IX.

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Norman aveva accettato di parlare, ma poi aveva chiesto ad Eddie di spostarsi con lui in biblioteca, che era sicuramente il luogo meno adatto per scambiare due chiacchiere.
Stava evitando la conversazione o era talmente arrabbiato con lui da non voler neppure sentire il suono della sua voce?
Il ragazzino si passò una mano tra i folti capelli castani, lo sguardo fisso su un libro che non stava davvero leggendo.
Non era da Norman comportarsi così - era tranquillo ma schietto, e la sua rabbia non durava mai più di cinque minuti.
Che poi, pensò Eddie, per cosa avrebbe dovuto essere irritato? Per aver trovato un bigliettino con il proprio nome nel suo astuccio? Da quel che ne sapeva, poteva essere anche una dichiarazione d'amore.
Facciamola finita.
-Norman.-
Il compagno alzò gli occhi verdi su di lui, l'espressione impenetrabile.
-Ti avevo chiesto di parlare.- Aggiunse Eddie in un sussurro, tentando di imprimere al suo tono una certa durezza.-Sei arrabbiato? Perché mi eviti?-
Norman parve riaversi, d'un tratto, sbatté le palpebre un paio di volte.-Arrabbiato con te?- Chiese, incredulo.-No, Eddie. Mai.- Scosse lievemente il capo, abbassando ancora lo sguardo.-Preoccupato, piuttosto.-
-Per cosa?- Insistette l'altro.-Per chi?-
Il ragazzo lasciò andare un lungo sospiro e si appoggiò allo schienale della sedia.-Che ti ha detto Liz?-
Una piccola scintilla scoccò nel cervello di Eddie. Non voleva saltare a conclusioni affrettate, ma se ciò che Liz poteva avergli raccontato lo metteva in apprensione, c'era davvero un fondo di verità?
Si impose di ricomporsi. Norman non aveva avuto pregiudizi nei suoi confronti anche dopo aver scoperto dei suoi disturbi, e adesso toccava a lui ricambiare.
-Mi ha detto che non dovrei fidarmi di te.- Rispose, senza troppi giri di parole.-Che hai le mani sporche.-
Il volto di Norman si accartocciò, come se avesse messo in bocca qualcosa di disgustoso. Si alzò, e il ragazzino pensò che stesse per andarsene, ma con sua grande sorpresa lo vide inginocchiarsi proprio davanti a lui, e sembrava straziato.
-Eddie.- Mormorò, posando una mano sul suo ginocchio. L'altro rabbrividì.-Non devi credere alle parole di Liz. Né a quelle di nessun altro. Puoi promettermelo?-
"Né a quelle di nessun altro."
Il ragazzino mandò giù a fatica il nodo che aveva in gola. Erano in molti, allora, a pensarla come Liz? Ad aver sentito tremende voci su Norman?
E soprattutto, poteva davvero promettergli una cosa del genere? Gli voleva bene, Dio, se gliene voleva, ma sette mesi potevano essere considerati abbastanza per dire di conoscere qualcuno al punto da scagionarlo indiscriminatamente da qualsiasi accusa?
-Ma che hai fatto?- Domandò, incapace di trattenersi.-Cosa dovrebbe esserci sulle tue mani?-
-Non ho fatto niente, è questo il punto.- Ribatté rapidamente Norman, serrando le dita attorno al suo ginocchio.-Credimi e basta, ti prego.-
Eddie sentì il campanello d'allarme risuonargli nelle orecchie. Lo conosceva bene, quel trillo. Gli invadeva la mente da tutta la vita, c'era quando stava per infilarsi in una situazione pericolosa, quando correva sull'asfalto bagnato, quando attraversava un vicolo buio, quando la cameriera del suo sogno si era stagliata nell'ombra per accoglierlo, quando si sforzava di ripensare al passato.
Non l'aveva mai provato guardando Norman - c'era sempre stato qualcosa di rilassante nel caldo bronzo della sua pelle, nella natura fresca e verdeggiante di cui si circondava.
Ma aveva sbagliato ad elevarlo, quasi fosse una creatura ultraterrena. Era umano, come tutti, e nascondeva dei segreti. Aveva rancori, rammarichi, cicatrici, dolori, vergogne, timori.
Eddie avrebbe voluto potergli prendere in mano il cuore, sentirne il peso.
Chissà se era grave come il suo, ansante e antico. Chissà se anche nelle sue vene il sangue era rarefatto.
-Ti credo.- Bisbigliò, ignorando ogni altro istinto e guardando dritto negli occhi di colui che aveva considerato amico per tutti quei mesi.
Era Liz ad essere di troppo. Poteva davvero fidarsi delle parole di quella ostile ragazza a dispetto delle richieste di Norman?
Norman lasciò che l'apprensione sul suo volto fosse interrotta da un sorriso.-Grazie.- Rispose, con la solita delicatezza.-Di esserti fidato e di avermene parlato.-
A Eddie sarebbe piaciuto che fosse stato Norman a parlargliene. A dirgli di stare in guardia dalle malelingue. Ma non poteva pretendere nulla, se era lui il primo a non rispondere alle sue domande sugli incubi.
-Io ti voglio bene.- Replicò, senza riuscire a contenersi.-Certo che mi fido di te. Certo che correrei anzitutto da te per una cosa del genere.-
Norman lo fissò in silenzio per qualche secondo, gli occhi pieni di riconoscenza e affetto e un sentimento che Eddie non riuscí ad identificare, ma che gli fece rivoltare il cuore nel costato.
Il ragazzo si sollevò e si chinò su di lui, una mano sul tavolo e una sullo schienale della sua sedia.
-Che genere di bene, Eddie?- Mormorò, cauto, roco.
Quella era una delle tante cose che il ragazzino avrebbe voluto chiarire.
Ma la verità era che anche lui non sapeva bene cosa pensare di quel flebile sentimento, di quel tepore al centro del petto.
Era cosí, l'amore?
Eddie non l'aveva mai provato, ma aveva la certezza intrinseca che le emozioni che provava attorno a Norman non fossero sufficienti a tappare il buco nel suo cuore. A tagliare il filo che lo congiungeva al passato.
Ma forse la persona che tanto cercava non esisteva neppure, era tutto frutto della sua immaginazione, della sua mente bacata.
Forse era arrivato il momento di lasciar perdere.
Infilò una mano tra i capelli di Norman, seta dorata sotto le sue dita incerte.
Doveva davvero rispondere? Non sembrava piú necessario.
Il ragazzo si calò sulla sua bocca e tutto il resto parve scomparire - i tavoli, le sedie, gli scaffali zeppi di libri.
C'erano solo i loro respiri affannati nel silenzio della biblioteca, lo strofinio delle mani sulla pelle, tra i capelli, sui vestiti.
La sorpresa si insinuò nel petto di Eddie, abbracciando tenerezza e piacere. Era la prima volta che baciava un ragazzo in un luogo in cui chiunque avrebbe potuto vederlo.
Norman gli avvolse le braccia attorno alla vita, tirandolo in piedi, e i loro corpi tornarono ad essere vicini come la notte prima, premuti l'uno contro l'altro.
Ma stavolta Eddie non voleva fermarsi.
Voleva lasciar andare quella matassa di ricci neri, quegli occhi scuri come pozzi. Aveva permesso per troppi anni che lo risucchiassero, e non avrebbe ignorato la mano che Norman gli stava tendendo oltre il baratro per aiutarlo a risalire.
Cozzarono contro uno scaffale, le dita di Norman che cercavano un appiglio tra i libri, i ripiani in legno, la felpa di Eddie.
Il ragazzino aveva valutato di essere solo un tentativo, per lui. Un test per lasciar emergere una sessualità nascosta.
Ma dal modo in cui Norman lo stringeva, in cui lasciava scivolare dolcemente le labbra sulle sue, assaggiandolo, non sembrava fosse mosso da dubbi. Quanto piuttosto dalla sicurezza di star stringendo tra le braccia esattamente ciò che voleva.
Eddie poteva affermare la stessa cosa? Poteva piantare bandiera nel cuore di Norman?
-Giardiniere!- Esclamò improvvisamente una voce di fianco a loro, e Eddie si separò da Norman con tale violenza da sbattere la testa contro lo scaffale.-Non sarà il caso di potarli un po', quei rami?-
Richie Tozier era appoggiato alla scansia, un ghigno divertito sulle labbra e gli occhi puntati sulle braccia di Norman attorno al corpo di Eddie.
Il ragazzino sgusciò via dalla sua presa, rosso in volto, e si rifugiò dietro una delle sedie come fosse stata una barricata.
Norman rimase dov'era, rigido. Era poco piú basso di Richie, ma abbastanza robusto da parere minaccioso.
-Giardiniere?- Replicò aspramente.-Non ti sarai preso un po' troppa confidenza?-
-Non saprei.- Richie sedette mollemente sul tavolo, improvvisamente annoiato.-Forse sei tu ad esserti preso troppa confidenza con la biblioteca.- Gli lanciò uno sguardo infuocato, che lasciò Eddie perplesso.
Erano in due a baciarsi, ma la stizza di Richie era tutta rivolta verso Norman.
Che fosse geloso? Il suo tentativo di flirtare, quella mattina a colazione, era sincero?
Norman incrociò le braccia al petto.-Hai qualche problema?-
Eddie alzò gli occhi al cielo.-No, non ne ha.- Disse, mettendogli una mano sulla spalla. Decisamente non poteva essere omofobo, con le avances che gli aveva rivolto.-Ha ragione, questo non é il luogo adatto per certe cose.-
Il compagno continuò comunque a sfidare Richie con lo sguardo.-Perché interromperci, allora? Potevi anche tirare dritto.-
-Se non vi avessi fermati io, l'avrebbe fatto qualcun altro.- Ribatté Richie, stizzito. Spostò gli occhi scuri su Eddie, e al ragazzino parve ci fosse preoccupazione in essi, al di sotto dell'astio.-Qualcuno di meno gentile.- Aggiunse, cupo.
-Quindi dovrei ringraziarti?- Fu la risposta brusca di Norman.
Eddie gli tirò una manica.-Ma che ti prende?-
-Già, fiorellino. Che ti prende?- Sul volto di Richie era comparso un ghigno largo da orecchio a orecchio.
Eddie avrebbe voluto fargli cadere tutti i denti.
Norman contrasse la mandibola, ma poco dopo si rilassò, lasciando andare un profondo respiro, come le piante sprigionano anidride carbonica in assenza di luce.
Si mosse verso il tavolo e iniziò a chiudere i libri.-Sei un idiota.- Disse, con una certa serietà, senza guardare Richie in volto.
Mise un paio di volumi sotto al braccio, gli si avvicinò, gli diede una pacca sulla spalla.-Ma grazie per la tua gentilezza.-
Se ne andò senza aggiungere altro, lasciando Richie sbigottito.
Eddie non lo seguí, sapeva che in momenti del genere preferiva rimanere un po' da solo - era tipico di Norman concludere pacatamente una discussione e allontanarsi per sbollire il nervosismo che non aveva lasciato trapelare.
Però tutta quella questione gli pareva soprannaturale: quei due si erano rivolti la parola a stento tre volte, era possibile si fossero già antipatici?
Sollevò lo sguardo confuso su quello ancor piú confuso di Richie.
-Ti accompagno a fumare una sigaretta, ti va?-

Hiatus ~ ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora