Giorno 80

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Sono per strada in direzione Matteo, finalmente mi sono decisa a tornare a casa, ho ripensato giorno e notte alle sue parole e non riesco più a sopportare questa distanza che ci separa, mi manca molto. In più non mi sembrava corretto rimanere altri giorni dalla mia amiche anche perché non volevo essere un peso per lei.

Mentre cammino mi preparo mentalmente il discorso che gli farò appena aprirò la porta.
La strada sembra interminabile, non me la ricordavo così lunga, sarà l'ansia che mi perseguita.

Finalmente sono sotto il portone di casa ed entro, salgo le scale di marmo che portano al primo piano è un brutto presentimento mi attraversa la mente, decido di non ascoltare il mio sesto senso femminile e arrivata davanti alla porta sono indecisa se inserirvi la chiave nella serratura ed entrare oppure tornare indietro, la voglio di rivederlo supera la paura ed entro.

Forse era meglio non farlo, attraverso il corridoio che porta alla sala e la scena che mi si presenta davanti agli occhi mi fa accasciare sul pavimento, la visione di Alejandro sopra Matteo mi fa accapponare la pelle, resto per alcuni istanti con gli occhi sbarrati dallo stupore e non posso credere a quello che sto vedendo.

Mi alzo e mi nascondo nel corridoio sperando di essere dentro un sogno, tossisco e i due ragazzi si bloccano all'istante, le loro facce sbiancano all'improvviso. Corro in camera infuriata e inizio a tirare fuori dall'armadio tutti i vestiti di Matteo, li butto dentro la valigia e torno in sala lanciandogliela addosso. Apro la porta di casa e con un semplice gesto della mano faccio capire quello che voglio a entrambi, non voglio più vedere Matteo e tantomeno quel viscido di Alejandro.

Quello che fino a cinque minuti fa era il mio ragazzo non si muove così mi avvicino a lui e lo spingo verso la porta con tutta la forza che ho, Alejandro si avvia verso l'uscita ma lo blocco per un polso, "Perché?" Gli chiedo con voce tremante, "Perché proprio a me?", lui mi guarda e leggo nei suoi occhi che non sa darmi una spiegazione logica per tutto questo, dopo interminabili secondi di silenzio apre bocca e non ho mai sperato così tanto che stesse zitto "Mi sentivo con Matteo da prima della quarantena, non pensavo fosse fidanzato con una ragazza, ne tantomeno potevo immaginare fossi tu, ci sono rimasto male quanto te quando ti ho visto prima nel corridoio, ero all'oscuro di tutto e non potevo saperlo."
L'unica cosa che riesco a chiedergli prima di lasciarlo andare è "Quindi mi hai presa in giro per tutti questi giorni facendomi pensare di essere interessato a me?"
"Io non ti ho mai detto di essere interessato a te, non ho mai pensato a una relazione dato che come puoi vedere sono gay, se tu ti sei illusa pensando ciò non posso farci nulla. Mi dispiace." Detto questo va verso la porta e se la chiude alle spalle.

Tiro fuori una sigaretta dal pacchetto e mi siedo sul divano ancora sconvolta da tutto quello che è successo in soli dieci minuti. Da adesso in poi cambierà tutto e io sarò la prima a farlo.
Nella mente mi ripeto "Andrà tutto bene".

L'amore ai tempi del coronavirus: Il diario di una 23enneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora