, stritola brutalmente il manganello quando mi è permesso di uscire dalla cella. In questo momento sta sbuffando, mentre scrivo questa carta. Penso che mi odi per il semplice fatto di essere qui. Lui è uno dei tanti.
Le guardie di solito non sono assegnate a qualunque prigioniero, ma evidentemente io devo aver commesso qualcosa di veramente terribile. Neanche ricordo.
Ricordo solo che una mattina ero alla caparra, un'altra invece irrompevano nella mia stanza e mi prelevavano di forza dal letto. Ho provato panico, quella mattina. Sapevo che sarebbero venuti a prendermi, ma perché?Ho una grande confusione in testa, non riesco proprio a capire cosa abbia combinato per finire qui. Probabilmente dovrò solo dormirci un po' su, che ne dici?
Addio Harry, prometto di scriverti qualche volta.
Louis.
