«Ehi» lo dico sussurrando, allungando un braccio e sfiorando il suo con le dita. «Ci sono qui io. Va tutto bene. Allontana i demoni.» Hunter non risponde, la mascella contratta, lo sguardo abbassato. Avverto la sua tensione gravitare nell'atmosfera, la sento premere contro il palmo della mia mano, attraverso la stoffa dei vestiti. È il suo rimanere in silenzio che allontana da me ogni tentivo di sollevargli lo spirito. Gli sto dicendo che può fidarsi di me, della sua migliore amica Eve che sta perendo insieme a lui, pian piano, sotto il peso di una vita che è diventata insopportabile. Sto cercando in tutti i modi di farlo evadere da quella prigione di dolore che si è formata intorno a lui, intorno a tutti, opprimendoci in una morsa infernale che ci toglie il fiato, uccidendoci pian piano, giorno dopo giorno. Ma se lui non reagirà, se non afferrerà la mia mano prima che sia troppo tardi tutto sarà inutile.
«Hunter, ti scongiuro.»
Cerco di imprimere alla mia voce una sfumatura decisa, o perlomeno credibile, ma non sono sicura che il tentativo riesca così bene. Detesto i momenti come questo, quando vorrei dire tante cose ma finisco per dire la cosa sbagliata, perchè le parole mi si aggrovigliano in bocca prendendo pieghe diverse. Sono sempre stata io, fra noi due, a prendere in mano situazioni così particolarmente complicate, io quella che ridava forza e speranza a lui, quella che offriva la sua mano per aiutarlo a rialzarsi. Io sono più forte di lui. Ma ora non so che cosa fare per aggirare questa situazione. Mi piacerebbe avere l'appoggio di mio padre, ma il suo tempo è perduto, ormai. Mi piacerebbe avere l'appoggio di mia sorella, ma è troppo piccola e non saprebbe nemmeno mettere un piede fuori di casa, se fosse da sola. Mi sento impotente come mai mi è capitato in vita mia. Siamo dall'altra parte del campo, a chilometri e chilometri dalla salvezza.
«Domani ti va di andare a caccia?» chiede Hunter all'improvviso, voltandosi per la prima volta verso di me. Il crepitio del fuoco copre per buona parte la mia risposta incredula.
«Io e te?» gli faccio eco, mentre incredulità e compiacimento si mescolano nella mia voce. Lui annuisce piano, mentre stende le gambe davanti a sé e sospira. «Abbiamo quasi terminato le scorte di cibo»
«Sai che non so cacciare.» ribatto, scuotendo la testa.
«Beh» Hunter si schiarisce la gola, «credo sia arrivato il momento di imparare.»
E finalmente capisco. So perché lo sta facendo, questo gioco di insegnarmi a cacciare; per dirigere la sua mente altrove, lontano da tutto, verso qualsiasi cosa che non sia la famiglia che ha perduto. In una piccola, recondita parte della mia anima, qualcuno gioisce. Lo sta facendo, ci sta riuscendo. Sta allontanando i suoi demoni interiori. «Almeno per un giorno non penserò alla mia famiglia» continua in tono basso, greve. «Dovresti farlo anche tu.»
Un moto di tristezza mi assale, colpendo violentemente le mie percezioni. Rendendomi di nuovo schiava dei ricordi, degli eventi del passato. Non voglio e non posso vivere così, preda di attacchi di nostalgia per tutta la vita. E dev'essere così che si sente anche Hunter.
«D'accordo» rispondo alla fine, cercando di abbozzare un sorriso, ma riuscendo solo a tirare fuori una smorfia deforme. Non c'é niente per cui valga la pena sorridere. Non più. «Spero che sia rimasta un po' di selvaggina, nel bosco» commenta lui, guardandomi con quella che ricorda tanto una sfumatura di dolcezza. Fisso le pagliuzze dorate che nuotano nelle iridi castane dei suoi occhi. Quegli occhi tanto tristi, amareggiati, in cui la luce ha smesso di brillare. "Ci riusciremo, Hunter. Andremo avanti" penso con orgoglio. "Dobbiamo farcela."
«Suppongo che gli Inglesi non si siano presi la briga di controllare i boschi. É successo tutto troppo in fretta» dico, cercando di crederci con tutta me stessa. «Hai ragione» concorda lui, senza alcun tipo di sfumatura nella voce. Annuisco, lentamente. Domani imparerò a cacciare. Non lo sto facendo per me, detesto prendere in mano qualunque tipo di arma, nonostante l'arco sia una tradizione di famiglia. Lo sto facendo per lui. Il mio migliore amico. Per cui darei la mia vita, se venisse rapito e me la chiedessero come riscatto.
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U T A K A
ParanormalEstratto dal romanzo: [...] "Riportala indietro!" grido, cercando di sovrastare il frastuono, gli spari e le urla. "Hunter, ti supplico." Il ragazzo stringe più forte la mia mano, al di là delle sbarre, fissandomi con uno sguardo determinato. "La ri...