4

214 33 9
                                    


«Wow.» sussurrò Jane, spalancando alla vista della sua cabina. Era enorme, proprio come quella di Uncino, forse solo un po' più piccola. Di fronte c'era una scrivania con una sedia e accanto un letto singolo, ricoperto da dolci lenzuola bianche. Sul lato sinistro, c'era un armadio e una finestra, la quale affacciava sul mare e sulla terra ferma.

«Ti piace, mia cara?» la ragazza annuì sorridendo. Si allontanò dall'uscio della camera e fece un giro intorno alla scrivania, accarezzando il legno e notando come fosse ben curato. Non c'era nemmeno un piccolo graffio su di esso e lo stesso valeva per gli altri immobili della camera. Le lenzuola non presentavano piegature e le pareti non erano rovinate, segno che la stanza non era mai stata abitata.

«La conservate per qualcuno...c-capitano?» le chiese Jane, guardandolo dolcemente. Uncino si morse il labbro e le rivolse uno sguardo malinconico, come se quella domanda avesse risvegliato vecchi spiriti del passato.

«Nessuno.» rispose duro, rivolgendo una fredda occhiata alla ragazza e allontanandosi dalla stanza.

«Puoi iniziare a sistemare le tue cose.» le disse Spugna, cercando di distrarla dalla situazione.

«Non ho niente, con me. insomma, mi avete rapita, dopotutto...» le rispose Jane, mettendo le mani nelle tasche della sua salopette chiara e dondolandosi sulle caviglie. «Cosa è successo al capitano?» spugna deglutì, nervoso.

«D-deve esserci qualche emergenza, m-mia cara...» la ragazza alzò un sopracciglio.

«Mi sembra che sia tutto tranquillo sul vascello, Spugna.» l'uomo si guardò intorno, disorientato.

«Allora, h-hai sempre voluto essere u-una pirata?»

«Non cambiare argomento, spugna.» rispose jane, ridendo sotto i baffi per la reazione del pirata. Egli rimase in silenzio, non sapendo cosa dire. «Se non vuoi dirmelo, lo scoprirò da sola.» la ragazza fece per uscire dalla porta, ma spugna le si posizionò davanti.

«M-non posso permettervi di passare, s-signorina.» Jane si morse il labbro, pensando a un modo per uscire dalla camera.

«Non c'è ne bisogno, spugna. il capitano è accanto all'albero maestro. Avevi ragione, deve esserci stata una falsa emergenza.» disse la giovane pirata, sorridendo. Spugna si girò, cercando con gli occhi Uncino e Jane ne approfittò per scappare e correre verso la cabina del capitano della Jolly Roger.

«Dov—no, f-ferma!» Jane corse su per le scale, ma si bloccò davanti alla cabina del capitano, leggermente socchiusa. La ragazza si avvicinò lentamente, cercando di spiare il pirata. Uncino sostava davanti la finestra, con le braccia conserte dietro la schiena e le dita sull'uncino.

«Maledetto Peter Pan!» urlò il pirata, avvicinando alla sua scrivania e buttando a terra tutto quello vi era sopra. Jane sobbalzò per lo spavento e si mise una mano sulla bocca per non fare rumore. «Se solo potessi sapere dove si trov—» la ragazza cacciò un piccolo urlò, poiché spugna le afferrò la vita da dietro, allontandola dalla cabina.

«Cos'è stato?!» urlo il capitano, dopo aver sentito l'urlo di Jane. Alla ragazza iniziò a battere forte il cuore e la paura iniziò a impossessarsi di lei. Spugna deglutì spaventando, lasciando la presa dalla vita di jane. «Cosa sta succedendo qui, Spugna?!» uncino uscì di corsa dalla sua cabina, spalancandone la porta.

«E-ecco, vede, c-capitano...» Spugna si tolse il cappello rosso e se lo sfregava sulle mani, agitato. Gli occhi di Uncino, passavano dal suo primo ufficiale alla giovane pirata in cerca di risposte.

«È s-stata colpa mia...» sussurrò Jane, abbassando la testa, spaventata. L'aveva detto per difendere Spugna, che era stato sempre gentile con lei e non voleva che si prendesse la colpa al posto suo. «I-io...vi stavo spiando, c-capitano.» Spugna fece per mettersi davanti all'esile corpo della giovane pirata.

«Levati di mezzo, Spugna.» Uncino spinse via il suo primo ufficiale, ritrovandosi faccia a faccia con Jane. La ragazza abbassò la testa, in preda al panico. «Seguimi.» le disse, entrando nella propria cabina. La giovane pirata camminò lentamente dentro la stanza, fermandosi davanti alla scrivania. Il capitano chiuse la porta con un calcio, facendola sussultare. «Cosa stavi facendo, mia cara?» le chiese, camminando per la stanza.

«S-spiando..» sussurrò Jane.

«Ti ho permesso di diventare un membro della mia ciurma, ho giurato di non farti del male e ti ho perfino dato una cabina che per me aveva e ha, ancora, un grande valore. E tu come mi ricambi? Spiando il tuo generoso capitano in momenti che nessun mozzo della tua taglia dovrebbe mai esserne a conoscenza!» il pirata si avvicinò alla propria scrivania, restando dal lato della ragazza, e tirò un calcio alla sedia.

«M-mi dispiace...»

«Cosa hai visto?» le chiese Uncino, chiudendo gli occhi e facendo un respiro profondo.

«Niente...» il capitano le afferrò il mento con la mano buona, facendole cadere il cappello da pirata dalla testa e costringendola a guardarlo negli occhi.

«Cosa hai visto?!» le urlò, mentre le stringeva guance con la mano. Jane si sentì morire: aveva paura e delle lacrime stavano per farsi spazio tra i suoi occhi.

«V-voi, davanti alla f-finestra...poi è a-arrivato Spugna.» il capitano la guardò dritta negli occhi e, notando il suo terrore, la lasciò andare, andandosi a sedere davanti la sua scrivania.

«Sei congedanda.» le disse, posando lo sguardo su delle carte geografiche. Jane guardò un'ultima volta il pirata e uscì di corsa dalla cabina, andando a chiudersi nella sua stanza.

JANE PAN: LA FIGLIA DI PETER PANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora