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21 Agosto 2020.

Un tuono squarciò il cielo, facendo tremare ogni cosa. La pioggia cadeva velocemente, creando pozzanghere di acqua e fango per la strada. Londra era nota per i suoi temporali estivi, i quali riuscivano sempre a rovinare quella che sembrava una normale giornata d'estate. Le strade erano deserte, tranne per qualche macchina che sfrecciavano sull'asfalto bagnato, finendo per riempire il marciapiede d'acqua. A correre su di esso, c'era una ragazza, bagnata dalla testa ai piedi; indossava una tipica salopette di jeans estiva, una maglietta bianca delle Adidas dello stesso colore. Attraversò la strada e per poco non rischiò di essere investita; tirò fuori un paio di chiavi dalla tasca e salì le scalette di quella che sembrava essere la sua abitazione. 

La ragazza entrò di corsa in camera e si chiuse la porta alle spalle, sbattendola. Un sospiro uscì dalle sue labbra, mentre si sistemava i suoi capelli castani dietro le orecchie. I suoi tondi occhiali, pieni di gocce d'acqua, le scesero sul naso e li risistemò, portando a coprire del tutto gli occhi color nocciola. Le scarpe, piene zeppe di acqua piovana, lasciavano delle enormi impronte sul pavimento bianco e marmoreo.

«Ciao, Wendy.» un uomo sostava sul suo letto, con una gamba sopra l'altra. Gli occhi della ragazza risalirono il corpo dello sconosciuto partendo dai suoi stivali neri, con un teschio inciso, fino al cappello piumato, rosso come la giacca che indossava. «Sorpresa?» la sua voce era profonda e inquietante, tanto da farle venire i brividi. «Non ti ricordi di me?» una risata uscì dalle labbra dello sconosciuto, coperte da baffi neri, proprio come i suoi lunghi riccioli. «Forse devo rinfrescarti la memoria: sono il capit-»

«Capitan Giacomo Uncino.» sussurrò la ragazza. Alla vista del suo enorme uncino, che si trovava al posto della mano destra, subito riconobbe lo sconosciuto seduto sul suo letto.

«Allora ti ricordi.» un sorriso lasciò le labbra di Uncino. «Ti starai chiedendo cosa ci faccio qui, non è vero...Wendy?»

«W-Wendy? Io non sono Wendy.» replicò la ragazza. «Sono Jane...sua figlia.» il capitano spalancò gli occhi. Ci fu un attimo di silenzio, poi l'uomo si alzò dal letto e guardò sorpreso Jane.

«Spugna! questo è il nostro giorno fortunato: siamo venuti qui per rapire Wendy e convincere Pan a tornare sull'isola, ma abbiamo trovato la loro figlia.» urlò Uncino. Un uomo basso, grassottello e con un buffo cappello rosso di avvicinò al capitano. «La primogenita dei due, l'unica persona a cui Peter Pan ha trasferito tutti i suoi poteri. Se portiamo la ragazzina con noi, l'isola rinascerà e potrò finalmente essere io a comandarla!» Il capitano fece segno a un uomo della sua ciurma di avvicinarsi. Un pirata tirò fuori delle corde e provò a legare Jane, ma la ragazza fu più veloce e gli tirò un calcio, facendolo cadere. Uncino e spugna ne furono sorpresi. Un altro membro dell'equipaggio della Jolly Roger provò ad avvicinarsi, questa volta attaccando alle spalle, ma la ragazza riuscì a stendere anche il secondo. D'un tratto, una mano le afferrò i capelli, costringendole a piegare la testa all'indietro, e un uncino freddo si posò sul suo collo.

«Non ti conviene giocare con me, ragazzina.» jane deglutì, spaventata. Il capitano allentò la presa dai capelli della ragazza ma, prima di spingerla tra le braccia di un pirata, le graffiò la guancia destra con il suo uncino. Jane mugolò, a causa del bruciore, mentre veniva legata con le mani dietro la schiena. Il pirata la prese sulle spalle ed uscì dalla stanza, passando dalla finestra. La ragazza si guardò intorno: la propria camera diventava sempre più piccola e la pioggia le aveva bagnato di nuovo tutti i capelli. L'uomo che la tratteneva strinse di più la presa, facendole strizzare gli occhi per il dolore mentre attraversava la passerella per salire su un'immensa nave pirata: il Jolly Roger.

«Issate l'ancora e le vele, facciamo rotta all'Isola Che Non C'è! Muovetevi, cani rognosi!» sulla nave c'era un grande trambusto: tutti i membri della ciurma correvano sparsi per il vascello, mentre il capitano dava loro ordini, minacciandoli con il suo uncino.

«Capitano, cosa ne facciamo della ragazzina?»

«Legatela all'albero maestro!» Jane fu messa a terra e due pirati la spinsero contro l'albero maestro della nave, facendole sbattere la schiena contro di esso. «Io e te parleremo più tardi.» uUncino si avvicinò alla ragazza, con un sorriso stampato sul viso. Le accarezzò il graffio con il suo uncino poi si allontanò di corsa, andando verso il timone.

La nave volava alta nel cielo e Lane non poté credere ai suoi occhi: stava sognando, non era così? Il Jolly Roger puntava verso la seconda stella a destra, volando a una velocità assurda.            Jane chiuse gli occhi: non riuscì a capire cosa stesse succedendo, ma un forte vento si sprigionò contro di lei e la nave, mentre attraversarono le stelle. D'un tratto l'aria si fece più pesante e l'atmosfera cercava di risucchiarli.

«Capitano, terra in vista!» il vascello entrò finalmente all'Isola Che Con C'è: Jane riaprì gli occhi, sentendosi subito più leggera. Il vascello pirata volava sopra il mare, mentre il sole sorgeva.

l'Isola Che Non C'è iniziava a svegliarsi, come se stesse dormendo da secoli: il ghiaccio si era sciolto, i fiori si erano tutti aperti, proprio come se fosse tornata la primavera dopo un lungo inverno.

«Capitano, guardate!» urlò Spugna, indicando il cielo. « É spuntato il sole!» Uncino e i suoi uomini si guardavano attorno, più che sorpresi. Il Jolly Roger scese di quota, posizionandosi in acqua, vicino alla costa. L'ancora fu lanciata in mare e il vascello fu ormeggiato.

«Uomini della ciurma!» il capitano alzò le mani al cielo e il silenzio cadde tra i pirati. «Abbiamo riportato l'isola al suo antico splendore!» urla e applausi si innalzarono subito dopo le parole del capitano, il quale si allontanò dal timone e camminò dritto verso Jane. «Tu sarai la nostra salvezza.» le disse, confondendola ancora di più. La ragazza aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma si ritrasse subito, a causa del capitano. «Risparmia la voce, mia cara. Avremo modo di parlare.» Il capitano sorrise, stringendo la spalla sinistra della ragazza con la mano buona, mentre con l'uncino tagliava le corde. «Chiedo venia per i modi barbari usati nei tuoi confronti ma, ahimè, non c'era altro modo per portarti qui.» successivamente tagliò anche le corde che legavano le mani della ragazza. «Seguimi.» le disse, conducendola verso la propria cabina.



Spazio Autore? 

Vi scrivo qui una piccola precisazione: la Wendy citata in questa storia non è la stessa che Peter Pan ha portato sull'isola tempo prima, bensì è una sua nipote, poiché questo racconto è ambientato nel 2020.

JANE PAN: LA FIGLIA DI PETER PANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora