4. Sembra un ostello

202 13 17
                                    

Una settimana all'inizio di giugno.

Chiara

La notte è il mio momento di svago, quello che mi prendo per pensare, per riflettere sulla giornata, quello che uso per staccare dalla routine.

Soprattutto quando piove, quando piove e sono fuori, al freddo, con le luci della città che mi fanno compagnia.

Mi affaccio alla finestra della sala, l'unica che ha quel piccolo spazio che posso chiamare balconcino, quello su cui mi siedo, quello su cui ascolto sempre la sua voce.

Prendo le cuffie, quelle che Veronica mi ha regalato per il compleanno, che alla fine hanno un piccolo unicorno, ogni volta che le vedo sorrido un po', sono davvero perfette. Le infilo, apro Spotify, secondario, metto su il mio preferito, quello che ascolto sempre quando sono sola, di notte.

"Puoi fare meno rumore?"

"Ti ricordo che quella ubriaca sei tu e non io"

Sento delle voci entrare in casa, tolgo una delle due cuffie, la luce della strada illumina poco la sala, rendendo tutto più complicato. Vedo i due sorreggersi l'uno con l'altro, sbattere un po' vicino ai mobili per accasciarsi sul divano. Mi alzo, accendo la piccola lampada da terra, illuminando i due.

"Tutto bene?" chiedo vedendo Dario sistemare Veronica.

"Pensa di stare bene, non sta bene" risponde rivolgendomi un sorriso.

"Io sto bene" la voce di Veronica è ovattata dal cuscino, la vedo rotolarsi sul divano per poi cadere a terra.

"Ed ecco cosa mi tocca fare" gli sento dire mentre la prende in braccio e la porta in camera.

Stacco le cuffie, le nascondo nelle tasche dalla tuta, accendo la seconda lampada vicino all'ingresso, aspetto che Dario ritorni. Lo vedo spuntare, mi chiede se posso prendere io qualcosa per cambiare Veronica, dato che lui non sa dove mettere mano, lo aiuto e dopo averla messa a letto usciamo dalla camera, chiudiamo la porta, lui mi sorride.

Potrei morire nel suo sorrido.

"Spero tu non abbia bevuto quanto lei" soffoco una risa, lo vedo scompigliarsi i capelli, forse ho toccato il tasto giusto "ho capito dai, dormi sul divano"

"Non dire cazzate, non mi sembra il caso"

"Ti direi di dormire nella camera di Vera o di Sara, ma questa sera non so perché sono entrambe a casa" sorrido per poi dirigermi in sala, prendere le cose dal mobile, ormai è routine adibire il divano a letto.

"Davvero, sei sicura? Non do fastidio?"

"No tranquillo, questa casa ormai è un ostello" posiziono le lenzuola sul divano, gli presto una delle felpe che qualcuna ha portato a casa, non so nemmeno perché.

"Allora buonanotte" dico passandogli la felpa, le nostre dita che si toccano, lui mi fissa, ricambia e si siede fissando la foto.

"Carina" dice indicando quella che è un po' troppo grande per essere una semplice foto di noi sei.

"Sara ha sbagliato le misure quando l'ha stampata" dico soltanto per poi avviarmi verso la mia camera.

Mi fermo sulla soglia, lo specchio alla fine del corridoio intrappola il suo riflesso mentre si cambia, ora posso dormire felice.

***

La mattina dopo, sei giorni all'inizio di giugno.

Alessia

"Oi, oi sei viva" chiedo mentre lei muove e mani per far segno di lasciarla stare. Stacco la sveglia che insistentemente continua a suonare, la lascio morire nel buio della camera e mi dirigo verso il bagno, sperando di trovarlo libero.

via senzanome n6 || spacevalleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora