Prologo

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2020, l'anno del coronavirus, della pandemia globale. Tutto il mondo si è come fermato, cristallizzato intorno a questa unica e universale preoccupazione. Tutto il mondo, ma forse io rientro nell'eccezione.

Ho 23 anni, studio psicologia e, negli stessi giorni in cui tutto questo comincia, inizia anche la mia storia con un ragazzo. "Certo che hai un tempismo" mi dicono in molti e mi ripeto io stessa. L'inizio della mia storia è, incredibilmente e sfortunatamente, seguito dalla preoccupazione e dall'apprensione per l'arrivo anche in Italia del tristemente noto virus.

Il normale "uscire insieme" si trasforma subito in un "stiamo a casa insieme", creando una situazione paradossale e fuori dagli schemi.
Il primo appuntamento si traduce in un aperitivo arrangiato sul balcone di casa, il primo tenersi per mano viene anticipato da una passata di disinfettante e il primo bacio viene subito seguito da rassicurazioni sulla certezza di non essere venuti con nessun contagiato dal Covid-19.

Una storia tanto romantica quanto tragicomica che si evolve velocemente fino si giorni quasi apocalittici che tutti noi stiamo vivendo.

Esce il decreto firmato dal primo ministro Conte che dichiara la Lombardia "zona rossa" e limita gli spostamenti, preoccupaIone e ansia divagano ma vengono poi metabolizzate e la nuova situazione comincia a prendere forma.

Cerco di contrastare l'apprensione e la paura, provo a vedere lati diversi di questa situazione fuori dall'ordinario, come molti altri stanno cercando di fare.

Decido di sfruttare questo periodo di "arresti domiciliari" per lanciarmi in qualcosa di diverso: riempito lo zaino di t-shirt e tute, autocertificazione alla mano e mascherina indossata, saluto mia madre e il mio barboncino Artù e parto per il mio viaggio.

Dieci minuti scarsi di taxi - autista senza mascherina, aiuto - e arrivo a destinazione: casa di mio padre, trasferito fuori Milano fino a data da stabilirsi e quindi momentaneamente disabitata.

Svuotata la valigia, riempito l'armadio, preso atto del deserto che offre il frigorifero, prendo il telefono e chiamò Matteo (l'altro protagonista, insieme a me, dell'amore ai tempi del coronavirus).

Dopo una romantica telefonata trascorsa ad accettarci della possibilità di vederci senza pericolo di contagio - penna alla mano, calcoli probabilistici avanzati e prove di memoria nel ricordare le persone che abbiamo visto negli ultimi giorni - decidiamo di passare questi giorni di reclusione insieme.

E così comincia la mia convivenza precoce. Tanto impegnati nel seguire le notizie, preoccupati per i parenti e affannati per procurarci le mascherine, ci ritroviamo così a "vivere insieme" dopo due settimane scarse di frequentazione. La situazione, simile a un matrimonio decisamente anticipato , è così paradossale da essere a tratti tragicomica.

L'amore ai tempi del coronavirus: Il diario di una 23enneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora