Magic

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Al mio risveglio la mattina dopo sento un peso sul mio stomaco e un calore piacevole al mio fianco: Cesare sta dormendo appollaiato a me. Le sue gambe sono incastrate tra le mie, il suo braccio mi circonda la vita e il suo viso è affondato nel mio collo. È così bello mente dorme, starei ad osservarlo per ore, a tracciare i suoi lineamenti con i miei occhi. È come se la sua presenza riuscisse a colmare tutte le mie mancanze e a rendermi felice anche solo così, con questo poco che ho (che abbiamo). Gli lascio un bacio sulla tempia e lo vedo sorridere pigramente. Si sveglia lentamente ed è bello pensare che la prima cosa che vedono i suoi occhi siano i miei.

"Vorrei essere svegliato così tutte le mattine"

"Un po' viziato questo principino"

"Solo se sei tu quello che mi vizia"

Ci baciamo e ci svegliamo completamente, i nostri corpi che iniziano a reagire a quei tocchi che stanno diventando familiari, confortanti. Il mio corpo non ha mai abbastanza di lui, delle sue attenzioni, è una fame che non riesce a placarsi e non glielo dico, ma anche io vorrei svegliarmi così tutte le mattine. L'ho davvero lasciato entrare nella mia vita più di quanto immaginassi di fare con chiunque altro, più di quanto volessi. Non ha preso il posto vuoto al mio fianco, se n'è costruito uno nuovo, tutto suo e io non pensavo avrei mai più provato quelle stesse emozioni con un altro, non pensavo avrei avuto un altro posto al mio fianco.


Dopo un risveglio più che piacevole e una colazione con baci e cereali, mi preparo a incominciare la mia ricerca. Ho deciso di iniziare dal dj, magari è da lui che ho ereditato la mia passione per la musica.

"Mi piacerebbe accompagnarti"

"E ti ringrazio per questo, ma sento che è una cosa che devo fare da solo"

"Lo capisco, hai ragione" e mi lascia con un bacio e un in bocca al lupo e con la promessa di rivederci prima che vada al lavoro.

Ho l'indirizzo di questo dj, signor Neri, e quando arrivo davanti casa sua mi sento un po' nervoso e anche un po' stupido: e se la sua famiglia fosse a casa? Se lui non ci fosse invece? Ma ormai sono arrivato fin qui e gli incoraggiamenti di Cesare mi risuonano nelle orecchie, quindi mi decido a suonare la porta. Un uomo di mezza età mi apre e io lo scruto cercando in lui qualcosa di me, qualcosa che mi dica: sono io, sono tuo padre.

"Desideri qualcosa?"

"Sì, mi scusi per il disturbo, lei è il signor Neri?"

"Sono io, sì, e tu sei...?"

"Lei non mi conosce, mi chiamo Nelson, sono qui perché lei dovrebbe conoscere mia madre e vorrei farle qualche domanda, se non le spiace"

"Chi è tua madre?"

"Irene Venceslai, lavorava in un hotel in centro e chiamava sempre lei come dj per i matrimoni o gli eventi"

L'uomo sorride nostalgico e mi dice "mi ricordo di tua madre, all'epoca era una donna molto forte. Vieni, entra pure"

Mi fa strada in casa sua e io mi sento così strano, a curiosare nella vita di un perfetto sconosciuto, che potrebbe essere mio padre. Mi sento in colpa a osservare le foto sulle pareti, i dettagli di casa sua, ma non posso evitarlo, è come se la mia sete di curiosità si fosse riaccesa. Ci accomodiamo nel soggiorno e mi dice "allora Nelson, come mai hai bussato alla mia porta?"

"Potrà sembrarle molto strano o molto folle, ma sono qui per sapere se lei e mia madre stavate insieme"

Lui scoppia a ridere e mi dice "è una domanda insolita, non mi era mai capitato, ma mi sembra una di quelle follie divertenti. Perché vuoi saperlo? Ti ha parlato di me?"

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