Si consiglia la lettura a utenti maggiorenni
"Tutto quello che vediamo, quel che sembriamo
non è che un sogno dentro un sogno"Edgar Allan Poe
- Din Don -
Il campanello fu prolungato da energici colpi alla porta, le nocche percuotevano il legno massiccio.
«Apri» fece eco in casa un urlo baritonale
«Apri. Muoviti.»
Il timore di un malvivente l'assalì ma poi rammentò che le tristi coppie matrimoniali che aveva come vicini spesso bisticciavano tra loro ma mai erano giunti al punto di invadere la sua vita.
Era il momento di dirgliene quattro e difendere una di quelle povere donne soggiogate, immaginò il proprietario delle urla come il tipico uomo in sovrappeso con la bottiglia di birra in una mano e un panino nell'altra seduto a guardare show televisivi.
Spostò il chiavistello e girò le mandate della serratura in un suono metallico e acuto, sull'uscio di casa si ritrovò un maschio palestrato, una massa di muscoli viva e oliata, aveva un petto gonfio come una montagna, era il suo personal trainer. Indossava una canotta tamarra e un pinocchietto di jeans. Le vene vibravano sui bicipiti all'unisono per ogni parola pronunciata attirando il suo sguardo. Un troglodita con un corpo senza cervello in cerca di proteine. Tanto rozzo quanto stupido.
Cosa ci faceva di sabato mattina nel suo appartamento?
Il volto di Mel assunse un espressione vuota, gli occhi si annebbiarono, le labbra si muovevano in una conversazione profonda, le mascelle si contrassero. Cosa gli stava accadendo?
«Entra dentro Fabrizio» lo afferrò con veemenza dallo straccio che indossava e strinse con perfidia i glutei sodi.
«Perché ci hai messo tutto questo tempo?»
«Non rompere, ho dovuto trovare mille scuse per venire da te»
«Allora, cosa aspetti ?» marcando la domanda con uno sguardo malizioso. Mel non flirtava da molto tempo e non aveva nessuna intenzione di iniziare durante il week end.
Ferito nell'orgoglio per non aver fatto la prima mossa, l'afferrò dalla nuca e la baciò con un fervore che la fece dimenare. Il bacio era distaccato e freddo. Le labbra non erano la parte del corpo che le interessava quindi sorvolò. La mano destra arricchita di anelli gelati scorreva sulla colonna vertebrale sotto la t-shirt per poi raggiungere i seni, i capezzoli divennero compatti e l'areole amaranti di passione. Fabrizio gli accarezzò l'addome, le strinse un capezzolo tra indice e pollice che fece scalpitare un vagito.
La sollevò bruscamente e la cinse sui suoi addominali scolpiti, la lanciò sul divano facendola atterrare sul soffice cuscino.
Con un gesto della mano attorcigliato a un ciuffo di capelli rossi per attirarlo a sé lo indusse a possederla.
«Ti sei deciso»
Erano due corpi avvolti in un mulinello di desiderio, gli mise una mano dietro la nuca, lo baciò per distrarlo e mettersi a cavalcioni su di lui.
Rammentò sensazioni che non provava da anni. La canotta gli fu strappata a morsi palesando un muro di muscoli delineati che montavano l'eccitazione.
«Ti voglio» gli furono sussurrati degli gemiti prima di addentargli il lobo con vigore.
«Ahia» l'adone si lamentò.
Le lingue iniziarono a danzare insieme scambiandosi fiumi di saliva e frenesia.
Fabrizio era sotto di lei con le mani poggiate alla vita, spingendo nel suo sesso umido.
Gli avambracci carnosi la sollevarono senza sforzo, gli sembrava di volare.
Il cuore le tuonava nei pensieri come una tempesta. Lei calda e bagnata, lui turgido e vermiglio.
Un uomo sarebbe valso l'altro, Fabrizio, Paolo, Marco e Luca erano tutti uguali, perfetti sconosciuti. Se ne fregava consapevole della morale culturale e dell'atto spudorato, non avrebbe smesso per nessun motivo.
Dall'alto della posizione lo ammirò facendo leva sugli addominali d'acciaio per sussultare sulla verga. Fabrizio borbottò qualcosa mentre vagava tra le curve abbondanti.
- Splash - prese a schiaffeggiarlo.
L'asta eretta pressava sul ventre e i seni generosi sobbalzavano in una ballo sensuale. Si fermarono per cinque secondi, gli sembrò che fosse penetrato fino alle viscere. Ripresero a muoversi, dentro e fuori in onde di piacere, si sentì le ginocchia cedere, il petto di lui si gonfiava al ritmo del respiro affannoso di lei.
Guidava i giochi stringendo i suoi tessuti interiori e le labbra sull'asta con spasmi asincroni. Lo cavalcava sugli affondi durevoli e potenti mentre guardò il suo riflesso allo specchio ora spoglio del telo. La tensione sessuale era sottolineata da ritmi di piacere ed espressioni di godimento. Lei si accovacciò sui pettorali villosi.
«Ora fai quello che ti dico» gli sussurrò nell'orecchio.
Lo prese con infamia, le dita si serrarono attorno al collo e lo fece alzare. Certa che avrebbe apprezzato si aggrappò al tavolo, riversa con la guancia sul ripiano in legno e i seni schiacciati nelle insenature artigianali. Protese il fondoschiena verso di lui. La foga con cui l' afferrò fu la conferma che gradiva lo spettacolo. Fabrizio era un tonto ma il suo essere burbero e sottomesso allo stesso tempo la eccitava ad ogni palpata. Dimenava i fianchi assecondando le spinte e facilitando l'aderenza del pube sul tavolo per un attrito piacevole contro il clitoride. La mano sulla schiena era un blocco di marmo e il membro all'interno le impediva di muoversi per dare una occhiatina.
Si aggrappò ai bordi in attesa dell'ennesima sferzata. Lui le allargò le cosce con un piede e l'assalì con affondi furenti.
Volle rendere il compito arduo al bruto, stringeva e apriva le natiche mentre lo penetrava, in risposta una stretta sui reni la placarono mantenendola compressa al all'asse in legname. La tensione la incalza e il respiro affannoso aumentava lasciandole meno pause per pensare. L'erezione la sovrastava, all'improvviso la verga fuoriuscì facendo capolino e svettando gloriosa del liquido sulle natiche scarlatte.
«No»
«Rimettilo subito dentro» ordinò
«Si, padrona» obbedì
Prese le misure e la penetrò facendogli perdere il controllo. La stanza iniziò a frullare, la fronte era imperlata di sudore, le luci divennero vivide, la schiena arcuata, il capo e il collo reclinati all'indietro. La chioma riccia fu presa in un pugno per un'ultima spinta vigorosa e rapida. Il suo sesso era tumido e pulsante, il piacere la travolse ed esplose raggiungendo l'estasi, emise un acuto di piacere strillando a squarcia gola.
Fabrizio grugnì un verso primitivo seminando il fuoco liquido nel suo ventre mentre la virilità continuava a farsi largo in lei nei colpi finali. Il fluido caldo si cosparse sul posteriore quando lo fece stillare molle. Recuperate le brache, chiuse la patta dei pantaloni.
Terminati gli orgasmi ricomparvero i respiri regolari e la lucidità di sempre.
Scostati i lunghi capelli si mostrarono le efelidi sinistre e lo invitò verso la porta.
« Conosci l'uscita»
Fabrizio raccolse il suo indumento, se così si poteva chiamare e fuggì via.
«Stronza»
Mel impallidì, gli occhi vagavano da una stanza all'altra, le palpebre asincrone si socchiudevano, le pupille roteavano in una smorfia demoniaca con le sclere lattee delimitate da nervature rossicce. Le labbra si masticavano l'un l'altra e lo sguardo fissava l'ingresso abbandonato dal personal trainer.
Le gambe deboli si afflosciarono sul divano ancora sporco dei loro umori.
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Inside Me
Mystery / ThrillerMelissa vive in un ampio appartamento a Milano. Mel trascorre le giornate tra lavoro, casa e pagine d'inchiostro. La tranquillità viene interrotta dal suo peggior incubo. Gli spettri del passato invadono il presente facendola precipitare in un bara...