Sono passati mesi, siamo rinchiusi in una specie di recinto, per comportamenti ottimi sono riuscito ad avere come premio carta e penna, amo scrivere; Mi sembra di stare ad Auschwitz, no, non abbiamo il pigiama a righe, non abbiamo i capi rasati, anzi, sono pieno zeppo di capelli, la mia pelle è annerita dalla polvere, quella sporca terra che ci fanno spostare. Ore e ore a fare buche per i morti uccisi da loro per non aver rispettato mezza regola.
Questa non è una setta.
Questa non è vita.
Questo sembra nazismo.
Dobbiamo creare stelle a cinque punte, mettere candele, spargere il sale intorno facendo un cerchio.
Il successore, anche se, potrei chiamarlo con un semplice nome spesso sentito.
Federico.
Perché ci ha traditi, cosa abbiamo fatto che non gli è andato bene.
"FORZA VENITE QUA"
Tutti corsero, stavo per farlo anche io, ma sentii sussurrare il mio nome, mi fermai, mi voltai e vidi mia madre, al di fuori di quel recinto: "ommiodio non posso crederci, ti ho trovato, per favore non piangere, non far insospettire nessuno. Ti tirerò fuori di qui." andai da Federico, dopo la cosiddetta "rappresentazione" voleva farci vedere le bellissime nuove camere che ci sarebbero arrivati a breve, letti che erano pietra, mura che era cartongesso, il freddo camminava sulla mia pelle, sulle mie ossa.
È difficile tenere il conto dei giorni della settimana, in che mese siamo, qui ci sfruttano, pane e acqua se facciamo i bravi, sono stanco.
Questa stupida schiavitù.
Per varie pazzie di alcuni prigionieri, per colpa della droga, sono morti tantissimi successori o partecipanti della setta.
Ma vabbe, tanto non era un problema, avrei paragonato a questo alla vecchia guerra civile che fece la Spagna, erano a corto di soldati, ormai morti tutti, chiamarono chiunque, il giorno prima tra le mani avevi il pane, il giorno dopo ti trovavi a sparare. Macchine colme di persone con un sacco in testa, chissà come prese. Chissà che droga gli avevano iniettato.
Prima di andare via mia madre mi dice che non avrebbe chiamato la polizia, sarebbe stato inutile.
Mi diede un figlio con dei numeri scritti, numeri senza senso.. Ma dovevo ragionarci su.
"4 4 9 14 15 20 20 5"
Torno nella camerata, nascondo il bigliettino sotto il letto.
"TORNA QUI ESSERE SCHIFOSO" urlò il successore.
"cosa cazzo stavi facendo lì dentro eh??" aveva occhi che sparavano morte, sangue.
"resterai due ore in più stanotte a lavorare, finirai alle 6 di mattina e ti verremo a svegliare alle 8."
Mi incazzai un botto, ero stanco, ma sia mentalmente che fisicamente, il mio corpo iniziava a non reggere più. Avrei voluto chiedere pietà, chiedere una tregua, ma questo non faceva di me Spencer. Sono sempre stato un ragazzo che riusciva a sopportare qualunque cosa e ne uscivo fiero.
Inizia l'ora notturna, non vedo l'ora che il sole sorga, devo dormire..
In quel momento mi sarebbero bastate solo due ore.
Ormai mancava poco al tramonto, sentii bisbigliare nuovamente il mio nome.
Mi giro e dico in mente "questa è mamma" in un secondo capii il messaggio sul biglietto di mia madre.
Dal secondo numero in poi ogni numero veniva associato ad una lettera dell'alfabeto.
"4 di notte".
Spaccarono il cancello e mi fecero uscire. Lo dico così, molto brevemente, facemmo poco rumore, il giusto per non farci sentire.
Avrei voluto portare con me qualche amico, ma avremmo fatto tanto di quel casino che abbiamo evitato.
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Aamon vuole me.
HorrorSpencer, un ragazzo 15 anni, prova per la prima volta a comunicare con il mondo dei morti, incredulo non si arrende. Ad una pseudo festa con amici, gli arriva una chiamata da qualcuno.. chi sarà? Lui e i suoi amici avranno molto da raccontarti, qui...