1. 𝐎𝐥𝐢𝐯𝐢𝐚 𝐂𝐥𝐚𝐫𝐤

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Harry

«Non sempre chi sorride è felice.
Ci sono lacrime nel cuore che non arrivano agli occhi»
-Jane Austen

Ho sbagliato.
Sono uno stupido.
Non dovevo farlo.
E mi odio per questo.
Devo solo scordarmelo e rifare tutto da capo, come ho sempre fatto.

«Stai bene, tesoro?» la voce di mia madre mi risveglia dai miei pensieri, la mia mente viaggia nei ricordi più lontani del passato, la finestra dell'auto dove sono seduto sembra infuocata.

Sarà probabilmente per l'estate.
Annuisco solo.

La stanchezza prevale su tutto.
Il viaggio per arrivare a Londra è stato pesante.
Penso alle persone che si stanno godendo tutto questo, mentre io nascondo il vero me da tutti.

Allungo il mio braccio verso mia madre, la tengo stretta a me, perché è l'unica rimasta -insieme a mia sorella e il mio patrigno- ad avere la mia totale fiducia.

Appoggia la testa sul mio petto, mi è mancata davvero tanto.

«Ti voglio tanto bene, mamma. Non sai quanto...» questo è quello che mi mancava fare.

Sentire il calore dei miei cari.
Stargli affianco.
Donare a loro tutto quello che ho, e non parlo di beni materiali, tutt'altro.

Mi sento sbagliato in tutto.
Dai miei capelli ricci e castani, fino alle date tatuate ai miei piedi.

Per non parlare dei miei occhi, troppo prevedibili per i miei gusti. Di quel verde che tutti descrivono color smeraldo, mentre secondo me descrivono semplicemente il mio essere.

La mia storia, quel che sono e che sarò.

«Mamma, siamo arrivati» sussurro, l'autista ferma la macchina davanti al giardino di casa.
Aspetto che mia madre si svegli, è tutto uguale a prima.

La Londra che conosco è ancora uguale.

Il giardino con i fiori, il barbecue, la scalinata posta prima di entrare in casa, il tetto blu e la casa interamente bianca, a due piani.

Esco dal veicolo, mi sento scosso.

Ho sonno, anche se nel tragitto per ritornare a casa non ho dormito perché, semplicemente, non riuscivo.

Aiuto l'autista a tirare fuori dal bagagliaio della mia Range Rover nera, le valigie.

Avrei voluto guidare io la mia macchina, ma mi sarei sicuramente addormentato guidando dall'aeroporto a casa.

«Harry?! Possiamo fare una foto?» ed ecco che devo ritornare ad essere il ragazzo innocente e sempre sorridente.
Che deve rispettare le regole di questo gioco.
Le regole dell'essere un cantante famoso.

Non sono mai scortese con le persone che mi apprezzano, anzi, cerco di essere il migliore possibile.

Anche se vorrei sparire.

Perché è grazie a loro che sono chi sono.
È grazie a loro che posso vivere in pace.
Avere una casa in cui vivere, magari un giorno con la persona che amo e con mio figlio.

Ma può anche non essere, perché in questi 19 anni di vita, ancora nessuno che mi piacesse veramente, ho trovato.

Si deve avere pazienza, lo so.
E l'avrò.
L'ho tutt'ora, mi chiedo solo se esiste veramente la persone perfetta per ognuno di noi.

La ragazza è sull'orlo del pianto.
L'emozione?

La abbraccio, così tanto forte che è lei la prima che se si deve sciogliere dall'abbraccio.
Io so tutto.

𝙅𝙐𝙎𝙏 𝘼 𝘾𝙊𝙉𝙏𝙍𝘼𝘾𝙏  > ʰᵉˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora