Facile

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"Dai Frank, ci divertiremo, fallo per me"

"Perché dovrei? E poi non sono il tipo da vacanza al mare"

"Ma loro sono anche tuoi amici e io voglio che ci sia anche tu"

"Ma perché ci tieni tanto? Anche io voglio che tu provi con la mia band, ma non ti costringo a farlo"

"Uuuh, questa ha fatto male. Hai ragione, hai ragione, ma ci tengo perché voglio che passiamo del tempo insieme anche fuori dal lavoro, da amici"

"Mi commuoverei se ne avessi il tempo, ma ho dei conti da controllare"
"Non potrai sfuggirmi per sempre"

Dovrò convincere quel mulo di Frank in qualche modo, io non sono come tutti gli altri suoi amici, sono fastidioso. E poi mi serve un passatempo, visto che il signor fotografo è fuori città e non posso incontrarlo. Purtroppo l'unico contatto che avevo era il suo cellulare e quindi ho dovuto chiamarlo e prendere un appuntamento per la prossima settimana, proprio dopo il weekend a Riccione, perché è fuori per lavoro. Cercherò di godermi questa gita senza pensare troppo a tutto il resto.

"Se vieni con noi farò i doppi turni al negozio"

"Ancora? Basta, non verrò, lascia perdere"


A fine turno saluto Frank e vado a preparare il borsone, ma non prima che arrivi Cesare, perché mi sono fatto promettere che mi avrebbe aiutato. Stavolta ho deciso che sarò io a preparare la cena per lui e quindi mi metto subito ai fornelli, così da evitare troppi disastri. Se mi vedesse mamma che cucino un piatto vero, che non siano dei toast o qualcosa da riscaldare, probabilmente si metterebbe a piangere. Chissà come sta mia madre, se le manco, se ha superato la mia fuga, se il lavoro va bene... e le mie sorelle! Chissà se studiano, se si divertono, se hanno qualche amore di cui raccontarmi... mi manca la mia famiglia. 

Ecco qua, è arrivato il crollo. Temevo questo momento: quando mi sarei accorto di essere da solo e lontano da casa, senza la mia famiglia fastidiosa e rumorosa a fare da sottofondo alle mie giornate, senza sentire i racconti delle mie sorelle e senza vedere mamma e il mio patrigno sorridersi da un lato all'altro della stanza, tutte cose che mi hanno sempre annoiato ma che ora mi mancano da morire. Vorrei sentire le loro voci, vorrei che mi rassicurassero che va tutto bene e vorrei che non mi avessero mentito. Mi manca la mia vita a Verona, la mia casa, i miei amici... chissà se mia madre li ha chiamati per avere mie notizie, chissà se quando incontrano Gianluca lo guardano male o lo prendono a insulti. Mi manca la mia quotidianità, le serate con la band, le camminate a tarda notte tra quelle strade che percorrerei a occhi chiusi, quando la sua mano era intrecciata nella mia e le bugie mi sembravano così lontane.

All'improvviso suona il campanello e mi riporta alla realtà: Cesare è arrivato e io gli stavo preparando la cena. Non può vedermi così, non deve sapere che sono malinconico, non voglio che pensi che desideri stare con lui solo come distrazione. Io sono davvero felice di averlo incontrato, è la prima cosa bella da un sacco di tempo. Cerco di ricompormi e vado ad aprirgli.

"Allora scansafatiche, devo prepararti questa valigia?"

Appena entra in casa mi fiondo tra le sue braccia e sulle sue labbra, ho bisogno di lui e Cesare lo capisce perché asseconda il mio impeto e mi stringe a sé come se non ci fosse un domani. Scarico tutta la mia tristezza in questo bacio quasi violento, temo di fargli male ma non posso rallentare, ho bisogno che si prenda la mia malinconia.

"A cosa devo tutta questa passione? Non che mi dispiaccia eh" mi chiede scompigliandomi i capelli; ha le labbra rosse e le guance dello stesso colore e se questo è il risultato di tanta impetuosità forse dovrei farlo più spesso.

Fuga nel passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora