Parte 5

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Ero fiera del piccolo mondo che mi ero costruita fuori dal mio paesino di nascita, fino a quando non sono cominciati tutti questi problemi.

Ho un'ampia scelta di problemi, malattie e disturbi di cui parlare, da dove inizio? Suppongo dal motivo che mi ha spinto a scrivere questo libro, l'anoressia.

Riesco a trovare solo una parola per descriverla, mostro. Che ti divora lentamente. Facendoti credere che quello che stai facendo è giusto. Che non ti lascia un briciolo di libertà. Che ti trasforma.

Sono qui, sempre sul letto, con la sigaretta girata male e il mio umore che fa schifo, non so più cosa fare. Non mi interessa più di niente. Non mangio. Non bevo. Mi sto autodistruggendo? Si. E perché? Non lo so nemmeno io perché mi odio così tanto. Vorrei essere spensierata come tutti gli adolescenti, disobbedire ai miei genitori, bere, fumare, ma non serve, li ho già delusi abbastanza. Ma non mi interessa più di tanto. Cerco continuamente motivazioni per non vivere più così, ma non ne trovo. La scuola è un disastro, la mia vita pure. Come posso pretendere di ricominciare da un giorno all'altro? Ho bisogno di aiuto e me ne rendo conto.

Ho iniziato a segnare il mio peso e il BMI attuale, era esagerato. Quindi giù i esercizi e digiuni, fino a quando non ho cominciato a farmi trasportare dalle storie che leggevo su internet, i blog pro-ana, devastanti, che portano alla morte. Ed eccomi qua, ad affrontare una malattia e tutte le sue conseguenze, il continuo morire di freddo, la perdita dei capelli e il continuo male dappertutto, sedermi e sentire solo più le ossa. Ma la perdita di peso mi rende felice, o meglio, rende felice il mostro dentro di me. Da qua ho iniziato a tenere conto delle calorie che ingurgitavo, cercando di smaltirle con eccessivo esercizio fisico, e ci riuscivo, sempre. Ma il peso sulla bilancia rimane lo stesso e non capisco perché. Sto aspettando la visita in ospedale al Maria Vittoria, per i nutrizionisti e il mio nuovo psichiatra, ma sinceramente non so se voglio ricominciare a mangiare. Mettere su peso mi fa paura. Sono appena sottopeso, non voglio tornare normopeso, voglio solo diminuire. Voglio sentirmi a mio agio nei pantaloni stretti, nei vestitini e nelle gonne corte, senza aver paura della cellulite o delle cosce grandi, che sono la mia insicurezza più grande. Sto dimagrendo, me ne rendo conto, ma non sulle gambe, che odio. Ho perso circa quattordici chili in due settimane, quasi spaventoso, ma a me diverte. Forse non a me, ma a lei.

Facendo così so di fare del male alla gente che mi vuole bene, che tiene a me, ma è la mia malattia che mi comanda e mi dice cosa fare, io non ho nessun potere.

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