«Ripetimi di nuovo quello che hai detto» invitò Andrew, fissando Thomas con i suoi occhi color miele. L'altro si morse l'interno di una guancia e alzò le spalle.
«Ho semplicemente baciato Eliza Trotter» ripeté il più giovane, mentre l'altro scuoteva il capo.
«Ti sei cacciato nei guai. Tutti sanno che Tyler stravede per lei» gli fece notare. Thomas sorrise, alzando gli occhi al cielo.
«Tyler di qua, Tyler di là, quando smetteremo di parlare di lui a scuola? È uno sfigato che ha successo solo grazie alla posizione del padre. Non ho paura di lui» chiarì quindi.
«Tom, non dico che tu debba temerlo, ma fidati: può farti male in modi che nemmeno conosci. È viscido, vendicativo, non puoi nemmeno immaginare quanto può essere stronzo» cercò di metterlo in guardia quindi Andrew, mentre i due iniziavano a scorgere la scuola a pochi metri da loro. Come ogni mattina da un po' di tempo, avevano preso ad andare a scuola a piedi assieme.
«Vorrà dire che lo scoprirò» rispose, aumentando la velocità dei propri passi e raggiungendo l'ingresso dell'istituto. L'altro lo seguì, e i due si apprestarono ad entrare. Thomas vide subito Philip fermo davanti all'aula della sua prima ora, quindi si precipitò da lui. «Buongiorno.»
«Thomas, finalmente. Ascolta, Tyler non l'ha presa bene...» esordì il biondo. Thomas alzò gli occhi al cielo.
«Tutti che mi parlate di Tyler. Non me ne frega un cazzo di come possa aver preso la cosa» ribatté, esasperato.
«Lo so, ma sta andando in giro a dire certe... cose» cercò di spiegargli.
«Cosa?» domandò il moro. L'altro deglutì.
«Premetto che io non ho alcun problema, ma si dice che il tuo tutore sia gay, e che abbia tipo molestato il coach» confessò. Thomas spalancò gli occhi e scoppiò a ridere di gusto.
«Molestato il coach? Jackson è gay, e per inciso la cosa non dovrebbe creare scalpore al giorno d'oggi, ma per favore, non parliamo di molestie» chiarì.
«Tyler sta tirando su un casino, vuole far fuori te e il coach perché ha paura di non vedere più il campo. Crea sfiducia nei tuoi confronti. So che è brutto da dire, ma la squadra non... accetterebbe facilmente l'omosessualità di Jackson, né tantomeno quella eventuale del coach» spiegò quindi Philip.
«Scusa, non capisco una cosa: esattamente, la squadra cosa dovrebbe accettare? Cioè, non si chiede a me, a te o a nessun altro di scoparsi un uomo. È una cosa che riguarda Jackson e, eventualmente, il coach. Cosa dovrebbe mandare giù la squadra?» tentò di capire. Philip alzò le spalle.
«Onestamente non lo so, ma ti guarderanno diffidenti, lo faranno anche col coach. Faranno commenti, ti renderanno la vita impossibile. Quindi, prima riesci a mettere a tacere Tyler, prima questa situazione si placherà. Altrimenti, rischiamo che esploda e diventi veramente ingestibile. E se riuscisse a far cacciare il coach...» suggerì il biondo, quando una voce alle spalle di Thomas li interruppe.
«Bene bene, eccolo qui, Thomas Gayrrington. Anche tu condividi le stesse tendenze del tuo pseudo genitore?» chiese Tyler. L'altro chiuse gli occhi per un momento, tentando di raccogliere le forze necessarie per gestire quella conversazione, quindi li riaprì e si voltò, sorridendo.
«Buongiorno Tyler. Vedo che oggi hai anche utilizzato il cervello per la prima volta nella tua vita, e hai coniato un nomignolo quasi divertente. Potresti usarlo anche per evitare di dire stronzate, ma con calma ci arriveremo: un passo per volta!» lo schernì, a quel punto, Thomas. L'altro serrò la mandibola evidentemente, e alzò il tono di voce.
«Quello che ha fatto il tuo tutore – come si chiama? Jonathan? – è grave. Ha molestato il coach. O magari lui era consenziente? Abbiamo un allenatore finocchio?» tentò di provocarlo.
«La vita privata del coach, di Jackson o di chiunque altro non credo debba interessarti. O mi sono perso qualcosa e ora scrivi per Vogue?» rispose per le rime Thomas.
«Mi interessa quando si tratta della mia squadra. Non lo voglio un allenatore che mi guarda in spogliatoio» ribatté Tyler, generando mormorii di assenso negli altri giocatori della squadra che si erano avvicinati. Attorno a loro vi era una grande mole di studenti, interessati dalla discussione. Thomas scoppiò a ridere di gusto.
«Se anche fosse, stai tranquillo che sicuramente nessuno guarderebbe te» disse, facendo ridere anche qualcuno dei presenti, incluso Philip.
«Lo vedi cosa fai? Stai rompendo lo spogliatoio, stai distruggendo la squadra e rovinando tutto. Non te ne rendi conto? Da quando sei arrivato, ci sono solo problemi. Sei una feccia, nient'altro» lo insultò. Thomas sospirò rumorosamente.
«Vi ho fatto vincere. Se la squadra avesse aspettato te, la stagione sarebbe più che finita. Non ho intenzione di ascoltare i tuoi insensati insulti nei miei confronti. Sei disperato, sei un povero raccomandato che non è in grado di accettare una sconfitta. Corri da papà e vai a piangere da lui perché non sei un quarterback abbastanza bravo. Ora, se permetti, ho lezione» tentò di concludere, voltandosi. Vide Philip che gli sorrideva, quindi si sentì meno appesantito. Riuscì però a fare solo due passi, prima che l'altro ribattesse.
«Lo vedi, sei uno schifoso frocio, proprio come Jackson. Anzi, a pensarci bene, sarebbe dovuto morire assieme a tuo fratello» rispose. Thomas si fermò e la sua espressione mutò di colpo. Notò Philip che spalancava gli occhi e gli faceva un cenno di ignorarlo, ma non poteva. Si girò di colpo, fece i quattro passi che lo separavano da Tyler e gli sferrò immediatamente un destro al volto che lo fece cadere a terra. Lo sollevò per il colletto e lo sbatté contro un muro, poi gli menò un altro pugno sul viso e vide che sanguinava.
«Ripeti di nuovo quell'insulto riferito a Jackson, e non essere il quarterback titolare sarà solo l'ultimo dei tuoi problemi» lo minacciò, lasciandolo poi andare. L'altro cadde nuovamente a terra, evidentemente stordito dai potenti colpi di Thomas. A quel punto, un paio di insegnanti intervennero nella vicenda, fiondandosi e cercando di separare gli atleti della squadra che, schieratisi in due diverse fazioni, stavano per scontrarsi fisicamente. C'era chi dava ragione a Tyler e chi, invece, sosteneva Thomas. La marmaglia venne smantellata poco dopo, anche se servirono almeno quattro professori per convincere tutti ad andarsene. Uno di essi, però, trattenne Thomas e gli intimò di recarsi nell'ufficio del preside. Grandioso, pensò lui, procedendo a passo svelto verso l'unica persona che, sicuramente, avrebbe fatto il possibile per danneggiarlo.
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Un Nuovo Inizio
Teen FictionSe avessero chiesto a Jackson Hunt come si sarebbe immaginato a 26 anni, non avrebbe certo risposto vedovo e tutore di un adolescente, Thomas Garrington, in una piccola e sperduta cittadina dell'Oregon. Eppure, a volte la vita riserva sorprese all'a...