26. Alessia

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N.b. Eccessivo uso di stereotipi da film, con una dose di dolcezze e tristezza eccessiva.


Un anno dopo.

Apro piano gli scudi della finestra che da sul quella che dovrebbe essere la camera da letto, la luce che piano filtra attraverso gli alberi, il fresco che piano mi sveglia e non so se sia stato un bene vedere la nuova serie di Netflix su Parigi per poi viverci davvero. Sento le sue mani che piano si fanno strada sulla mia pelle nuda "sei sveglia" dice piano, la scia di baci che mi lascia sul collo "non avevo sonno" il profumo del suo dopobarba che si mischia a quello del lenzuolo che mi avvolge "quindi abbiamo tempo" dice piano con la voce roca per aver dormito poco o troppo, sorrido mentre la città si fa sentire, si fa viva.

La macchinetta del caffè che spezza quel silenzio che abbiamo creato, mi porge la prima tazzina per poi far scendere piano dell'altro caffè "dobbiamo parlare seriamente" dico, inizio un discorso maturo, quello che tutti una volta nella vita devono affrontare "non ho molta scelta" dice secco, freddo come quando mi ha annunciato la cosa, come se non lo toccasse davvero "e quindi cosa vorresti fare?" dico "farla finita cosi?" aggiungo un pensiero che mai avrei voluto far uscire dalla mia testa "che cosa?" Si volta il caffè in una mano "no cazzo, no" lascia quasi cadere la tazzina sul bancone "non intendevo questo, non pensarci nemmeno per un momento" le mani che prendono le mie "dico solo che non posso rifiutare un'occasione del genere" si avvina a lui, lo sgabello che piano viene mosso verso il suo "mi chiedevo" lo lascio parlare, non sto capendo nulla "se per caso ti andrebbe di venire con me" sgancia la bomba senza preavviso "in che senso?" Sbatto le palpebre un paio di volte "aspetta cosa?" ripeto come se non stessi parlando nemmeno con lui, mi alzo "cioè oddio" dico piano le sue mani che mi abbracciano da dietro "volevo chiedertelo da un po', volevo che fosse una specie di sorpresa ma tu hai deciso di rovinare tutto" dice piano, quelle parole dette come un sussurro "aspetta cosa?" mi volto tra le sue braccia "fai sul serio?" dico piano i suoi occhi che si incastrano nei miei "davvero?" posa le sue labbra sulle mie, come a dirmi che andrà tutto bene "come faccio? Ho la radio, la casa, cioè io" affondo la testa nel suo petto "troviamo una soluzione?" Mi chiede e non posso che alzarmi sulle punte per poter congiungere di nuovo le labbra alle sue "va bene".

Gli lascio un leggero bacio sulle labbra, lo vedo scendere le scale piano mentre i suoi occhi sono ancora puntati su di me e mi sento felice di ciò, di essere qui, di avere lui, di poter vivere finalmente in una città come Parigi. Recupero il telefono, apro Spotiy e mi preparo per vivere un'altra avventura in questa magnifica città. 

"Quindi cosa farai?" Veronica mi parla mentre fa colazione "shopping" dico piano mentre giro la fotocamera del telefono "non intendevo questo" dice e io non capisco "ti hanno detto che potevi iniziare il progetto da lì no?" mi domanda e allora ricordo di cosa stavamo parlando "si ma non so come farlo" mi siedo su una delle panchine del parco "potrei provarci ma non so come verrebbe" aggiungo e lei inizia a dirmi tutte le sue idee, le sue proposte come se il progetto fosse il suo e mi manca, mi manca averla averla con me tutto i giorni, poterla abbracciare, poterci stare accanto "mi manchi" me lo lascio sfuggire, lei che si ferma, le guance che le si fanno rosse, distoglie lo sguardo "non dire così" e la sento ridere di gusto "anche tu" dice per poi mandarmi un bacino "quanto tempo hai?" chiede dopo poco "ora mi chiamano" dico e come se avessi predetto il futuro la chiamata di Chiara appare sullo schermo "ci sentiamo dopo" dico e lei attacca senza dire nulla, come al solito.

Due mesi dopo.

Il tempo che scorre piano, come se in questa città tutto fosse rallentato, come se io fossi rallentata. Passo il tempo tra lavoro da remoto, i social che ormai sono diventati come un blog per me, come in quella serie che ho visto un po' di tempo fa, racconto le mie giornate, scatto foto alla città e tutto d'un tratto sono diventata famosa. Il progetto angolo di Parigi che viene fuori senza nemmeno impegnarsi, un'opportunità settimanale che mi mette di buonumore, che più delle volte mi tiene a galla, soprattutto quando sono sola. 

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