La luce del pomeriggio era fievole. Il sole, ormai spaccato come un'arancia, stava tramontando dietro gli edifici del campus, il cielo al di sopra stava già assumendo il rosso della sera.
Era proprio il momento giusto per una sigaretta, ma Richie non riusciva a goderselo se ripensava a quel che aveva appena visto.
Eddie - il suo Eddie - con la lingua nella bocca di un altro.
Stare senza di lui per quei cinque anni era stata una vera e propria tortura, non temeva di ammettere a se stesso di averlo vissuto come un lutto.
Aveva perso persino la voglia di far ridere la gente, se Eddie non era lì a rimbrottarlo e assestargli gomitate. Il posto sull'amaca era rimasto vacante, il suo braccio non aveva più trovato scherzoso riposo sulla sua testa castana, se si voltava per condividere un pensiero trovava al suo fianco uno qualsiasi degli altri Perdenti, ma mai lui, e la sola delusione bastava a farlo tacere.
Da una settimana a quella parte si era concesso di sperare che il cuore del ragazzino fosse ancora libero - ne dubitava, dopo tutti gli anni che erano passati, dopo che Eddie aveva addirittura dimenticato il suo nome, la sua voce, il colore dei suoi occhi.
Però il ragazzino gli aveva detto che tra lui e quel Norman non c'era niente, e Richie ci aveva creduto, come un idiota. Come se Eddie avesse potuto avere un qualsiasi buon motivo per non mentirgli: alla fine non erano affari suoi, no?
Era difficile abituarsi a quella situazione. Ad essere solo un estraneo che non meritava sincerità, compassione, affetto, sentimenti di alcun tipo. Per Eddie valeva meno di una gomma sotto la suola delle scarpe.
Sarebbe riuscito, in qualche modo, a riconquistare la sua amicizia e la sua fiducia? Con il pessimo carattere che si ritrovava, era possibile che in circostanze diverse da quelle dell'infanzia Eddie potesse sopportare di averlo vicino?
Tirò fuori una sigaretta e la accese, mentre il ragazzino si avvicinava alla balaustra per appoggiarvisi. Ritirò immediatamente le mani notando che era sporca e arrugginita, e Richie non poté fare a meno di sorridere un po', nonostante il dolore che ancora sentiva nel petto.
Avrebbe voluto poterlo baciare così tanto e così a lungo da cancellare il sapore di Norman dalle sue labbra e dalla sua mente.
-Sei stato scortese.- Disse Eddie d'un tratto, cosrtingendolo a sollevare lo sguardo dalla sua bocca rossa agli occhi.-Voglio dire, hai fatto bene a fermarci, e per questo ti ringrazio. Ma avresti potuto farlo in un modo più carino...-
Richie emise un gemito inudibile.
Certo.
Questo Eddie - che lo vedeva solo come una nuova seccatura - non sapeva quel che aveva nel cuore. Non conosceva i suoi sentimenti, le motivazioni che l'avevano spinto a comportarsi così.
Il vecchio Eddie Kaspbrak avrebbe capito; non era capitato di rado che Richie facesse scenate di gelosia, anche se tra loro non c'era mai stata altro che una bella amicizia.
-Sì, mi dispiace.- Rispose, anche se non era dispiaciuto per nulla.-Mi ha sorpreso vedervi insieme. Mi avevi detto che tra voi non c'era nulla.-
Eddie aggrottò le sopracciglia.-E allora? Non credevo di doverti avvertire ogni volta che cambio idea.-
Richie sbiancò. La conversazione stava prendendo una piega decisamente sbagliata - una piega che l'avrebbe fatto passare per uno stalker, se non avesse trovato un modo per raddrizzarla.-Infatti non devi.- Rispose, sollevando le mani, la sigaretta all'angolo della bocca.-Solo, se non eri interessato a me, potevi anche dirlo subito.-
Il ragazzino incrociò le braccia al petto. Sembrava nervoso, ma un sorrisetto tradì l'espressione seriosa.-Devo essermi perso la tua dichiarazione ufficiale, allora.-
Richie fu costretto a dargliela vinta.
Un flirt a colazione sicuramente non poteva essere considerato una proposta. Il vecchio Eddie si sarebbe sciolto di fronte a parole del genere, ma dopotutto c'erano stati sentimenti condivisi. Il cuore del ragazzino che aveva davanti non gli apparteneva affatto.
Sospirò, infilando le mani in tasca e tirando dalla sigaretta incastrata tra i denti.-Così, tu e Norman state insieme?-
Era la seconda volta che gli faceva quella domanda, e per la seconda volta Eddie non sapeva bene cosa rispondere. Tra lui e Norman non c'era ancora stata nessuna conversazione a riguardo, ma era sicuro che il compagno di stanza desiderasse avere una relazione con lui: era ridicolo continuare a perseverare nelle insicurezze, lui a Norman piaceva. Gli piaceva davvero.
Ma Eddie voleva starci con lui? Tenergli la mano durante le uscite in cortile, dargli piccoli baci sulle tempie mentre nessuno guardava, leggere libri sdraiato sul suo petto nei pomeriggi afosi, aiutarlo a travasare le piantine di basilico?
Forse una relazione con Norman avrebbe potuto restituirgli la tranquillità che cercava. Ma era davvero giusto scaricare una tale responsabilità sulle spalle di qualcuno che era del tutto ignaro del tormento che aveva dentro? Era giusto che Norman si ritrovasse inconsapevolmente tra un paio di forbici, di cui Eddie e lo sconosciuto della sua infanzia erano le lame?
E se quel senso di colpa non ci fosse stato, Norman gli sarebbe piaciuto comunque, oppure no? Era possibile che quei sentimenti fossero solo un inconscio tentativo di andare avanti, labili e inconsistenti al di sotto della superficie?
-No, non credo.- Mormorò.
-Però ci tieni a lui.- Richie indicò con un cenno del mento la felpa che indossava.-Quella è sua, vero?-
Non poteva essere altrimenti, con lo stemma della squadra di football che c'era stampato sopra e le dimensioni troppo abbondanti per il suo fisico gracile.
Eddie strinse di più le braccia attorno al corpo, quasi a nascondere la scritta in caratteri cubitali "Savannah Black Bears".-E' solo una felpa.-
-E quello era solo un bacio?- Ribattè Richie, imprimendo alla propria voce il tono più frivolo e scherzoso che poté. Non voleva che Eddie gli chiudesse la porta in faccia, che pensasse fosse uno strano impiccione e iniziasse ad evitarlo. Ma al tempo stesso aveva bisogno di sapere. Sapere quanto di lui aveva perso.
Almeno si sarebbe rassegnato di non poterlo riavere.
Il ragazzino lo guardò dritto negli occhi.
Stava ancora cercando di capire se Richard Tozier fosse o meno una persona con cui avrebbe voluto avere a che fare per i successivi due anni e mezzo.
Era solitamente gentile, e la sua preoccupazione per lui sembrava totalmente disinteressata, ma a volte faceva domande strane.
Eppure, chi non era un po' svitato, in quel college? Lui per primo poteva considerarsi un elemento da tenere a distanza. Forse Richie aveva solo un modo particolare di fare amicizia, e di certo non poteva condannarlo per quello - non gli aveva mai dato problemi, quindi, si disse, pazienza se rasentava la bizzarria.
Parlare con lui gli piaceva. Si sentiva messo a nudo; Richie trovava sempre un modo di estorcergli informazioni che non aveva il coraggio di rivelare persino a se stesso, e quella domanda non faceva eccezione.
-Non ne sono sicuro.- Rispose, in tutta sincerità.-Norman è un ragazzo fantastico, ho valutato più volte la possibilità di iniziare qualcosa di serio con lui.- Si morse il labbro inferiore, e Richie buttò fuori il fumo, in attesa.-Ma non so se ne sarei in grado.-
-Che significa?-
Il ragazzino aprì la bocca per parlare. Era pronto a dire tutto - gli incubi, il passato che andava e veniva, la sensazione che al suo cuore mancasse un pezzo. Era questo l'effetto che Richie gli faceva.
Ma poi la richiuse, perché non sarebbe stato giusto. Aveva tenuto Norman all'oscuro di ogni cosa per mesi, e si confidava con il primo che capitava, solo perché aveva uno sguardo affabile?
-Lascia perdere.- Rispose, scuotendo il capo.
Richie dovette compiere uno sforzo non indifferente per non insistere.
Si sporse, facendo cadere un po' di cenere, poi disse:-Sei sicuro che Norman sia così fantastico come dici?-
Eddie sollevò le sopracciglia.-Anche tu, adesso?-
-"Anche" io cosa?-
-Liz, la ragazza con i capelli rosa,- Eddie infilò una mano tra i propri capelli per riflesso. Erano più lunghi di come Richie li ricordava, formavano onde delicate sulla fronte e sulla nuca.-sostiene che Norman nasconda qualcosa. E a quanto pare non è l'unica a pensarla così.-
Bene. Quelle voci erano arrivate anche a Eddie, allora. Richie era contento di non dover essere il primo a buttare fango su Norman - questo non avrebbe fatto altro che renderlo peggiore ai suoi occhi.
-Me ne ha parlato.- Replicò, facendo un altro tiro.-Stanotte, prima che entrassi in camera mia.-
Il ragazzino si mosse verso di lui, quasi febbricitante.-Tu sai di cosa lo accusano?-
Richie si soffermò sul suo sguardo carico di preoccupazione e aspettativa. La stessa espressione che aveva quando da bambini, per prenderlo in giro, si inventava che il suo supereroe preferito sarebbe morto nel numero successivo.
E forse era quello il modo in cui vedeva Norman - il suo cavaliere dall'armatura scintillante, l'unico che gli era rimasto accanto in quei sette mesi di rifiuto.
Richie avrebbe dovuto essere grato a quel ragazzo.
-No, non lo so.- Mentì.
Non credeva che ciò che si vociferava su Norman fosse vero, quindi probabilmente Eddie non correva alcun rischio. Era inutile mettergli in testa strane idee che avrebbero finito per allontanarlo dall'unica persona a lui cara in quell'istituto dalle mura fredde.
Il ragazzino chinò il capo, un po' deluso.-Inizio a pensare che Liz volesse solo prendersi gioco di me. Magari non c'è davvero niente da sapere.-
Richie annuì e infilò la cicca ormai spenta in un posacenere di fortuna.-E' una ragazza perfida.-
Eddie fece una smorfia.-E' solo spaventata.-
-Perché è lesbica?- Richie si accese un'altra sigaretta.-Anche a me piace il cazzo, ma non per questo vado in giro a terrorizzare la gente.-
-Ognuno ha il suo modo di reagire.-
-Ma perché la difendi?- Un rivolo di fumo sbucò dalle labbra del ragazzo.-Non ha fatto altro che maltrattarti.-
Eddie si strinse nelle spalle.-Immagino sia perché anche io vorrei qualcuno che mi difendesse, quando sono spaventato.-
In quel momento si levò una folata di vento, e attraverso il fumo Richie vide i capelli del ragazzino ondeggiare attorno al collo sottile, gli occhi che scintillavano mentre fissava dritto nel cuore del sole.
-Io ti difenderò, Eddie.- Disse, senza neppure pensare.-Ti basta chiedere.-
Eddie si voltò, e solo in quel momento Richie realizzò che avrebbe fatto meglio a stare zitto. Lui aveva già Norman. Non gli serviva nessun altro.
Ma il ragazzino sorrise, inaspettatamente, e non fu una delle sue smorfie tirate seppur gentili, ma un'apertura totale delle labbra che raggiunse anche lo sguardo castano, facendolo rifulgere.
-Lo farò.-

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Hiatus ~ Reddie
RomansaEddie Kaspbrak non vive piú a Derry dall'estate del terrore. Adesso ha diciannove anni, frequenta il college, ha dei nuovi (quasi) amici, e i ricordi della sua prima adolescenza sono ormai sfocati. Tornerà ad essere tutto dolorosamente familiare qua...