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Levi pov

Mi stavo sfogando. Stavo urlando cazzate, sul quanto la odiassi, sebbene mi ero reso contro di amarla. Mi sentivo abbandonato.
Ma poi la vidi. Era lì e mi stava guardando, aveva sentito tutto quello che avevo detto... come dovevo comportarmi? L'unica cosa che avrei voluto in quel momento sarebbe stato rivelarle i miei sentimenti e fare qualcosa di sconcio, ma come l'avrebbe presa? Sentivo che mi stava parlando. Ma ero immerso in questi pensieri e non riuscivo ad ascoltarla. Sentii solo: "sfogati e fa quello che vuoi fare in questo momento e da tanto tempo". Ora tra noi vi era solo un metro e mezzo di distanza. Non ce la facevo a resistere, non più, e non ora che mi aveva dato il suo permesso. Le saltai letteralmente addosso e la bloccai a terra con le ginocchia e tenendole i polsi delle mani. Presi a fissarle intensamente quelle sue labbra.
Se lo avessi fatto, poi che avrebbe pensato di me? Stavolta ero sobrio. Mi stava fissando, non sembrava essere spaventata come quando l'avevo messa al muro.
《Fallo; è tutta colpa mi-》
《SONO INNAMORATO DI TE; SONO GELOSO DI TE ED EREN; I MIEI ISTINTI MI STANNO CHIEDENDO DI PORTARTI A LETTO CON ME. MA SO... CHE TU STAI FACENDO QUESTO PERCHÉ TI SENTI IN COLPA! E NON VOGLIO CHE SIA COSÌ!》
Ma nonostante quel discorso presi a baciarle il collo. Che mi stava succedendo?

T/N pov

Quello era stato un discorso intenso. Ma intensi erano anche i baci che mi stava lasciando sul collo. Io cosa volevo veramente?
Lasciarlo solo? O anch'io ne ero follemente innamorata?
《Levi... ora basta... ti devo dire una cosa importante! Io... io... sono qui per dirti addio. Tornerò indietro nel tempo, dalla mia famiglia, e potrò morire come una ragazza normale. È questo quello che voglio》
Chissà quanto lo avevo illuso e poi deluso con quelle parole...
Si alzò in piedi
《Mi dispiace》ed iniziai a piangere. Perché sapevo di averlo ferito
《Da adesso non sarai più sola...》mi sorrise accarezzandomi la testa, mi aiutò ad alzarmi e con tutta la sincerità possibile mi disse che se era ciò che volevo, gli andava bene così.

Dal mio diario:
"Il viaggio nel tempo ha funzionato; sono tornata a quando avevo 11 anni, mantenendo però la mia intelligenza ed i miei ricordi. Ora sto vivendo con la mia famiglia ed i miei amici. Tra due settimane circa arriverà la pestilenza, mi sto preparando psicologicamente. Secondo i miei calcoli nel mondo di Levi sono passati 17 mesi da quando ci siamo lasciati. Il suo ricordo è ancora vivo dentro di me ed in questi anni mi sono resa conto che per me non era stato solo la mia luce e la mia salvezza, ma anche il mio primo amore. Se lo avessi capito prima forse gli avrei detto che anch'io ricambiavo ed avrebbe sofferto meno per la mia partenza.
Purtroppo ho fatto un errore di calcolo e non sono riuscita a trasformare il mio corpo come invece ero convinta all'inzio. Certo, sono diventata mortale, ma per ragioni che non mi sono ancora chiare suppongo di aver sviluppato una sorta di anticorpi al virus.
Per cui assisterò nuovamente alla morte di tutti, questa volta stando al loro fianco fino alla fine; non si può cambiare il destino: non si può ingannare la morte con la scienza, e non si può neanche mentire al proprio cuore. Tornerò da Levi, gli dirò che lo amo. Che nel frattempo abbia cambiato vita ed opinione su di me? Questo non lo so, ma voglio vederlo, a tutti i costi!"

Passarono tre strazianti settimane, nelle quali mi rinchiusi nuovamene in me stessa. Mi ero fatta del male da sola, avevo ferito tutto e tutti. Perché perché perché? Le ultime parole di mia mamma furono: "trovati qualcuno che ti ami e passa con lui il resto della tua vita. Non è un peccato vivere"
E mio padre aggiunse che se quel qualcuno mi avrebbe ferito sarebbe tornato dall'inferno per portarselo dietro.
Non è un peccato vivere, eh?
Ora che era nuovamente tutto finito, presi una valigia, la riempii con qualche abito e con qualche fotografia: non dovevo dimenticare quei momenti felici passati con la mia famiglia, ma preservarli nel mio cuore come unici.
L'ultima fialetta di pozione, preservatasi per tutti quegli anni senza perdere la sua efficacia. Non sarei più tornata indietro poi. La bevetti senza indugi.
'Arrivo Nano'

Quando mi svegliai, mi trovavo in un posto buio, con polsi e caviglie legati, impossibilitata a parlare, stesa su un carro coperta da un telo. Iniziai a lamentarmi e, l'uomo che stava guidando davanti, sentendomi, mi rispose:
《Ah ti sei svegliata! Ti ho trovata priva di sensi davanti a casa mia. Sai, io non abito in un bel posto, e prima che qualche malvivente possa farti qualcosa, ti ho presa io. Non preoccuparti, tra poco arriveremo al mercato nero. Tu frutterai un bel po' di soldi!》e lo sentii sghignazzare.

Un Mondo A Cui Appartenere [Levixreader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora