psichiatri, psicologi ed esorcisti.

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La prima perla che vi porto è strettamente legata al motivo della mia crisi di identità, della quale parlavo nel capitolo precedente, che mi ha portato alla decisione di scrivere questa piccola, stramba raccolta.

Com'è intendibile dal testo, questa bizzarra idea che mia madre si è formata è legata al mondo della terapia, psicofarmaci e malattie mentali.

È tutto iniziato tre anni fa quando, dopo il periodo traumatico delle medie, riempito di bullismo e prese per il culo da parte degli insegnanti, incominciai ad osservare più da vicino la mia salute mentale, monitorandola ed effettivamente chiedendomi se fosse tutto a posto.
Non mi è mai sembrato che lo fosse, e tutt'ora non mi sembra che lo sia, ma i miei dubbi sono tutt'ora ancora tali a causa dell'avversione di mia mamma a mandare me da uno psicologo.

La prima cosa che mi venne in mente esattamente tre anni fa fu, in effetti, di parlarne con mia mamma per dirle cosa stesse succedendo, sperando che capisse e che magari accettasse che non era come sarebbe dovuto essere.

Qui arriva la parte divertente.

Decise di mandarmi da un'esorcista.

(Qui specifico, tanto per farvi rabbrividire ancora un po', poco tempo prima avevo fatto "coming out" con mia mamma. Da qui potete trarre altre vostre conclusioni.)

Speravo stesse scherzando all'inizio, che fosse un'altra delle sue battute assurde, ma non era così. E così, due settimane dopo sarei dovuta andarci.

Non è una cosa bella, avrei preferito non fosse stato quello il motivo per il quale non ci andai, ma il prete (pover'uomo) era gravemente malato e non ha potuto ricevermi.

Da questo avvenimento, scusatemi le prossime parole, incominciai a rompere i coglioni a mia mamma in modo che concepisse il fatto che un'esorcista non avrebbe risolto assolutamente niente di quello che sentivo fosse sbagliato.

La sua risposta fu qualcosa simile a questo: non è vero. Lui è un sensitivo, sono sicura che riuscirà a capire come ti senti tramite l'uso magico dell' empatia.
Togliete il mio lieve sarcasmo, lei era perfettamente seria e convinta di quello che stava dicendo.

Dopo questa decisi di chiudere la parentesi, rendendomi conto che non mi avrebbe mai dato retta, ed incominciai a documentarmi sui miei dubbi, leggendo tesi ed E-Books sui vari argomenti (trovandoli tralaltro terribilmente interessanti) per potere avere un'ipotesi. Ci tengo a specificare che non mi sono autodiagnosticata, è una cosa terribilmente sbagliata da fare. Non sono una psichiatra o una psicologa, perciò non posso farmi una diagnosi. Aspetterò i 18/19 anni per poterne essere sicura.

Alla fine la mia ipotesi arrivó, ma decisi comunque di tenere la mia bocca sigillata dopo i precedenti eventi con mia madre.

Passarono circa sei-sette mesi dall'episodio dell'esorcista e, vedendo che la situazione non migliorava, decisi di ritentare a parlare con mia mamma, sperando questa volta di convincerla ad ascoltarmi e a capire che i miei dubbi non erano del tutto infondati.

Al suo ennesimo rifiuto, le chiesi come mai le facesse così schifo l'idea che pensassi di dover andare da uno psicologo, mi rispose che se ci fossi andata mi avrebbero imbottito di psicofarmaci, perché sono un'adolescente e vogliono rendermi dipendente a loro così sarebbero in grado di guadagnare più soldi; che mi avrebbero danneggiato ed era completamente inutile andarci perché lei da piccola non poteva andare da uno psicologo e quindi non ci andrò neanche io.

Anche quella volta chiusi la bocca, abbassai la testa e decisi di andarmene. Probabilmente lei interpretò questo gesto come "hai ragione mamma" invece di "mi sono rotta delle tue cagate".

E ora, come ciliegina sulla torta, sottolineo l'ipocrisia di mia madre.

Tutti i componenti del mio nucleo familiare sono andati a ricevere qualche tipo di supporto psicologico, che fosse psicopedagogia, psicologia e psichiatria.

Poi ci sono io, che a quanto pare non posso farlo, e continuo a chiedermi se potesse andare peggio.

E la risposta è: sì, può andare peggio. Mia mamma ha deciso, ancora una volta, di superarsi.

Un anno dopo, dopo il peggioramento della mia salute mentale conseguente alla mia decisione di non parlare più di questo argomento, mia mamma decise di non averne avuto abbastanza. Voleva continuare con lo show.

Senza chiederlo a me prima, decise di parlare alla sua psicologa della mia sessualità, probabilmente aggiungendoci qualche dettaglio a caso, facendola arrivare alla conclusione che non sono etero a causa dei media, fatti per depistarli dall'essere una persona normale.

Non sto facendo accuse random, spesso e volentieri mia sorella mi ha raccontato di quanto mia mamma adori parlarle del fatto che non sono etero perché "non ho mai avuto attenzioni maschili" o perché "i media la fanno passare come cosa normale quando non lo sono" o che "era perché stavo sempre al telefono" e tante altre cose che mi facevano passare per una che lo fa solo per attenzione.

Quindi, completamente a caso, decise di mandarmi da uno psicologo comportamentale.

Perché sono bisex.

Manuale di sopravvivenza di un ragazzo con genitori complottistiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora