VI

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Scrollava con l'indice sul display filtrando job allert e promozioni di pillole dimagranti tra le cartelle sicure e quelle della black list di Gmail, email farlocche che volevano rubarle i dati per accedere alle informazioni più segrete custodite nell'hard disk.

Fece pulizia tra avvisi di pagamenti, bollette, falsi bonifici e la recente mail del corteggiatore senza nome.

Dopo averle selezionate, cliccò sull'icona del cestino.

Google le chiese conferma:

- Elimina tutto? Si –

Gli giunse un'altra mail

Mittente: xxx

Destinatario: Melissa

Data: 11/04/2020 - 21.30pm

Cara Dr.ssa Nemore

Hai cancellato la missiva inviata e io non mi ripeto due volte.

- La prossima volta sarai punita, ricorda chi sono.

Saluti

Sig. Master -

«Di nuovo lui, come può saperlo? ». Si chiese sbalordita

Non accolse il secondo invito dell'interlocutore.

«Passo». Era iniziata una partita a poker di logica e sarcasmo.

Spense il pc, riprese a leggere gli atti volgari di Gray e Steele.

All'improvviso le palpebre calarono, affaticamento e torpore si appropriarono di lei dalla testa fino alla punta dei piedi, Hypnos l'accolse tra le braccia in un lungo riposo.

Era collassata con un colpo di sonno. Riaprì gli occhi sul divano con l'angoscia di fare tardi al lavoro ma era sabato, il suo giorno libero. Un filo di liberazione la sollevò dallo stato di agitazione. La routine era accompagnata da un po' di noia, un bagno e la colazione. Spense la modalità zombie dei piccoli gesti mattinieri.

Pigiama si, pigiama no? Questo era il dilemma. Le vere donne vestono in abiti firmati, hanno passo sciolto e deciso senza attirare l'attenzione, sono favolose ma dimenticabili in un mondo di ragazzine con minigonne inguinali e nonne con stivali pitonati.

Nei weekend non era dipendente da niente e nessuno, era prosciolta da ogni impegno quotidiano.

L'open space dirimpetto fu appannato da uno stormo di rondini, mura lussuose in cui spesso ingenue sgualdrine, sbraitanti, disertavano l'incompreso amante che gli aveva procacciato l'acuto coito fremente nella malinconica nottata. L'uomo abitante in quel castello era misterioso, cupo e coinvolgente.

La lucciola che Mel riusciva a intravedere trattenne la sigaretta tra le labbra mentre con i pollici abbassava gli slip lungo i fianchi tondi e li lasciava scivolare a terra, scalciandoli via con un piede.

Per quanti giorni sarebbero rimasti dimenticati su quel pavimento?

Minimo fino a quando non avesse ricevuto altri ospiti, massimo fino a quando la biancheria pulita non avesse cominciato a scarseggiare.

Si sfilò la T-shirt con la quale aveva dormito. Le dita esitarono sui capezzoli sensibili, desiderose di stringerli e stuzzicarli. Una fin troppo conosciuta sensazione di caldo prese a scaldarla risalendo dal basso ventre e la obbligò a serrare con decisione le cosce, abbandonò l'idea con un sospiro, complice l'orologio da parete che, inclemente, continuava a ticchettare. Se solo avesse avuto qualche minuto per divertirsi un po' avrebbe potuto continuato.

«All work and no play make Melissa a dull girl», cantilenò tra sé e sé.

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