22. Chiara

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Un anno dopo.

La casa vuota, quel disordine che mi mette ansia, quell'ordine che ormai non mi appartiene più. Recupero una tazza la riempio di caffè e mi dirigo verso la scrivania in camera, quella che non potrò mai chiamare mia, Giulia mi saluta mentre passa vicino alla porta, alzo di poco lo sguardo e le sorrido, non è lo stesso, non più. Finisco di scrivere un pezzo della tesi, quello che non mi viene mai da scrivere, quello che odio ogni volta che lo rileggo quando la voce di Federica mi dice che è arrivato "arrivo" urlo, salvo il file, mille volte ho troppa ansia che tutto sparisca da un momento all'altro "fai con calma" la voce di Francesco che mi fa sobbalzare mentre prendo la borsa nascosta sotto al cumolo di panni "mi hai spaventato" sorrido per poi salutarlo con un bacio "andiamo?" chiedo chiudendo la porta "sono simpatiche almeno" lo sussurra mentre attraversiamo il corridoi "non lo so" dico alzando le spalle "non ci parli ancora?" si ferma di botto "devo per forza? Ho finito, due mesi e lascio casa quindi" aggiungo non mi piace quando si intromette in queste cose "lo sai che non posso" dico afferrano le chiavi "io esco" urlo prima di aprire la porta, nessuna risposta e va bene anche così.

Appena metto piede in auto il telefono squilla, leggo l'ora so che è lei, accetto la chiamata e non le do nemmeno il tempo di parlare "allora? Quando divento zia?" urlo come se fosse davvero super lontana da me "ami fottiti" risponde e sento la risata di Cesare in sottofondo "aspetta prima di fare altro aggiungo le altre" dico smanettando con telefono mentre Francesco accende l'auto "ho solo dieci minuti" Vera si connette per prima "come al solito" rispondo aspettiamo che tutte ricevano la notifica, tutte tranne Veronica. 

Ci aggiorniamo come facciamo ogni fine settimana, ci prendiamo quei dieci minuti per essere di nuovo noi "aspetta come due mesi?" vedo Maddy entrare ed uscire dal video "che giorno?" chiede "non lo so ancora, posso farti sapere però" anche se non ho capito cosa stia facendo "ti aspetto fuori" Francesco mi tocca la gamba mentre le altre continuano a parlare "va bene" sorrido e lo sportello si chiude "quindi come va davvero?" Alessia fa la domanda spinosa, se la accolla sempre lei "bene giuro" e non so nemmeno io se sto dicendo la verità oppure no "sta mentendo" Sara che mi osserva mentre Vera passa da dietro "non ho capito perché voi due non parlate con lo stesso telefono" Vera si affianca a Sara "voglio la liberta di fare questo" e stacca per poi mandare un bacio "stanno provando quindi" e fa gesti che non capisco, Sara ride per poi salutarci tutte.

Rimaniamo noi tre, sempre noi tre, resistiamo fino alla fine o almeno fino a quanto Alessia deve staccare "ci sentiamo sabato?" dice prima di salutarci facendoci ammira un po' di quella vista che io invidio sempre "a sabato" urlo prima di chiudere la chiamata.

Esco e lo trovo poggiato alla macchina, le mani in tasca "andata bene?" Chiudo lo sportello e mi sistemo al suo fianco "come al solito" dico piano "fa strano vederle solo attraverso lo schermo" aggiungo "almeno le vedi no?" chiude la macchina prima di prendermi la mano "si, questo sì" stringo la sua mano e ci inoltriamo in quel parco che ormai conosco come le mie tasche.

Sono stati dei mesi difficili, lo sono da quando ho litigato con Veronica, lo sono anche perché alla fine me la sono cercata anche io. Sono stati però anche mesi belli, pieni di avventure, pieni di noi. Non mi sarei mai aspettata tutto questo da una relazione nata dal caso, dal semplice sentirsi pienamente me stessa, forse per la prima volta. Un anno, un anno estratto da quando tutto è iniziato, un anno in cui tutto è cambiato. 

Il telefono squilla di nuovo, interrompe il flusso dei miei pensieri, sento i ragazzi salutare Francesco ma non ci faccio molto caso, rispondo alla chiamata mi allontano di poco da loro "pronto?" la voce calma di Maddy che mi chiede se possiamo parlare "dimmi" sono di poche parole quando non posso vedere il viso della gente "sono in direzione casa, da sola e mi fa ancora paura" la voce che fa trasparire tutta la sua ansia "sono nove mesi che ti sei trasferita, dovresti essere abituata" sorrido perché anche io starei così "si ma questa non è Bologna" niente è come Bologna penso "si ma se hai cambiato è per una buona ragione" aggiungo e lei mi da ragione, rimaniamo in pò al telefono, il silenzio che contraddistingue sempre questo momento "quindi come sono i nuovi amici?" lo spezzo, la sento ridere piano "quelli di mio fratello molto simpatico, quelli di Nicolas ancora non lo so" ascolto tutto quello che mi deve dire, la lascio parlare ed ogni tanto rido, rispondo, mi unisco alla conversazione senza farci nemmeno caso "sono arrivata" sento le chiavi inserirsi nella porta "grazie Do" e io sorrido "di nulla, a dopo" chiudo la chiamata.

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