Uno Parte Seconda

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Non appena valcai la soglia della porta, la mia coinquilina nonché migliore amica Judith mi corse incontro.
<Stai bene?!> domandò preoccupata, stringendomi più forte di quanto avesse mai fatto.
<Certo che sto bene!> risposi ridendo.
Judith mi guardò confusa, come se la mia risposta fosse stata inaspettata.
<Cos'hai fatto?>
<Ho conosciuto i ragazzi, sono undici anime spezzate dai "sensi di colpa" o forse... hanno bisogno di un pò di terapia> spiegai.
<Undici ragazzi? Undici criminali?>
Sorrisi e annuii alle sue domande.
<Non tutti possono essere chiamati criminali, alcuni di loro sono solo...estremamente tristi> spiegai.
<Sono carini?> aggiunse.
Scoppiai in una risata, scatenata dalla domanda di Judith.
Non pensava ad altro che al farmi trovare un ragazzo così da lasciarle la casa per lei.
<Sono carini, ma non cerco un maniaco sessuale o un assassino, nemmeno un aspirante suicida o un ladro> risposi.
<Sei noiosa quando fai così> disse incrociando le braccia.
La salutai con un cenno e scappai in camera mia, per buttarmi di schiena nel letto e addormentarmi all'istante.

Quando mi svegliai, sentivo di non aver dormito tranquilla.
Qualcosa mi turbava, qualcosa mi vagava per la testa.
Judith era già andata a lavoro, quindi ero rimasta sola con i miei pensieri che rimbombavano sulle pareti bianche.
<Cosa mi sta succedendo?> mi chiesi, mentre preparavo del caffè.
Mi preparai velocemente per andare al mio ufficio, ancora preoccupata dalle strane voci nella mia testa.
Lì incontrai i miei colleghi, che come ogni giorno mi salutarono con un sorriso. Andai dritta nel mio ufficio e ricominciai a leggere il mio libro sulla psicologia finché non sarebbero arrivati clienti.
Le persone venivano da me per liberarsi dalle preoccupazioni, ma sinceramente quel giorno avrei davvero voluto fare una seduta a me stessa.
Dopo circa tre quarti d'ora, bussarono alla mia porta interrompendo la mia lettura.
<Avanti> dissi con tono infastidito, anche se tentai di non farlo trasparire troppo.
La porta si aprii e non appena alzai lo sguardo vidi Kevin, il ragazzo che la sera precedente era scoppiato in lacrime.
<Sei... Kevin? Ci siamo visti ieri, giusto?> domandai sorpresa.
Ero spaventata e allibita, come aveva fatto a trovarmi? Cosa voleva da me?
<Si ecco, vengo qui da mesi ma qualche giorno fa il mio ex psicologo si è licenziato> rispose.
Non ero sicura che la sua storia fosse reale, ovviamente me lo sarei fatta dire dagli altri colleghi.
<Siediti> gli dissi a bassa voce.
Ero alquanto spaventata ad avere un assassino nel mio ufficio, ma per qualche motivo la sua espressione amichevole mi trasmetteva tranquillità.
<Voglio solo avvisarti di alcune cose> affermò lui, mettendomi istantaneamente ansia.
Non ci sono telecamere qui, diamine.
<Di che parli?>
<Ho visto te e Juyeon parlare ieri sera dopo l'incontro... non dargli troppa corda. Ha fatto delle cose orribili che non devono succedere a te>
Aggrottai le sopracciglia e feci un sospiro.
<Cose di che tipo?> chiesi curiosa.
<Questo non posso dirtelo, o Juyeon ci sgozzerà uno dopo l'altro> rispose lui abbassando lo sguardo.
<Quindi sei venuto qui per dirmi di non passare troppo tempo con Juyeon?>
Kevin fece un "sì" con la testa.
<Non preoccuparti, non era mia intenzione>
Le parole di Kevin non mi convinsero.
Volevo sapere perché questa proibizione, cosa aveva fatto Juyeon e perché ci teneva così tanto a farmi stare lontana da lui.
<E sono venuto qui anche per dirti che sei la mia nuova psicologa, quindi ci vedremo spesso> aggiunse.
Fantastico...
<Se te ne vai adesso non ti faccio pagare questo incontro> spiegai.
Vidi l'espressione di Kevin cambiare, sembrava quasi offeso.
Si alzò in piedi e mi fece un sorriso prima di uscire.
Forse non avrei dovuto essere così severa con lui.
Ma non importava, quel ragazzo non me la raccontava giusta.

𝑰𝒏𝒔𝒂𝒏𝒆 | ᴀ ᴛʜᴇ ʙᴏʏᴢ ғᴀɴғɪᴄᴛɪᴏɴDove le storie prendono vita. Scoprilo ora