L'ufficio del preside è molto ampio e arredato bene, c'è una scrivania in legno scuro con due poltroncine in pelle verdi e una libreria che ricopre tutto il muro di sinistra, nella parete di destra ci sono varie cornici con attestati e alcune foto di vecchi alunni.
Il preside è un uomo sulla quarantina con giacca e cravatta, capelli sale e pepe, ha un accenno di barba sul mento, gli occhi sono di un marroncino caldo, mi fanno sentire a mio agio. I suoi lineamenti non sono orientali, penso non sia del giapponese infatti assomiglia di più ad un americano.

Vado a sedermi davanti alla scrivania e aspetto che l'uomo davanti a me inizi a parlare.

-Sono George Jonson, preside e proprietario dell'Imperial college.-

-E lei sa già chi sono io.-

Fa una piccola risata alla mia risposta, io volevo essere sgarbato non spiritoso.

-So che non sei felice di essere qui però vedrai che ti troverai bene, certo ci sono delle regole da rispettare che ora ti dirò però cerchiamo di lasciare gli studenti abbastanza liberi.-

-Quali sono le regole?-

Non voglio giri di parole, sono stanco e non vedo l'ora di andare a dormire.

-Bhe, per prima cosa devi togliere tutti i piercing visibili, dovrai indossare la divisa sempre e comunque, non si può uscire dal limite del college ad eccezion fatta per le uscite didattiche e non si può usare il proprio telefono se non quello che forniamo noi che funziona solo all'interno della zona.-

-Tutto qui?-

-Certo, tutto qui. Ora ti consegno le chiavi della tua stanza, gli orari delle lezioni e la tabella della mensa. Sei esonerato dalle lezioni di oggi, penso tu ti voglia riposare.-

Bene, penso che dormirò fino a domani, non rispondo e mi passa dei fogli e due chiavi, poi mi porge una mano e io la stringo.

-Ci si vede in giro giovane Black.-

-Si, ci si vede.-

Esco dall'ufficio e mi incammino verso l'uscita, quando sono fuori noto che la macchina che mi ha accompagnati fino a qui non c'è più.

Dovrò farmela a piedi.

Guardo i fogli che mi ha consegnato il preside, c'è scritto che sono nella stanza 511 dell'ala ovest, mi incammino verso il dormitorio e noto che iniziano a intravedersi i primi studenti, quelli più mattinieri.

Alcuni stanno correndo e altri invece sono già con le divise addosso e stanno andando nei tavoli sparsi per il parco, i ragazzi che mi notano si girano a fissarmi, sono ancora vestito con felpa e jeans quindi spicco tra tutti questi incravattati.
Me ne frego e continuo a camminare fino al dormitorio, vedo delle insegne e segue quella che indica il lato ovest.

Girando a lato della struttura si vedono varie entrate con targhette dove sono segnati i punti cardinali, arrivato alla porta ovest entro e subito vedo una moltitudine di corridoi e scale con altrettante porte dove ci sono incisi vari numeri, al lato dell'ingresso c'è una cartina e vado a vedere dov'è la stanza 511.

Noto che è al secondo piano quindi vado verso le scale arrivo ad un corridoio, devo andare a destra e dopo una decina di porte arrivo alla mia stanza, tiro fuori le chiavi ed entro.

-E tu chi cazzo sei darkettone?-

CHI HA OSATO CHIAMARMI COSI'??

Davanti a me c'è un ragazzo a torso nudo con i capelli biondi che sfiorano le spalle, sono ancora bagnati quindi penso abbia appena finito di farsi la doccia.
Mi guarda con un cipiglio in volto pensando di mettermi paura, peccato che è almeno cinque centimetri più basso di me e sembra pure gracilino. Però non è male, ha un bel volto, se fossi attivo me lo farei.

-Sono Michael e sono il tuo nuovo compagno di stanza, quindi vedi di non infastidirmi che ci metto poco ad incazzarmi.-

-Bhe, ti sfido ad essere accogliente quando uno sconosciuto entra nella tua stanza mentre sei mezzo nudo, comunque sono Yui. Sei americano vero? Io sono di Setagaya, un quartiere di Tokio.-

Ok, questo ragazzo è strano, parla troppo e nel discorso che ha fatto è passato da incazzato a felice e pimpante in zero due secondi.

-Si sono americano e secondo i miei gusti parli troppo quindi ora stai zitto.-

E' rimasto scioccato dalla mia schiettezza ma si riprende subito con un sorriso che va da orecchio a orecchio.

-Farai casini in questo college, me lo sento già. Ora devo andare, le mie lezioni iniziano alle otto e ora sono le sette e cinquanta. Ciao.-

Esce dalla stanza correndo e faccio un sorriso divertito per quello che ha detto, è ovvio che faccio casini senno non mi avrebbero soprannominato Mic la belva alle superiori.

Ora che sono solo osservo meglio la stanza, ci sono due letti nella parete di destra separati da due comodini messi uno affianco all'altro, nel muro di sinistra ci sono due scrivanie una ha una pila di libri e penso sia la mia, affianco alla porta c'è un'armadio abbastanza grande con due ante. Il bagno è nel corridoio dato che è comune mentre le docce sono al piano terra. C'è un balconcino con porta finestra di fronte alla porta d'ingresso.

Senza neanche cambiarmi mi butto nel letto vicino alle finestre e appena appoggio la testa nel cuscino mi addormento.


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