Grow up with ana

Parte 8

Come tutti ho fatto il possibile per nascondere i tagli, infatti è la prima volta che ne parlo apertamente, nessuno dei miei amici lo sa, solo mia madre. Che l'ha scoperto dal referto dell'ospedale. Oltre questo ha scoperto anche del mio tentato suicidio. Non ci è voluto un genio a capire che stava morendo dentro.

Riguardo ai miei amici, ho un rapporto veramente bello con la mia attuale classe, che spero di non perdere, tanto che stamattina ho ricevuto un messaggio inaspettato da una mia compagna "manchi a tutti cami. Ogni volta sentire 'camilla? assente' è uno strazio te lo giuro. Noi siamo sempre lì che ti aspettiamo". Solo ora mi sono resa conto che in realtà la mia assenza si sente, ma non credevo così tanto. Mi manca fare una vita normale. Mi manca ridere con i miei compagni e combinare casini. Mi manca non potermi vivere la mia adolescenza. Anzi, non mi manca, mi distrugge. Proprio come vuole lei, la malattia. E io la sto accontentando. Ma so che non devo farlo. Uscirò da tutto questo al meglio, sono forte, me lo dicono tutti. Ma sarà vero? Sono forte per davvero? Non lo so e non so se voglio saperlo, lo scoprirò alla fine del mio percorso e, probabilmente, lo scoprirete alla fine di questo libro.

Non ho ancora detto la cosa più importante: io non sono pro-ana, e non lo sarò mai. Esistono tanti modi per dimagrire, e questo sicuramente non è il modo adatto. Sono anche dell'idea che si debbano affrontare i problemi e non evitarli, ma il mio tentato suicidio dimostra il contrario. Scappare dai problemi risolverebbe tutto? Forse per me sì. Ma per chi mi sta intorno? Per chi tiene a me? Per chi non ho avuto la possibilità di risolvere un problema? Non è la soluzione. Il suicidio non è mai la soluzione, nonostante io ci abbia provato ho capito di aver commesso uno sbaglio enorme, sbaglio che non ha avuto il minimo effetto. Non starò qua a dirvi come ho tentato il suicidio, perché il messaggio che voglio mandare è solo positivo e non voglio dare spunti e ispirazioni.