XIII.

156 10 2
                                    

Non era la prima volta che Norman chiedeva ad Eddie di accompagnarlo ad una festa.
Alle soglie di settembre, due settimane dopo il suo arrivo - due settimane dopo il primo incubo avuto in quel college - Norman l'aveva portato con sé a quel festino in spiaggia.
Era stata una nottata piacevole, Eddie aveva trascorso una prima parte a guardare meravigliato il compagno di stanza che danzava attorno al fuoco come una creatura fatata, costantemente circondato da ragazzi e ragazze che gli offrivano un drink o una chiacchiera; l'altra metà, fino all'alba, si era messo a cercare conchiglie sulla battigia con l'aiuto della torcia che Norman aveva in auto.
A Derry, dove aveva vissuto per ben quattordici anni, non c'era il mare, e lungi da sua madre intraprendere un viaggio di ore solo per condurlo in un luogo in cui sarebbe potuto affogare - eppure Eddie sapeva nuotare, ricordava in maniera confusa le giornate trascorse ammollo nell'acqua dei Barren, circondato da quelli che credeva fossero amici di infanzia, anche se non gli sovvenivano volti o nomi.
Aveva visto l'oceano per la prima volta dal finestrino del treno, durante l'itinerario Maine-Florida, e un giorno, di nascosto da Sonia - e forse condizionato dalle cattive compagnie liceali - si era lasciato trascinare in una gita in spiaggia. Non conosceva nessuno, era capitato in quel gruppetto per l'invito disinteressato del suo compagno di banco e aveva trascorso la maggior parte della mattinata da solo, ma non poteva dire non ne fosse valsa la pena. Eddie si era innamorato dell'oceano.
In parte lo terrorizzava: sembrava di guardare dritto nell'occhio dell'universo, se ci si fosse immerso sarebbe penetrato nella pupilla e chissà quali misteri si annidavano al di sotto, fin dentro le cervella, reconditi e oscuri come i pensieri umani.
Si era limitato a girovagare con i piedi nell'acqua, i jeans arrotolati al polpaccio, e nelle tasche aveva infilato qualche piccola conchiglia.
Sulla strada del ritorno si era procurato delle brochure sulla vita marittima, di quelle per turisti, e aveva cerchiato con un pennarello le conchiglie che aveva preso quel giorno. Con il tempo era divenuto un gioco, i ragazzi collezionavano figurine e lui casette per molluschi, piccoli tesori che il mare rigettava sulla battigia, inconsapevole di quanto fossero preziosi per l'occhio umano - ma dopotutto, aveva pensato Eddie, i doni migliori non erano forse quelli fatti senza sapere di far piacere?
La sera in cui si era recato con Norman alla festa in spiaggia, erano trascorsi cinque anni dall'inizio della sua passione, abbastanza da permettergli di riconoscere senza difficoltà quali affascinanti specie stesse infilando nelle tasche della felpa.
Si era chinato a raccogliere, con gli occhi sgranati, un epitonium scalare, stupendo, dalle tinte porcellana, quando un ragazzo gli si era avvicinato, chiedendogli cosa stesse combinando.
Doveva sembrare abbastanza bizzarro: un ragazzetto che nel cuore della notte, isolato dalla folla attorno al falò, si aggirava per la spiaggia con una torcia in mano e lo sguardo sulla sabbia.
Il giovane sconosciuto si era mostrato entusiasta della sua spiegazione, gli aveva chiesto di mostrargli i frutti della sua ricerca, e con il passare dei minuti Eddie era stato sempre più attratto dai suoi bei capelli neri, dalla figura sottile del suo torace attorno a cui svolazzavano i lembi della camicia hawaiana, smossi dalla brezza notturna, e l'aveva baciato senza pensarci due volte.
Non si erano spinti oltre - Eddie non ne era capace, non senza almeno un bicchiere di vodka in circolo - e non si erano sentiti mai più.
Molte delle feste cui aveva partecipato con Norman da quel momento in poi avevano seguito quella linea; pur facendo da tappezzeria, il ragazzino finiva sempre per essere avvicinato da un volto familiare e cedeva alle passioni viscerali, togliendosi tanti indumenti quanti erano stati i bicchieri che aveva scolato.
A Norman non aveva mai dato fastidio che lui sparisse per qualche ora con uno sconosciuto. Le serate trascorrevano piacevolmente e tutto andava bene.
Poi le voci sulla pazzia di Eddie avevano iniziato a diffondersi, e a metà dicembre si era concluso l'arco festaiolo della sua permanenza universitaria: tutti avevano smesso di voler avere a che fare con lui, tutti lo evitavano.
Norman era stato invitato ancora qualche volta, e il ragazzo aveva accettato, ma tornando la mattina si era confrontato con Eddie e gli aveva detto che non aveva più intenzione di andare da nessuna parte, se non avesse potuto portare anche lui.
Eddie aveva cercato inutilmente di fargli cambiare idea, e così erano rimasti entrambi esclusi dalla fluida vita universitaria, Eddie per obbligo, Norman per volontà.
Per questo il ragazzino era piuttosto emozionato, quella sera: e non per se stesso, a lui dopotutto non importava, riposava bene nella sua esistenza da escluso. Anzi, a volte credeva che le persone facessero bene ad allontanarlo, che forse prima o poi sarebbe impazzito davvero e avrebbe strangolato qualcuno.
Ma Norman, che era sempre così buono, che aveva così tanto amore da offrire e quella scontentezza velata nello sguardo, meritava di più - meritava di poter dare tutto ciò che desiderava così caramente donare.
Eddie si vestì bene, perché sapeva che nell'immaginario collettivo i folli erano spettinati e trasandati, talmente fuori dal mondo da non preoccuparsi delle convenzioni sociali, e lui invece voleva sembrare normale, normale, normale.
E illudere anche se stesso, per una volta, che era solo un giovane venuto dal Maine che stava andando con un bel ragazzo ad una festa in una villa sulla spiaggia.
Fu Norman a guidare, come sempre: a Eddie non era stato mai permesso di prendere la patente e anche adesso che si era allontanato da casa e non doveva più sottostare all'autorità di sua madre non trovava il coraggio di prendere in mano un volante, temendo di nuocere a se stesso e agli altri. Per tutta la vita si era spostato su bicicletta e mezzi pubblici; fortunatamente tutto quel che gli serviva al momento era chiuso tra le quattro mura del campus, ma non fosse stato per Norman quella sera avrebbe dovuto affrontare un'ora di pedalata per raggiungere casa di Brian.
Era una villa su due piani, una struttura bianca con finestre enormi e scintillanti che davano sulla baia. Il mare era smosso dalla brezza, ma i rumori all'interno della casa coprivano quello della risacca: c'erano musica ad alto volume e una folla sufficiente a rendere inutile il maglione che Eddie si era portato.
I componenti della squadra di football corsero verso Norman, riservandogli affettuose pacche sulle spalle, e Eddie fu contento per lui, perché lo vide sorridere.
Con sua grande sorpresa Brian si avvicinò per stringergli la mano, e il ragazzino ricambiò. Fece male, la stretta del giocatore era potente e forse non fu gentile di proposito, ma il gesto andava preso per quel che era: una riappacificazione.
Poco dopo anche Malcolm lo imitò, e di nuovo la mano esile di Eddie fu stritolata.
Gli altri si limitarono ad un sorriso di circostanza. Il ragazzino non li conosceva bene, gli sembravano tutti uguali, con i muscoli tanto gonfi da tendere la stoffa delle magliette colorate che indossavano e i capelli che andavano dal castano scuro al biondo chiaro - un corredo genetico tipico degli Stati Uniti del sud, era la stessa risma di fenotipi che Eddie aveva trovato anche alla scuola superiore in Florida e, dopotutto, non aveva granché di speciale neppure lui.
A dare nell'occhio era, come sempre, Richie Tozier.
Era in piedi su un tavolo, chinato verso la piccola crocchia che lo stava a sentire, e per quanto le sue parole giungessero distanti e coperte da altri rumori alle orecchie di Eddie, pareva stesse raccontando una buffa avventura sessuale, del tipo che qualcuno gli era rimasto incastrato dentro o lui era rimasto incastrato dentro qualcuno, il ragazzino non avrebbe saputo dirlo. Ma pensare a Richie in atteggiamenti sessuali gli faceva attorcigliare lo stomaco e pensarlo in atteggiamenti sessuali con qualcun altro trasformava l'ardore del desiderio in un bruciore di gelosia.
Si domandò, inevitabilmente, se sarebbe stato geloso anche di Norman, se l'avesse visto interagire troppo intimamente con qualcuno, e se quel fastidio sarebbe stato dovuto ai sentimenti che provava nei suoi confronti o alla semplice vanità umana, alla realizzazione di non essere più il suo preferito.
Annelise si avvicinò ai membri della squadra di football, i lunghi capelli neri che ondeggiavano sul fondoschiena come se avessero dovuto richiamare tutta l'attenzione proprio in quel punto - e non si poteva negare che ce ne fosse abbastanza di attenzione, attorno a lei.
Si sporse per baciare sulle labbra Malcolm, salutandolo, e Eddie distolse lo sguardo, ritrovandosi ad incontrare gli occhi di Liz che, dall'altra parte della stanza, erano vigili e torvi.
Buffo che Eddie e quella scontrosa ragazza avessero qualcosa in comune, ma era così: entrambi desideravano qualcosa che non potevano avere. Liz l'amore libero e incondizionato di Annelise, Eddie quello antico che riposava nei suoi ricordi.
La cheerleader protese una mano per indicare a tutti loro un angolo della stanza in cui un esiguo gruppetto stava seduto su cuscini a fumare erba.
-Stiamo giocando a obbligo o verità, volete unirvi?-
Malcolm e Brian dissero subito di sì, Norman infilò le mani in tasca, a disagio, e abbassò lo sguardo su Eddie.
Il ragazzino si irrigidì. Che Norman giocasse o meno, dipendeva da quel che avrebbe deciso lui?
Non era la prima volta che partecipava ad attività del genere: a tutte le feste a cui era stato invitato o si era imbucato qualcuno gli aveva messo una bottiglia in mano e gli aveva detto di farla girare, di baciare la ragazza che aveva accanto, di bere un cicchetto per il non ho mai.
Era divertente, quando non si aveva nulla da nascondere: adesso che tutti sapevano che gli mancava qualche rotella, forse, non lo sarebbe stato. Ma Eddie si era imposto di comportarsi come un ragazzo qualunque e avrebbe portato avanti quella recita per il resto della notte - l'avrebbe imposta anche agli altri, finché non gli avessero creduto e chiesto di baciare qualcuno, anziché domandargli che problemi avesse.
-Sì, volentieri.- Rispose, stupendo tutti, persino Norman. Si stava infilando spontaneamente nella tana del lupo e magari per questo sarebbe stato rispettato. Magari avrebbero apprezzato il suo coraggio.
Seduti in circolo sui cuscini c'erano già il ragazzo con il pizzetto che Eddie aveva visto una volta in camera di Richie e Liz.
Annelise si accomodò accanto a lei e poi Malcolm, Brian, Norman, Eddie - il ragazzino si ritrovò spalla a spalla con quel giovane che l'aveva insultato, ma finse che non avesse importanza e non lo guardò neppure.
La cheerleader fece ruotare la bottiglia al centro e, dopo alcuni istanti di trepidante attesa, questa si fermò di fronte alle scarpe slacciate di Pizzetto.
-Leonard.- Uggiolò Annelise, strofinando tra loro i palmi delle mani, quasi che quel Leonard fosse stato un succulento aperitivo.-Obbligo o verità?-
Pizzetto alzò gli occhi al cielo. Eddie immaginò che Annelise fosse particolarmente crudele in quel gioco, ma poteva anche darsi che la canna che il ragazzo stava fumando stesse iniziando a fargli perdere il controllo sugli impulsi motori.-Obbligo.- Rispose.
Annie batté le mani.-Fammi vedere il tatuaggio!-
-Col cazzo, An.- Ribatté l'altro, strascicando un po' le lettere.
-E dai! Hai detto "obbligo".-
-Forza, Lennie.- Si aggiunse Brian, che sorrideva attorno alla bocca della sua bottiglia di birra.-Ormai è andata.-
-Preferisco bere.- Borbottò Leonard, e Eddie si rese conto che effettivamente avevano tutti davanti un bicchierino di liquore pieno fino all'orlo, da buttar giù in caso si fossero rifiutati di ubbidire a qualcosa. Quindi si trattava della versione alcolica del gioco - e perché avrebbe dovuto aspettarsi diversamente? Si trovava in mezzo ad una compagnia dichiaratamente dissoluta.
-Che checca...- Disse Malcolm, probabilmente senza accorgersi che a quel commento si irrigidirono quasi tutti i presenti chiamati in causa.
Annelise si mosse in avanti con uno scatto rapido e tolse la canna arrotolata dalla bocca di Leonard. Questi quasi si gettò su di lei per riprenderla, bloccato dal braccio di Liz.
-An, e che cazzo!-
-Te la ridò, se me lo fai vedere!-
Leonard, realizzando di essere in inferiorità numerica, finalmente si convinse e, sotto lo sguardo atterrito di Eddie, si abbassò pantaloni e mutande per mostrare a tutti il grosso serpente verde tatuato per tutta la curva della natica destra.
Scoppiarono tutti in una fragorosa risata, Annelise batté nuovamente le mani, gioiosa. Liz si teneva lo stomaco, sghignazzando fino alle lacrime.
Leonard si rivestí senza guardare in volto nessuno e tornò a sedersi con la mano protesa, in cui la cheerleader infilò prontamente la canna che gli aveva sottratto.
-Che orrore.- Commentò Brian, tra un attacco di risa e l'altro.
Lennie arricciò il naso.-Ero ubriaco fradicio.-
-Quando non lo sei?- Intervenne Liz a quel punto, spigolosa.
Annelise scoccò un bacio sulla guancia a Malcolm.-Tocca a te.- Gli disse, indicando la bottiglia.
Questa volta si bloccò a metà tra i piedi di Brian e quelli di Norman e, dopo un breve dibattito, si decise che la punta della scarpa di Nor era piú vicina.
-Verità.- Disse il ragazzo.
Malcolm aveva l'aria di uno che assegnasse obblighi piuttosto disgustosi, come mangiare sardine intinte nella crema al cioccolato, per cui Eddie suppose avesse fatto la scelta giusta.
-Scegli una ragazza che ti faresti stasera.-
Eddie trattenne un gemito.
Una ragazza?
-Di quelle nella stanza?- Chiese Norman con indifferenza.
-Sí.-
Norman gettò effettivamente il capo all'indietro per guardarsi attorno, e i suoi occhi vagarono per un po' prima che scegliesse un'affascinante afroamericana con i capelli scuri intrecciati e un trucco scintillante.
Tutti i ragazzi presenti lanciarono un fischio d'approvazione, ad eccezione di Eddie.
-Bel culo.- Aggiunse Brian, continuando a spedire occhiate nella sua direzione. Norman gli prese la testa tra le mani e gliela girò a forza verso lo spazio tra i loro piedi.
-Concentrati, devi girare tu.-
Eddie continuava ancora a pensare alla scena cui aveva appena assistito. A Norman piacevano le ragazze? Non che ci fosse qualcosa di male, ma quando aveva intenzione di dirglielo?
O forse erano i suoi amici a non sapere delle sue tendenze omosessuali?
-Eddie.- Liz gli schioccò le dita smaltate di nero di fronte agli occhi.-Obbligo o verità?- Gli chiese, ripetendo la stessa domanda che doveva già aver ricevuto da Brian, dato che la bottiglia era ferma davanti alle sue gambe incrociate.
-Oh...- Il ragazzino si grattò la nuca, valutando in fretta quante probabilità c'erano che Brian lo umiliasse di fronte a tutti. Poi pensò che Norman gli aveva garantito un periodo di tregua, e di Norman poteva fidarsi, no? No?
-Verità.- Mormorò, e Leonard, accanto a lui, sbuffò.
-Nessuno che abbia mai le palle per un obbligo.- Lo sentí lamentarsi.
Liz gli tirò la barba.-Tu, con un serpente sulle chiappe, non sei migliore.-
-Con quante persone sei stato a letto?- Chiese Brian di punto in bianco, e Eddie si ritrovò a tendersi come le corde per i panni.
Se Brian pensava di avere davanti un verginello da deridere, sbagliava di grosso, ma sicuramente avrebbe potuto ridere della sua ninfomania. Eddie tacque per un po' tra l'imbarazzo e qualche calcolo mentale.
-Cosí tanti?- Annelise sgranò gli occhi, vedendolo in difficoltà: Eddie aveva dovuto iniziare ad usare le dita per tenere il conto.
Era sicuro che Norman lo stesse guardando con una sorta di tradimento nelle iridi chiare, ma neppure lui era stato trasparente, dopotutto.
Siamo pari, si disse il ragazzino, mentre rispondeva:-Forse una trentina.-
Brian e Malcolm si diedero di spalle, e Leonard puntò su di lui due occhi scettici.
-Da quanti anni scopi?-
-Ha già risposto ad una domanda.- Troncò seccamente Norman, ma Eddie decise che il gioco poteva spostarsi su un altro livello.
-Un anno.- Fece, ricambiando l'occhiata antipatica di Pizzetto, che a quel punto tacque, pensieroso.
Liz gli assestò una gomitata.-Invidioso?-
Lo scambio di battute continuò per un po'. Norman rimase in silenzio.
Eddie non aveva risposto alla domanda di Lennie per ferirlo, e nemmeno perché voleva fargli un dispetto di fronte al fatto che probabilmente gli piacessero le ragazze: voleva che i suoi amici lo rispettassero, e sembrava che la loro lingua fosse quella del sesso - lingua in cui Eddie era piuttosto fluente, a dirla tutta. Perché avrebbe dovuto perdere un'occasione del genere? Sperava che Norman l'avrebbe compreso.
Il gioco proseguí senza altri intoppi, Annie scelse un obbligo e Norman le chiese di fare l'imitazione di un orgasmo. L'interpretazione fu talmente ben riuscita che Malcolm non riuscí a connettere per un minuto buono e Liz avvampò, appoggiandosi contro il muro per sparire dietro Annelise, ma solo Eddie si rese conto di lei, e provò pena.
Il ragazzino chiese a Brian quale fosse il posto piú strano in cui l'avesse fatto, e ne venne fuori una storia discutibile, perché il giocatore di football ci aveva dato dentro sui sedili posteriori di un taxi e pareva avesse delle manie di esibizionismo.
Lannie si vendicò dei commenti acidi di Liz costrigendola a telefonare al suo ex (un tale Scott) e dirgli che era incinta.
Eddie, per un breve istante, temette che Liz non avesse davvero un ex ragazzo a cui telefonare e che quello Scott stesse per rivelarsi ciò che era davvero - una bugia con le gambe corte.
Ma sorpendentemente lei tirò fuori il telefono con una faccia di bronzo e telefonò a Scott, tenendolo incollato all'apparecchio per dieci minuti accusandolo di averle rovinato la vita e intimandogli di prendersi delle responsabilità che, Eddie lo sentí anche da dov'era seduto, lo stavano facendo urlare in preda al panico.
Dopo un po' scoppiarono tutti a ridere, incapaci di proseguire con lo scherzo in silenzio, e Scott, compreso il tiro mancino, riattaccò con insulti a profusione.
Eddie era ancora intento a ricostruire nella sua mente le sessualità ambigue delle persone che aveva di fronte: sembravano avere tutti scheletri nell'armadio, c'era qualcuno tra loro sicuro di cosa volesse, che non avesse tradito o mentito?
E lui era sicuramente il primo della lista, se si trattava di essere equivoco rispetto ai propri sentimenti.
Liz prese la bottiglia in mano e la fece girare, nel silenzio generale. Ruotò e ruotò, fermandosi per la seconda volta su Norman.
Il giovane sollevò la testa bionda, un po' seccato.
-Verità.- Annunciò, posando la guancia sul palmo, in placida attesa di una frecciata da parte di Liz.
Eddie vide formarsi sul volto della ragazza un'espressione che non gli piacque per niente.

Hiatus ~ ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora