Parte 1

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Mi trovo qua, sdraiata sul mio letto. Ho accanto la mia candela preferita che emana un odore di cannella. La giornata di oggi è particolarmente uggiosa, mi sembra quasi di essere protagonista di una poesia di Leopardi, tanto la mia visione di vita è, purtroppo molto simile alla sua. Dimenticavo, mi chiamo Camilla, ho 16 anni e abito a Torino. La scuola? Per ora non la sto frequentando, non perché io mi sia presa un anno sabbatico, magari, ma perché sono malata, anoressia nervosa. Siamo nel 2020, novembre 2020, per essere precisi. Stiamo affrontando una pandemia mondiale di Covid-19 e ci ritroviamo di nuovo tutti in quarantena; perché sì, lo siamo già stati, ma oggettivamente gli italiani sono un branco di imbecilli che hanno fatto la quarantena a modo loro, quindi oggi ci troviamo punto e a capo.

Ma non è della pandemia di cui voglio parlare, ma del mio percorso all'interno di ana, che diventa pian piano la tua migliore amica. Più cerchi di allontanarla più lei si avvicina a te. Come sono entrata in questo giro infernale? Non lo so nemmeno io e, detto tra noi, non avrei mai pensato di poterci entrare. A me piaceva mangiare, non mi facevo scrupoli, non contavo le calorie, non dovevo bere degli integratori dal sapore orrendo e sicuramente non cercavo sui social ispirazioni di corpi magri, perché non mi interessava esserlo. Oggi invece il mio unico pensiero fisso è quello di diventare uno scheletro, essere magra fino a scomparire. La mia giornata tipo è quasi infernale, ma se serve a farmi diventare magra sono pronta a tutto. MI sveglio, apro il mio social preferito e guardo nuovi body check, letteralmente controllo del corpo, che i malati di dca postano per farsi giudicare dagli altri malati. I dca sono particolarmente competitivi, si mira ad essere uno più magro dell'altro, pur di rischiare la vita. Dopo aver scrollato i pensieri pubblicati sul mio social preferito mi alzo e mi reco in bagno, dove comincia il mio incubo mattutino: il peso. Mi spoglio senza guardarmi allo specchio, perché mi faccio schifo, mi vedo enorme, anche se in realtà non è così, ma è sintomo della malattia, che sta diventando più forte di me. Accendo lo scaldabagno e salgo sulla bilancia senza niente addosso. Ho paura. Talmente tanta paura che tengo la testa alta per non leggere il numero che determinerà la mia giornata. Indipendentemente dal peso la mia giornata sarà monotona e triste, aggiungendo il peso otteniamo la ciliegina sulla torta, eufemismo. Sinceramente non so da dove sia partito tutto né tantomeno quando. Mi sono sempre vergognata del mio corpo ma contavo sull'esercizio fisico per migliorarmi, di certo non sarei arrivata a farmi fare le flebo per farmi bere e mangiare, e invece eccomi qua.

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