25. Marianna

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Un anno dopo.

Il paesaggio che cambia ad ogni chilometro che percorriamo, lasciando dietro di sé le città per trovarsi immersi nel verde subito dopo. La musica che mi accompagna, la sua mano che tiene la mia, il capellino che mi copre gli occhi, il sole che illumina il mio posto lato finestrino.

"Sono quasi arrivata" lo scrivo distrattamente sul gruppo, quello che usiamo sempre anche se lei non usa più, quello che ci assicuriamo di usare almeno una volta al giorno. La canzone che cambia, la playlist che ha creato e che mi ha inviato, come regalo per il viaggio ed odio che lei faccia così, che sia lontana da tutte ma che con me sia qualcun'altra e lo odio, ma anche un po' lo amo, quel rapporto di amicizia strano che abbiamo "stai piangendo?" la cuffia che viene spostata piano "no" dico mentre le sue dita raccolgono quella gocciolina che non sapevo fosse scesa sul mio viso "brutta canzone?" si sistema la cuffietta nel suo orecchio "non la conosco" dico piano "fa parte della playlist di Veronica" dico piano mentre la voce metallica della signorina nella cabina ci avverte che siamo arrivati "ci tocca scendere" sorrido, ammiro la stazione che piano inizia a spuntare nel finestrino "per sfortuna" dice e mi restituisce quel piccolo pezzo di plastica per poi alzarsi.

"Come te la passi?" la sua voce che si propaga per la stanza, il telefono ancora attaccato alla cassa "aspe" dico piano, chiudo l'applicazione, stacco la cassa per poi prendere il telefono lasciato a marcire sul letto "va bene" dico le cuffie collegate male al telefono "quindi va male" ride mentre lo dice e non posso far altro che dire di si "è strano" inizio a raccontare un po' come va la vita a Milano, come ho trascorso la prima settimana di università e di come mi abbiano già fatto entrare in tre gruppi diversi su tre social diversi e lei ascolta interviene poco, mi fa parlare, mi fa sfogare più che altro e lei sembra l'unica a cui davvero importa "a te come va?" chiedo, il silenzio che sopraggiunge sempre "meglio" il sottofondo che sento ogni qual volta parliamo "sei a lavoro?" chiedo, come sempre, la voce inconfondibile di Dario in lontananza "ho fatto cambio per poter andare a cena con Dario" dice, lui che ruba il telefono, parliamo un po' per poi sentire di nuovo Veronica "siete una coppia fantastica" rido la porta della camera che si apre piano, mio fratello che entra senza parlare, si accomoda al mio fianco e mi porge la solita tazza di caffè post studio "grazie" dico piano e lui mi sorride "chi è?" indica il telefono "Veronica" dico, lei che litiga con Dario dall'altro capo del telefono "salutala" dice prima di uscire dalla stanza.

Parliamo fin quando il telefono non mi avvisa che ho un'altra chiamata "devo andare, ci sono le altre" dico piano e la sua voce cambia tutto d'un tratto "potresti anche tu" aggiungo ma lei mi saluta e stacca la chiamata senza aspettare nemmeno il mio saluto.

"Si sono giù" dico, mentre cerco il cognome sul citofono "ma come non mi credi idiota che non sei altro" e busso appena avvisto il nome "secondo te chi è?" aggiungo e lo sento imprecare dall'altra parte del telefono "lo sai il piano" la voce doppia che sento nello stesso momento "lo so" dico afferrando la valigia ed aprendo il portone "quindi non lo sapeva" Nicolas si appiattisce contro un lato dell'ascensore "se dico si cosa succede?" i miei occhi che cercano il pulsante giusto "sei pessima" ride piano, la mano sulla valigia e l'ascensore che si muove piano "beh" sorrido verso di lui "lo sai come sono" dico mentre la sua mano mi accarezza i capelli "si" le sue labbra sulle mie "pessima" dice mentre l'ascensore si ferma al piano. 

La porta che si apre, mio fratello con le mani incrociate sul petto "lo sanno almeno?" chiede prima di farmi entrare "ho fatto tutto con loro al telefono" sistemo le cose sul divano "gli altri?" chiedo ma lui fissa intensamente Nicolas "ah" mi piazzo nel mezzo "lui è Nic" dico i suoi occhi che non si spostano dalla sua figura "ti ricordi no? Te ne ho parlato" e finalmente mi guarda "certo" mi supera "piacere" allunga la mano e la tensione si sgretola piano piano.

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