Uno Parte Prima

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Maledizione alle attività socialmente utili, non ero fatta per aiutare le persone.
Eppure ero finita in quel circolo di malati di mente omicidi, da cui non sapevo se ne sarei uscita viva.
Era il giorno del primo incontro con quei - chiamiamoli clienti - con cui avrei trascorso gran parte del mio tempo d'allora in poi.
Strinsi la maniglia della porta o forse la graffiai, non riuscivo a controllare i miei pensieri, feci un respiro profondo ed entrai nella stanza.
Essa era satura di un odore di fumo che in men che non si dica finì nelle mie narici.
"Dovevo darmi per ammalata" mi ripeteva il cervello.
Vidi undici ragazzi seduti in cerchio su delle sedie vecchie e cigolanti, ogni singolo dettaglio di loro era accattivante e spaventoso.
Sembrava proprio uno scenario post-omicidio.
<Silenzio, è qui> sentii bisbigliare.
Spinsi la porta per chiuderla, ma per l'emozione la feci sbattere rumorosamente, catturando nuovamente l'attenzione degli undici ragazzi.
<Buonasera> esclamai ad alta voce, senza però ricevere risposte.
Mi sentii in imbarazzo e le mie guance iniziarono a bruciare, così camminai verso la mia sedia e osservai ognuno dei ragazzi negli occhi.
Solo un posto era ancora vuoto.
"Devo essere sicura di me, il loro sguardo pesante e freddo su di me non mi spaventa, non ho paura, non ho paura..."
<Ho detto buonasera> aggiunsi.
<'sera!> dissero alcuni ragazzi in coro.
<Prima di tutto, benvenuti. Spero che attraverso questo corso riusciate a->
<Consegnarci alle Forze dell'Ordine?> mi interrompé uno di loro. Quel simpatico ragazzo dai capelli neri/bluastri era riuscito a far ridere anche gli altri.
<Non è il momento delle battute, ordine per favore> dissi seria bloccando le loro risate.
<Qui manca qualcuno... Qualcuno sa chi è?> domandai.
<Non hai voglia di fare l'appello?> ribatté un ragazzo dai capelli castani.
Ero lì dentro da meno di due minuti e già stavo perdendo la pazienza, non sapevo come zittirli o come fargli capire che volevo solo andarmene da lì.
<Chi è Lee Sangyeon?> chiesi.
Il ragazzo dai capelli castani di prima alzò la mano con un ghigno stampato in faccia, un ghigno fastidioso che speravo di strappare facendolo parlare di lui e dei suoi peccati.
<Parlaci di te>
<Sono qui perché due anni fa ho annegato mio fratello nella vasca del bagno di casa mia. Ancora nessuno lo sa perché...non so se sono un ottimo attore o la gente attorno a me è davvero svampita> spiegò, sempre con quel ghigno in volto.
<Bae Jacob?>
Jacob alzò la mano, anche lui aveva i capelli castani e una mascella ben squadrata, decisamente un viso particolare rispetto al compagno precedente.
<Io...> iniziò a dire qualcosa, ma rimase in silenzio per qualche minuto.
Così decisi di dargli il suo tempo e passare al prossimo membro.
<Kim Younghoon?>
Ecco che uno dei ragazzi alzò la mano timidamente, aveva decisamente un bell'aspetto e sembrava il più calmo tra tutti.
<Premetto che non mi piacciono le persone felici, e quella coppietta sdolcinata lo era...> spiegò il ragazzo.
<E cosa hai fatto?> gli domandai.
<Li ho uccisi, ovviamente>
Feci qualche secondo di silenzio e senza rendermene conto ero rimasta a bocca aperta.
Quando mi dissero che avrei dovuto far parlare degli assassini non immaginavo intendessero questo.
<Bene... il prossimo, Lee Jaehyun?> chiamai con voce strozzata.
Quest'ultimo sfoggiò una risata beffarda, fatta apposta per deridermi.
<Hai paura di noi, bellezza?> domandò sorridendomi.
Questo Jaehyun aveva qualcosa che mi dava particolarmente fastidio.
Feci un "no" con la testa, poi abbassai lo sguardo sul mio taccuino.
<Per favore, parlaci di te> dissi infine.
<Ho solo indotto qualcuno al suicidio, ma non credo di essere davvero il colpevole. Insomma, le persone mi prendono troppo seriamente quando parlo>
Non commentai le sue parole, decisi di proseguire.
<Lee Juyeon?>
Il ragazzo in questione si alzò in piedi e venne verso di me, appoggiandosi con le mani sulla mia sedia. Non nego di essermi persa ad osservare il suo fisico perfetto.
Iniziò a penetrarmi gli occhi con lo sguardo, quando cominciò a parlare.
<Non dirò niente di quello che ho fatto ad una ragazzina spaventata, perché se ne parli a qualcuno, sarò costretto a soffocarti...> mi sussurrò all'orecchio.
<Le sta piacendo!> urlò qualcuno.
<Ti chiedo cortesemente di rispettare la distanza di sicurezza, ti sento benissimo anche se stai seduto al tuo posto> affermai tremando.
Vidi gli altri ragazzi guardarsi sgomenti e  increduli, forse non avrei dovuto parlare in quel modo a Juyeon?
Juyeon che tornò a sedere al suo posto, ma da quel momento continuò a lanciarmi occhiate piene di rabbia.
<Il prossimo è Kevin Moon>
<Ciao a tutti, io sono->
<Non importa a nessuno> ribatté Juyeon quando Kevin iniziò a presentarsi.
<Sono qui per un incidente, non volevo far del male a nessuno> spiegò Kevin, mentre i suoi occhi divenivano lucidi e rossastri.
Se veramente non fosse stato lì per scelta sua, davvero voglio immaginare come si sarà sentito.
La sensazione di non essere compreso e compatito per un errore, diamine, dev'essere straziante.
<Cos'hai fatto, Kevin?>
<Anche io come Younghoon, non sopportavo di vedere la ragazza che amavo stare con un altro... ho usato un arco e delle frecce>
Kevin scoppiò in lacrime e si allontanò dal nostro cerchio per qualche minuto per tranquillizzarsi.
<Che bambino, non hai dignità?> gli urlò Hyunjae.
<Non permetterti, chiudi la bocca tu> gli ordinai.
Mi sentivo terribilmente male per Kevin e volevo rassicurarlo, ma allo stesso tempo non avevo il coraggio necessario per avvicinarmi a lui. Era pur sempre un assassino.
Maledetta la mia sensibilità e l'essere una persona empatica, vedere un ragazzo così giovane soffrire mi distruggeva. Purtroppo però non ero lì per fare la spalla su cui piangere.
<Choi Chanhee?>
Nessuno rispose quando chiamai quel nome, molto probabilmente era lui a mancare.
<Non potevo stare a casa anch'io?> chiese Younghoon con tono annoiato.
<Se vi siete iscritti vuol dire che avete qualcosa da dire e siete qui per migliorarvi, non per lamentarvi tutto il tempo> affermai.
Younghoon girò gli occhi irritato in risposta al mio rimprovero.
Mantieni la calma.
<Ji Changmin, alza la mano>
L'ennesimo era Changmin, che a primo impatto sembrava un ragazzo solare e sorridente.
<Conoscete il termine "schadenfreude"? Significa provare piacere nella sfortuna di chi ti circonda e bene, questo sono io. Sono felice quando gli altri soffrono> disse lui.
Appariva come un ragazzo intelligente, chissà cosa avrà combinato?
<Ju Haknyeon, chi sei?>
Quello che sembrava essere Haknyeon si alzò in piedi e batté le mani.
<Al contrario di questi pagliacci, io non ho fatto del male a nessuno. Perlomeno, non ancora. Mi considero una persona testarda ed ottengo sempre quello che voglio, ma non preoccupatevi, di solito quello che voglio lo hanno le ragazze> spiegò, per poi fissarmi.
Gli feci gesto di tornare a sedersi e non aggiungere altro.
<Hur Hyunjoon per favore>
<Non ho nulla da dire. Sono apposto così> affermò Hyunjoon.
<Dicci almeno perché sei venuto qui, dato che sono sedute a pagamento>
<Voglio smetterla di derubare le persone,  ma finché non lo farò vi consiglio di guardarvi alle spalle>
Tutti gli altri ragazzi cominciarono a guardarsi nelle tasche in modo sarcastico.
Kevin finalmente tornò al suo posto.
<Scusate...> disse sedendosi.
<Non preoccuparti, siete qui per tirare fuori quello che avete dentro>
Mi affascinava vedere la loro diversità, ognuno di loro aveva un segreto che li stava tormentava al punto di chiedere aiuto. Nonostante questo, nonostante la tempesta che avessero dentro, non riuscivano a porre fine alla loro sofferenza.
<Kim Sunwoo>
Alzò la mano, senza proferire parola.
<Beh?>
<Devo per forza dire qualcosa? Non dovrebbe essere una terapia rilassante?> sbottò Sunwoo.
<Non sei obbligato a parlare, ma potrebbe aiutare te e gli altri membri del gruppo> replicai.
<Non mi importa di loro>
Rimasi senza parole, era davvero un ragazzo irrispettoso.
<Sono ragazzi come te che stanno cercando di essere aiutati>
<Non sono come me!> disse alzando il tono della voce.
Lì capii che se volevo evitare una strage, sarebbe stato meglio lasciarlo stare.
<Sohn Youngjae>
L'ennesimo e ultimo ragazzo alzò la mano.
<Chiamatemi Eric, sarò quello che uscirà di qui per primo>
Il modo in cui ognuno di loro se ne usciva con una frase diversa mi spaventava e incuriosiva sempre di più.
<Come mai sei qui, Eric?> domandai.
<Qui tutti hanno ucciso o maltrattato qualcuno, io invece potrei solo darvi una preda. Semplicemente voglio smettere di esistere> spiegò abbassando il capo.
<Posso ucciderti io?> domandò Sangyeon ridendo.
<Se lo fai fare a me prometto di non farti soffrire> commentò Hyunjoon alzandosi in piedi.
Eric scosse la testa infastidito, senza alzare lo sguardo.
<Bene - si fa per dire - vi lascio il mio numero così se avete bisogno di qualsiasi cosa riguardante gli incontri potete contattarmi. Grazie per essere venuti a questo primo appuntamento per conoscervi, ci vediamo la prossima settimana!>
Detto questo li salutai ed uscii dal palazzo.
Finalmente respirai un pò d'aria fresca, anche se in pochi secondi mi congelò l'intero corpo.
Si erano già fatte le 22 e dovevo passeggiare fino a casa al freddo, non avevo calcolato di portarmi una giacca data l'ansia di incontrare quegli undici criminali.
Metti il cuore in pace e sopporta il freddo.
In quel momento qualcosa di caldo e morbido mi scaldò le spalle.
<Una ragazza sola e indifesa non dovrebbe passeggiare di notte al freddo, non credi?>
Mi girai e vidi Juyeon sorridermi.
<Perché adesso sei gentile con me?> domandai sorpresa dall'improvvisa dolcezza del ragazzo.
<Non sono mai stato maleducato con te, o mi sbaglio?> rispose.
<Comunque non necessito le tue grazie, abito qui vicino>
<Basta un secondo a prendersi una polmonite, dovresti fare attenzione>
Lo guardai dritto negli occhi.
<Posso sopravvivere> aggiunsi sorridendo.
Tornai a camminare e dopo dieci minuti arrivai a casa, infreddolita, ma arrivai.

𝑰𝒏𝒔𝒂𝒏𝒆 | ᴀ ᴛʜᴇ ʙᴏʏᴢ ғᴀɴғɪᴄᴛɪᴏɴDove le storie prendono vita. Scoprilo ora