12. 𝐑𝐨𝐦𝐞𝐨 𝐚𝐧𝐝 𝐉𝐮𝐥𝐢𝐞𝐭

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Harry

«Perché lei è bella e
sarebbe bella anche se fosse brutta.
Perché lei è mia e sarebbe cosa mia anche se fosse di qualcun altro.
Perché io e lei, anche lontani, siamo sempre noi»
-Charles Bukowski

«Buonanotte Giulietta»
«Buonanotte Romeo».

Quelle furono le ultime parole che ci scambiammo io e Olivia.

Il perché non lo so, Lein mi ha dato così tanto fastidio, non posso crederci che stava letteralmente flirtando con Olivia, la ragazza che doveva essere mia, in teoria. "Mia" per modo di dire, non sono niente per lei, come lei lo è per me.

«Dove stai andando?» chiedo a Grace, che scende le scale il più veloce possibile, con un'urgenza impressionante.

«Non sono affari tuoi, se vuoi magari dopo andiamo a prenderci un gelato con Kenny» non pronuncia nome di Olivia, vorrei sapere il perché e come sta, non la sento da più di tre giorni, sicuramente l'Harry di tempo fa avrebbe goduto, sarebbe stato felice e avrebbe potuto riposare un po', ma ora, ora no.

Ho passato notti insonne a pensare a come si fosse offesa Olivia, come l'avessi usata senza che volessi.

Il mio piano era studiato perfettamente, avrei dovuto portarla con me usando la scusa di Daisy, per poi passare la serata interamente con lei e i ragazzi, è anche per questo che non l'ho lasciata parlare tanto con Ed. Volevo passare più tempo possibile, per farle conoscere la mia vita.

Il mio sogno, proprio come mi aveva chiesto lei.

Non ho comunque il coraggio di chiederle della sua amica, mi limito ad annuire e fare un mormorio.

Grace è più grande di me, dovrei portarle più rispetto, ma spesso essendo quello più emergente della famiglia, sono anche quello più irrispettoso, che comanda l'intero albero genealogico, in poche parole.

La fermo prendendola da un braccio, proprio un secondo prima che esca dalla porta di casa.

«Harry, sono in ritardo. Lasciami!» non sono più cosi tanto dubbioso, magari sta andando ad un'appuntamento, ma la voglia di stuzzicarla è tanta.

«Chi è il fortunato?» mostro un ghigno sul viso, un misto tra "ti sto prendendo in giro e rido" e tra "sono serio, ora dimmi con chi cazzo stai uscendo".

«Nessuno! Stai fraintendendo tutto! Vado a casa di Olivia» spinta il rospo, non può resistermi, quando il suo fratellino la stuzzica, cosa che odia nettamente, cede come una foglia dall'albero, in autunno.

Le mie supposizioni erano giuste.

«Vengo anche io» non ho niente da fare, oltretutto. Senza contare che sarei felice e in pace dopo aver chiarito con la mia farfalla, molto probabilmente, anche senza probabilmente. Mi toglierei il senso di colpa di dosso.

«No, ha detto che è urgente e ha sottolineato di non volere avere nessun altro oltre me che disturbi la nostra chiacchiera.» mi dice rigida, sento dei passi dietro di me, è mia madre che ha affianco Robert.

Il loro viso è assonnato, queste notti non sono riuscito tanto a dormire e ne hanno risentito anche loro, aiutandomi con tè tipici inglesi e tisane altrettanto forti, che però non hanno reagito a dovere sulla mia testardaggine, che al mio corpo.

𝙅𝙐𝙎𝙏 𝘼 𝘾𝙊𝙉𝙏𝙍𝘼𝘾𝙏  > ʰᵉˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora