VII.

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Eddie conosceva pochi dettagli sulla vita di Norman.
Sapeva che era nato e cresciuto in Georgia, in un piccolo paese, e che si era trasferito nella più grande Savannah per il college.
Al liceo era stato amico di Brian e Malcolm e membro della squadra di football assieme a loro. Nonostante le sue doti sportive, aveva ceduto il suo posto di capitano a Brian, perché non gli piaceva stare al centro dell'attenzione - anche quando ballava sulla spiaggia lo faceva per se stesso, nonostante diverse persone si fermassero a guardarlo.
Sua nonna coltivava piante aromatiche sul balcone e le infilava in qualsiasi piatto: persino il pane sapeva di coriandolo. Ma a Norman piaceva guardarla mentre le annaffiava, la delicatezza con cui le spolverava nel pentolone, come un ingrediente magico e segreto. Quando era morta, tutto ciò che gli era rimasto di lei erano stati i suoi vasi pieni di piante. Se n'era preso cura, per non lasciare che anche quelle perissero, e la passione era arrivata strada facendo.
Il suo colore preferito era il giallo, metteva il formaggio fuso sulle patatine fritte, quattro anni prima aveva avuto una tartaurghina di terra di nome Demi. Come Demi Moore. Perché Ghost l'aveva fatto piangere.
Eddie non riusciva a comprendere come un ragazzo del genere potesse nascondere qualcosa di oscuro.
Le parole di Liz l'avevano lasciato turbato per tutta la notte, ma al mattino si era convinto che quell'assurda ragazza volesse solo spaventarlo.
I dubbi su Richie Tozier, invece, erano ancora lì, tanto martellanti che qualsiasi giustificazione Eddie tentava di darsi, non riusciva a metterli a tacere.
Lo individuò da solo al tavolo della colazione, con una tuta grigia troppo larga per la sua corporatura esile e un tazzone di caffé bollente in mano.
Eddie gli passò davanti, sperando in cuor suo che fosse Richie a chiamarlo e ad invitarlo a sedersi. Altrimenti, avrebbe preso posto ad un tavolo vuoto e avrebbe aspettato che Norman si alzasse dal letto.
Richie lo tirò per una manica appena fu a portata di mano, facendogli quasi sfuggire il vassoio.
-Kaspbrak!- Esultò, e il ragazzino si voltò nella sua direzione con un sorriso forzato.-Spero che tu non mi abbia visto, altrimenti sarò costretto ad offendermi.-
Accidenti, adesso che ce l'aveva così vicino somigliava proprio tanto all'adolescente dell'incubo.
-Siediti, su.- Aggiunse Richie, facendogli posto sulla panca.
Eddie ubbidì, alla fine era ciò che voleva. Così avrebbe avuto modo di fargli qualche domanda.
Si disinfettò accuratamente le mani con le salviette che aveva sempre in tasca prima di iniziare a mangiare, e sentì su di sè lo sguardo dell'altro per tutto il tempo.
Non gli piaceva particolarmente essere fissato, soprattutto in momenti in cui si sentiva insicuro e consapevole delle sue stranezze, per cui gli lanciò un'occhiata di rimando.
-Che c'è?-
Richie lo sorprese con un sorriso a trentadue denti.-Ne dai una anche a me?-
-Oh.- Eddie gli porse il pacco intero.-Certo.-
Mentre Richie si puliva e iniziava a mangiare di gusto, dando morsi forse anche troppo grandi per il suo stesso bene, il ragazzino rimase fermo a contemplare la fetta di ciambella che aveva preso.
Gli ci volevano sempre un paio di minuti di raccoglimento per trovare il coraggio di mangiare il cibo della mensa, ma quella mattina l'impresa era ancora più ostica data la presenza in carne ed ossa del ragazzo che - forse - gli aveva masticato le labbra.
-Senti, Richie, - Mormorò, sistemando meglio il tovagliolo sul tavolo.-non vorrei sembrarti insistente, ma sei proprio sicuro che non ci siamo visti da nessun'altra parte?- Concluse, guardandolo con la coda dell'occhio.
Richie mise giù la tazza e lo squadrò da capo a piedi con attenzione, soffermandosi così tanto tempo sul suo volto che il ragazzino iniziò ad avvampare.
-Sono sicuro.- Asserì il primo, rivolgendogli un sorrisetto malizioso.-Mi ricorderei di una faccia carina come la tua.-
Il rossore sulle guance di Eddie si fece evidente.-Ci stai provando con me?- Chiese, e voleva essere scherzoso, ma la voce gli uscì strozzata.
-Dipende.- Richie bevve dell'altro caffè, lasciandolo sulle spine.-Tu e il fioraio state insieme?-
-Io e chi?-
-Norman Fletcher. L'ho visto uscire dall'aula di botanica, ieri.-
A Eddie si seccò la gola.
Si erano baciati. Come aveva fatto a non pensarci fino a quel momento? Cosa significava per lui? Cosa significava per Norman?
-No.- Rispose, tentennando. La domanda di Richie era stata precisa, e anche se tra lui e Norman c'erano state delle effusioni, sicuramente non significava che formassero una coppia.
Richie ghignò.-Allora sì. Ci sto decisamente provando.-
Nel cervello di Eddie echeggiarono per un breve istante le parole di Norman: "Un tipo particolare, quel Richie Tozier".
Non si poteva negargli di averci visto lungo.
Il sangue schizzò violentemente nelle sue arterie, e tornò a fissare il vassoio.
Che avrebbe dovuto rispondergli? Non aveva mai visto nessuno parlare di sentimenti con tale sfacciataggine - verso lo stesso sesso, per di piú.
Nel giro di poche ore Eddie si ritrovava travolto dalle attenzioni di due ragazzi e nemmeno sapeva se le desiderasse o meno.
Nemmeno sapeva se Richie parlasse sul serio.
-Da dove hai detto che vieni?- Chiese, cambiando rapidamente discorso.
Non poteva permettersi di dimenticare il motivo di quella chiacchierata: ottenere informazioni.
-Perché, se venissi dal Michigan non ci usciresti con me?- Tentò ancora l'altro, e Eddie gli riservò un'occhiataccia che gli fece sollevare divertito le mani in segno di resa.-Dal Maine.-
Maine.
Casa.
-Dove di preciso?-
Richie fece un gesto vago.-Un paese sconosciuto, anche se te lo dicessi non farebbe differenza.-
-Io sono nato a Derry.- Replicò Eddie.
Il compagno di colazione fece una smorfia che non fu in grado di decifrare.-Sí, ne ho sentito parlare.-
-Addirittura.- Il ragazzino iniziò finalmente a mangiare la ciambella.-Non credevo potesse succedere qualcosa di tanto interessante da farla conoscere a chiunque non vi abbia abitato.- Si strinse nelle spalle.-Chissà che mi sono perso, mentre non c'ero.- Si voltò ancora a guardarlo.-Perché sei venuto in Georgia? E perché dopo sette mesi dall'inizio delle lezioni?-
Si sentiva a disagio nel rivolgergli tutte quelle domande, e forse Richie le avrebbe anche trovate scortesi.
Ma questi si sistemò piú comodamente sulla panca e iniziò a raccontare:-É morta mia nonna, lo scorso agosto. All'inizio mi sono trattenuto in città per stare accanto a mia madre. Poi ci sono stati problemi con l'eredità, ci siamo sbranati tutti come cani, la questione é stata portata in tribunale... un vero macello.-
Eddie si morse le guance.-Mi dispiace per la tua perdita.- Mormorò.
-Nah.- Richie riprese il tazzone di caffé in mano. Sembrava piú dispiaciuto del fatto che fosse finito che non della morte di sua nonna.-Non le ero particolarmente legato, era mamma quella piú scossa.-
Mandò giú l'ultimo pezzo di bacon.-Poi sono finito qui perché i miei volevano frequentassi il college con la miglior formazione scientifica disponibile. Li ho accontentati, ma solo in parte. Volevano diventassi dottore. Gli ho detto che era una cazzata bella e buona mettere la vita delle persone nelle mani di uno che della medicina non vuole saperne niente.-
-E quindi?-
-E quindi mi hanno iscritto a chimica, la cosa piú vicina alla medicina che si potesse trovare, e anche quella con meno responsabilità.- Fece un sorriso storto.-A volte i genitori sono delle spine nel culo.-
-Nel fianco.- Lo corresse Eddie, storcendo un po' il naso.- Si dice nel fianco.-
Richie gli strizzò l'occhio.-Nel culo danno piú fastidio.-
Il ragazzino si ritrovò sorprendentemente a sorridergli, seppur nel suo modo timido e un po' scontroso, di uno che vuole essere gentile ma non troppo.
Non era poi cosí male fare colazione con quel ragazzo nuovo - con qualcuno che faceva battute e gli riempiva la testa di cose leggere.
Richie poggiò i gomiti sul tavolo e il volto spigoloso tra le mani, guardandolo di traverso.
Aveva gli occhi grandi, di un nero pozzo, e Eddie ebbe la sensazione che quella non fosse la prima volta che ci si perdeva.
-E tu?- Chiese, facendo un cenno col mento nella sua direzione.-Perché sei andato via da Derry?-
Questo il ragazzino non fu in grado di ricordarlo.

Richie si appoggiò all'anta spalancata del balcone, una sigaretta tra le labbra mentre componeva un numero sul cellulare.
Era un modello vecchio, di quelli grossi come ananas e con l'antenna, ma era l'unico che fosse riuscito ad acquistare in quei giorni, con i pochi soldi che si era portato da Derry.
Le conversazioni che doveva affrontare non erano adatte ai telefoni comuni del college, con troppe orecchie tese ad ascoltare.
Buttò distrattamente fuori il fumo mentre aspettava che qualcuno all'altro capo rispondesse.
-Pronto?-
-Bevvy? Sono Richie.-
Ci furono alcuni istanti di preoccupante silenzio, in cui il giovane non si azzardò neppure a fare un tiro.
Poi:-Richie! Rich, cazzo... per pochi secondi avevo dimenticato...-
Richie lasciò andare un sospiro pieno di sollievo e fumo.
Tutti i Perdenti erano partiti per il college secondo i giusti tempi, sette mesi prima, e da qualche settimana fare in modo che non gli attaccassero il telefono in faccia credendolo un burlone era diventato difficile.
Lui era l'unico ad avere ancora la memoria fresca, e da quando era arrivato in Georgia - sette giorni - si chiedeva quanto sarebbe durato.
-Non fa niente, Bev.- La tranquillizzò.-Come stai?-
-Sto bene.- Rispose rapidamente la ragazza.-Tu, piuttosto? Perché quella voce?-
Richie non si era neppure accorto di avere una voce in particolare, ma Beverly rimaneva la sua migliore amica anche a mille chilometri di distanza, con gli sbalzi di memoria.
-É successa una cosa.- Ammise, mettendo il telefono tra orecchio e spalla per accendere una seconda sigaretta.-Ho incontrato Eddie.-
Beverly emise un gemito strozzato.-Per strada?- Tentò.-Nel senso, di sfuggita?-
-No. Nel senso che frequentiamo lo stesso college.-
-Ma come...-
-Condividiamo la stessa aria, Beverly. Dalla mattina alla sera.-
Il cuore di Richie era in tumulto - non sapeva se vibrare di disperazione o fare capriole di gioia.
Anche Beverly parve indecisa su cosa dire, per un po'.
-Ti ha riconosciuto?-
-Nemmeno per sbaglio.-
Quella, tra tutte, era la cosa che piú lo inchiodava alla croce.
Pensare che Eddie non si ricordasse di lui, dopo tutto ciò che avevano vissuto, la loro amicizia durata anni, la morte che avevano sconfitto stringendosi per mano - ma non era colpa sua. Anzi, Richie aveva avuto modo di notare quanti sforzi facesse per ricordare.
Non era un caso che gli avesse chiesto per ben due volte se si fossero già conosciuti.
E lui aveva fatto due passi falsi, chiamandolo "Eds" la notte prima e fissandolo mentre si puliva le mani. Ma quell'abitudine, quella sua mania di disinfettare ogni cosa, gli era cosí cara...
-Per me va bene cosí.- Aggiunse, stringendo la salvietta che aveva piegato e messo in tasca. Non l'avrebbe piú buttata.
Il tono di Beverly si fece cupo.-Non hai intenzione di raccontargli...-
-No, per l'amor di Dio, no.- Troncò il ragazzo, rabbrividendo al sol pensiero.-Abbiamo ancora ventidue anni. Non intendo trascinarlo nel terrore prima del tempo.-
Lei sospirò.-Sei sicuro di riuscire a sopportare che ti abbia dimenticato per cosí tanto?-
Richie si strofinò le tempie.-Prima o poi dimenticherò anch'io.-
In parte lo sperava. Sentiva ancora nell'aria l'odore del sangue, l'acqua sporca e densa delle fogne sulle mani. Il rumore del braccio di Eddie che si spezzava. E quella risata crudele, che lo tormentava ogni notte, immobilizzandolo nel letto fino al mattino. E quando si svegliava contava i giorni che lo separavano dal dover affrontare di nuovo quella creatura.
Ma l'altra parte di lui era ancor piú spaventata all'idea di perdere i ricordi di quanto di bello c'era stato nella sua vita.
-Non ci sono state piú notizie da Mike, riguardo quella cosa successa due anni fa?- Chiese, lo stomaco stretto in una morsa.
-No.- Rispose Beverly. Calma. Rassicurante. Forse perché sapeva quanto ne avesse bisogno.- Deve essersi trattato di un caso isolato.-
Richie appoggiò la testa al vetro e buttò il mozzicone in un vaso poco lontano.
-Te lo ricordi ancora quel che hai visto quel giorno, Bev? Nelle luci?-
-Sí.- Mormorò la ragazza.
-Me lo dirai mai?-
Beverly ridacchiò, ma era un suono pieno di paura.-Altri ventidue anni, Richie.- Rispose, e riattaccò.

Hiatus ~ ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora