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23 MARZO 2019

Per questo penultimo sabato di Marzo ho optato per una bella passeggiata familiare al giardino botanico di Brooklyn nel pomeriggio. L'ultima e volta che ci ho messo piede è stato con mia madre, prima ancora che scoprisse della malattia, soprattutto i primi mesi del nostro trasferimento a New York. Andava pazza per la natura, le piante erano la sua casa e quello era il suo posto preferito di New York. Passava le giornate a creare ed immaginare design, molti dei quali floreali. Era conosciuta specialmente per l'armonia che riusciva a creare tra tessuto e piante, aveva il dono di riuscire a dare vita al tessuto anche solo grazie a dei piccoli particolari. Era veramente brava in ciò che faceva, i suoi rivali temevano le sue qualità e ciò che riusciva a far esplodere con i suoi disegni. Fin quando la malattia non l'ha obbligata a fare marcia indietro ed occuparsi di stessa, l'ha rallentata, gli ha tolto quella voglia di vivere che ha sempre avuto, nonostante tentasse in tutti i modi di non mostrarlo.

E' stato un fulmine a ciel sereno, forte e tagliente, l'ha buttata a letto, quel letto dal quale non è più riuscita ad alzarsi. E' più di un anno che non tocco il suo album da disegno e da quando è morta non sono riuscita ad aprire lo scatolone, con i beni che aveva alla clinica, che Havana ha portato al mio appartamento. Sono tornata al mio appartamento per impacchettare le ultime cose da trasferire all'appartamento di Axel. Abbiamo deciso di trasferirci lì in modo permanente. è sicuramente la decisione migliore da prendere in questo momento, soprattutto con un Nathan ancora molto sensibile che non vuole nemmeno tornare all'asilo. Ammetto che mi spaventa l'idea, nonostante abbia passato le ultime settimane all'attico, mi spaventa questa certezza. Ne sono felice, molto, sono stata io a proporlo ad Axel e lui non ha esitato nemmeno un secondo, eppure non riesco ad evitare di sentire questo piccolo pugno che mi si forma nello stomaco. Mi sembra sia accaduto tutto fin troppo rapidamente per i miei standard, ci manca che ci sposiamo domani ed il pacchetto è completo.

Axel ha deciso di aiutarmi e per la prima volta apro lo scatolone che avevo tenuto chiuso in un angolo della camera.

"Sono rimaste più cose di quanto pensassi, considerando che ce ne sono già una montagna alla suite"

"Non esagerare, sono pochi i vestiti che ho lì, adesso che lo stipendio è tutto per me stessa, aspettati che la montagna cresca in fretta" Axel ride, a differenza mia. Pensare di avere uno stipendio col quale non debbano essere pagate le spese di mia madre, fa più male che sapere di dover lavorare al Hole per potermele permettere.

"Altri vestiti? Oppure nascondi giocattoli erotici di cui non sono a conoscenza?" chiede Axel avvicinandosi allo scatolone che ho aperto e vede che continuo a fissare timorosa come se potesse darmi la scossa.

"Sono le cose che mia madre aveva alla clinica" si legge subito sul suo volto quanto si colpevolizza per il commento che fatto sui giocattoli erotici e gli lascio un piccolo bacio sulla guancia per tranquillizzarlo, sta solo cercando di allentare la tesa atmosfera.

"Averli qui è solo un reminder del fatto che lei non c'è più, ma non ho nemmeno il coraggio di buttarle"

"Sono un ricordo, è un bene avere ricordi delle persone amate D, ci permettono di averle accanto nonostante non sia più così. So che fa male, ma queste cose saranno sempre imprimate dell'aura di tua madre, vedila come un'opportunità per averla ancora con te, anche se solo nei tuoi ricordi"

Axel sa sempre come tirarmi su e darmi coraggio nei momenti più difficili, vorrei poter saper fare lo stesso con lui. Il blocco da disegni di mia madre è come lo ricordavo, pieno di fiori disegnati sulla facciata grazie al suo magico tocco. Eppure c'è qualcosa di diverso, i fiori non sono gli stessi dell'ultimo blocco sul quale ricordo abbia fatto le sue ultime creazione.

The red rose ¥ sequel The red holeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora