VI.

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Eddie indossava dei pantaloncini rossi, talmente corti che riusciva a vedere per bene le proprie gambette smilze su cui era spuntato timido qualche pelo.
Le lasciò dondolare mentre se ne stava seduto su un'amaca, toccando a stento terra.
Non sapeva bene cosa ci facesse lì, ma il suo cuore batteva forte in attesa, come se tutto il suo corpo si aspettasse di veder accadere qualcosa.
Era completamente solo in una particolare casetta di legno, sopra la sua testa una botola che lasciava entrare la luce del sole e intravedere le chiome di alti alberi. All'improvviso sbucarono due piedi, e qualcuno scese la stretta e barcollante scaletta che conduceva all'interno.
Eddie trattenne il respiro.
C'era un ragazzetto di quattordici anni scarsi di fronte a lui, adesso, con una folta chioma ricciuta e occhiali spessi come cocci di bottiglia, gli occhi neri che apparivano tre volte più grandi del normale.
-Ciao, Eds.- Salutò, quasi impacciato.
Eddie storse il naso - una voce, dentro di lui, sussurrò che qualcosa non andava. Che l'adolescente che aveva davanti non era mai impacciato, anche se non riusciva a comprendere chi fosse.
Di nuovo, ogni parte di lui parve anticiparlo.-Ciao, Richie.- Ricambiò, nervosamente.
Richie si dondolò alcuni istanti sui talloni, i denti che mordevano convulsamente il labbro inferiore. Poi tirò fuori una mano dalle tasche e indicò un punto vicino a Eddie.-Quindi oggi parti.- Affermò, e l'altro si voltò e vide accanto a sè una valigia.
L'aveva portata lui lì? Da quanto tempo era seduto su quell'amaca a ciondolarsi?
-Sì.- Rispose.-Mamma mi aspetta tra dieci minuti per andare in stazione. Non abbiamo molto tempo.-
Richie lo guardò, gli occhi grandi e fissi come quelli degli animali notturni. Poi, muovendosi un po' a scatti, si avvicinò all'amaca e sedette anche lui.
Eddie sentì le loro mani che si sfioravano, aggrappate al bordo di tela, e un delicato tepore gli riempì il petto.
-Mi dispiace.- Mormorò Richie, e l'altro si voltò a guardarlo, interrogativo.-Ti ho chiesto io di venire qui, e adesso che ti ho davanti non trovo le parole.-
-Forse non dovremmo parlare.- Replicò Eddie, con sua stessa sorpresa.-Forse dovremmo solo aspettare in silenzio.-
-E lasciarti andare così?- Richie prese improvvisamente la sua mano, stringendola forte.-Senza dirti che...- La sua voce morì pian piano, e il compagno lo vide deglutire a fatica mentre taceva.
Gli venne spontaneo posargli una mano sulla guancia spigolosa, come se il suo corpo conoscesse a memoria il copione di quell'assurda recita.-Tra tutto ciò che sto per lasciarmi alle spalle, tu sei la cosa più importante. Lo sai questo, vero, Rich? L'hai sempre saputo.-
Richie lo guardò con stupore, gli occhi sgranati dietro le lenti, e Eddie non poté fare a meno di rendersi conto che forse quella era la prima volta che gli rivolgeva parole del genere.
-Vorrei essermene reso conto prima.- Aggiunse, pieno di rammarico.
L'altro serrò forte le palpebre, come se avesse avvertito una fitta di dolore, e abbandonò il volto nella mano aperta di Eddie.-Ho paura, Eds.-
"Di cosa?", avrebbe voluto chiedergli il ragazzino, ma non fu sorpreso quando Richie continuò:-Paura che mi dimenticherai.-
Il gelo gli stritolò il cuore.-No, te lo giuro...-
Il compagno scosse violentemente il capo, e la mano di Eddie ricadde.-Non giurare, non renderlo piú difficile. Sai che quando ci si allontana da questa città tutti i ricordi le rimangono inchiodati.-
C'era disperazione nel corpo minuto di Eddie, dolore negli occhi grandi di Richie.
Si diffusero all'interno di quella piccola stanza, riempiendola al punto che divenne impossibile respirare.
Eddie sollevò con le mani il volto sofferente del compagno, e guardò dritto nelle sue iridi scure, che scintillavano di pianto.
-Allora dammi qualcosa da ricordare.- Mormorò, non credendo alle proprie orecchie.
L'altro schiuse un po' le labbra, e Eddie si ritrovò a guardarle, carnose e rosse.
Inclinò il capo e si avvicinò, piano, fino a sentire sulla pelle il suo respiro caldo.
Richie fremette d'impazienza e annullò quella breve distanza premendo la bocca sulla sua.
Fu un contatto brusco, e niente era cambiato rispetto a prima.
Eddie si aspettava che il mondo sarebbe esploso, che fuochi d'artificio gli sarebbero scoppiati nel petto - invece c'era ancora il silenzio, ed era tutto immobile come l'aveva lasciato.
Si distaccò, osservando l'espressione timida sul volto di Richie, e si sentí sereno. Non era dispiaciuto che la terra non avesse tremato - anzi, fu proprio quella tranquillità, quel calore genuino che aveva avvertito nel cuore a spingerlo di nuovo sulla sua bocca, con piú decisione.
Richie sospirò, tra sollievo e tristezza, e in pochi istanti le loro labbra erano avviluppate. Eddie trovò dentro di sé il coraggio di infilargli le dita tra i capelli.
Erano morbidi al tatto, ma talmente intricati che avrebbe potuto perdervisi. A Eddie non importava. Voleva rimanere cosí per tutta la vita.
Richie si sporse in avanti, affondando nella sua bocca, e Eddie si trovò premuto contro una delle travi che reggevano l'amaca.
Un gemito sfuggí dalle sue labbra, all'improvviso, e fu di dolore.
Richie l'aveva morso.
Il ragazzino spalancò gli occhi, e trovò quelli del compagno aperti a fissarlo, languidi.
Richie aveva ancora il suo labbro inferiore tra i denti, premette fino a farlo sanguinare, e nella bocca dell'altro se ne diffuse il sapore ferroso.
Eddie cercò di divincolarsi, di spingerlo, ma Richie continuò a mordere e ad affondargli gli incisivi nella carne, dai suoi denti serrati proveniva una risatina mormorante e malevola.
Ritirò il capo di scatto e il labbro di Eddie fu strappato via.

Hiatus ~ ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora