Giorno 10

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Sono passati già dieci giorni da quella mattinata in cui ho fatto questa pazzia, non so ancora se è stata una decisione giusta o troppo azzardata, ma solo il tempo me lo farà capire.

Stamattina, per la prima volta Matteo ha voluto provare la meditazione mattutina ma non è stata una gran idea.
Appena sveglia non riesco neanche ad alzarmi dal letto figuriamoci se riesco a meditare, ovviamente ha insistito finché non ho ceduto io, come sempre, non so proprio come resistere a quei due occhioni azzurri che mi supplicano.

La mattinata è trascorsa velocemente tra uno stile birmano e un loto completo con un mezzo qualche spiegazione dettagliata sui benefici della meditazione e altre cose che non mi ricordo già più.
Dopo solo dieci giorni mi chiedo già se riuscirò a non ucciderlo per colpa di questa cavolo di meditazione che mi tormenta.

Alle dieci in punto arriva il corriere con un pacco per me, anche questa volta da parte di mia mamma, dentro trovo alcuni miei vestiti e finalmente anche il mio pc che aspettavo con tanta ansia da una settimana, mi ero scocciata di fare le videolezioni sul cellulare.

Grazie a dio esiste mia mamma, se era per me dovevo vivere per non so quanto tempo con solo qualche t-shirt e alcune tute perché anche se casa mia è a solo dieci minuti scarsi di auto non posso andarci per colpa di questa quarantena.

Dopo aver pranzato con dei fusilli al pomodoro, Matteo è uscito per fare la spesa dato che in casa avevamo rimasto solo un po' di pasta quasi ammuffita di qualche giorno fa e un broccolo rimasto solo in mezzo al vuoto più totale del frigo.

Passata un'ora a fissare le pareti della stanza decido di chiamarlo al telefono per sentire dove cavolo si è cacciato, dopo varie chiamate senza risposta scatta la segreteria, mi inizio a preoccupare.
Il supermercato è a soli cinque minuti a piedi da casa nostra, come mio solito inizio a pensare al peggio...
Non so cosa fare.
Non saprei chi chiamare...
Non so nulla.
Sono nel panico e nessuno mi può aiutare ma per fortuna con me c'è il mio pc.

Ricordo che una mia amica di università mi aveva parlato di un sito di videochat, omegle, io incuriosita entro a dare un'occhiata.
Mi accorgo che ci sono addirittura scritte le persone collegate in tempo reale su questo sito e sono 43.000, cavolo!
Penso tra me e me, così tante persone in un sito che fino a cinque minuti fa manco conoscevo, mi chiedo se ero l'unica di cui non ne sapeva manco l'esistenza, mi appaiono ragazze e ragazzi di tutte le età intenti a fare di tutto anche le cose più sconce, mi ci vuole un po' a capirne il meccanismo ma alla fine ce la faccio. Si vede proprio che la tecnologia non è il mio forte.

Stanca di vedere solo ragazzine intente a fare balletti di TikTok e ragazzotti con il pisello di fuori che chiedono se mi spoglio così possono soddisfare la loro perversione, penso che non sia il sito che fa per me però, la curiosità e la voglia di incontrare qualche sano di mente su sta piattaforma mi assale e continuo la ricerca finché non trovo un ragazzo che sembra poco più grande di me e inizio a chattare con lui.

A prima vista sembra un tipo a posto anche se si è presentato senza maglia e sdraiato a letto come gli altri pervertiti, ha i capelli di un castano chiaro come il colore delle noccioline con il ciuffo tutto spettinato che da un lato gli cade su un occhio, gli occhi sono di un verde non troppo scuro come il muschio con qualche sfumatura azzurra, ha un fisico tonico ma non troppo palestrato.

Appena mi vede fa un sorriso che mi colpisce e mi affascina molto, mi scrive un semplice "ciao" e io decido di non skipparlo come faccio con tutti, ricambio il saluto e continuiamo a conoscerci.
Tra una domanda e l'altra ci scambiamo molte informazioni personali e di vita privata, scopro che si chiamo Alejandro ma preferisce essere chiamato Ale, ha 25 anni ed è nato a Barcellona, si è trasferito da pochi anni a Milano e non abita molto lontano da casa mia.

Mezz'ora dopo l'ho salutato perché Matteo era tornato e non volevo mi vedesse a parlare con uno sconosciuto, addirittura un ragazzo, chissà cosa penserebbe dato che è più geloso di me.

Finalmente è l'ora di cena e dato che nessuno dei due ha voglia di cucinare punto sul semplice e preparo due Saikebon così non posso sbagliare o dare fuoco alla casa che in questo periodo è meglio evitare di fare danni.
Scaldo l'acqua sul fornello e appena bolle la metto nella confezione dei Saikebon, 3 minuti e la cena è pronta. Semplice e veloce!

Stasera alla tv c'è Twilight e anche se l'ho visto mille volte non mi stancherò mai di guardarlo, ma sul punto più bello vengo interrotta dal cellulare che vibra, guardo sul display ed è mia madre.

Un po' preoccupata dall'orario della chiamata rispondo e sento una voce con tono straziato dal dolore, le chiedo cosa è successo e con voce tremolante mi da la notizia più brutta della mia vita che non mi sarei mai aspettata di ricevere è mai avrei voluto sentire: "papà stasera ci ha lasciate per sempre, ha perso la battaglia contro il virus".

Non riesco a spiccicare parola e scoppio a piangere immediatamente, papà era la mia ancora di salvezza, un uomo umile e da cui prendevo esempio per tutto.

Dopo quell'orribile notizia mi era letteralmente passata la voglia di guardare il film e andai a dormire.

L'amore ai tempi del coronavirus: Il diario di una 23enneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora