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Giglio Tigrato correva per l'Isola che non c'è con ancora l'arco in mano: aveva i vestiti sporchi di fango e il cuore in gola. Il suo intento era quello di raggiungere il nascondiglio di Jane per avvertirla di un improvviso attacco dei pirati e non farsi trovare impreparata, ma purtroppo non era a conoscenza di cosa sarebbe successo a breve; a pochi metri da lei, Giacomo Uncino e i suoi uomini si muovevano veloci ma silenziosi per evitare di essere scoperti. Dall'altra parte dell'isola, all'albero dell'impiccato, Jane dormiva sdraiata sul letto, ma il suo non era per niente un sonno piacevole: si agitava, mugolando frasi incomprensibili, mentre davanti ai suoi occhi si manifestava una scena piuttosto strana. Sulla Jolly Roger, Uncino stava duellando contro un ragazzo, piuttosto giovane, probabilmente sui ventina d'anni; dopo diversi colpi di spada, ci fu un urlo e Jane riuscì a riconoscere la voce di Spugna. Entrambi si girarono e dalla cabina del capitano ne uscì una bambina che iniziò a correre verso il pirata, ma si bloccò quando vide la spada; un sospiro uscì dalle sue labbra e il suo volto divenne triste, quasi deluso. 

«Aah!» Jane si svegliò di scatto e batté la testa contro il soffitto; sbuffò, stropicciandosi il viso con le mani. «Che strano sogno...» sussurrò, alzandosi lentamente e camminando verso l'uscita del nascondiglio. La luce del sole era piuttosto forte e la ragazza dovette coprirsi gli occhi con le mani; si guardò attorno, seppure non stesse cercando niente in particolare. Nella sua mente vi era ancora l'immagine di quelle bambina sulla Jolly Roger: le sembrava familiare, ma non riusciva a ricordare dove l'avesse già visto. 

«Sei ancora qui?!» una vocina stridula la fece sobbalzare: Trilli. «Non avevi detto che saresti andata via?» disse volandole intorno.

«Non so volare, Trilli: sai che è l'unico modo per lasciare l'isola.» Jane incrociò le braccia al petto. «E prima che tu possa dirmi che dovrei imparare, sai benissimo che non posso.» la fatina fece uno strano verso, poi si appoggiò sulla spalla della ragazza.

«Posso accettare la tua presenza solo per qualche altro giorno, ma non chiedermi di abituarmi ad averti intorno.» 

«Mi accontenterò; per caso andavi da qualche parte?» Campanellino scosse la testa. «Mi piacerebbe vedere il mare, mi accompagneresti? Non so per dove passare, sono terribile ad orientarmi.»

«Va bene, ma solo perché non ho niente da fare!» la ragazza rise leggermente e iniziò a camminare, seguendo le indicazioni della fata. Qualche minuto che le due ebbero lasciato il nascondiglio, Giglio Tigrato uscì dalla giungla, correndo verso di esso.

«Jane!» urlò, guardandosi intorno. Si mise una mano sulle labbra, sperando di non aver attirato l'attenzione e tirò la corda che apriva l'ingresso dell'Albero dell'Impiccato. «Sei qui?» sussurrò mentre squadrava il luogo con gli occhi; quando vide il letto sfatto, capì che era già uscita.

All'esterno, i pirati giunsero a destinazione e quando il loro capitano notò l'ingresso del nascondiglio aperto, gli si illuminarono gli occhi. Sorrise soddisfatto e fece segno ai suoi uomini di fare silenzio ma non riuscì ad avvicinarsi, poiché la principessa indiana ne uscì abbastanza furiosa e s'inoltrò di nuovo nella foresta. 

«Capitano, questo non è il vecchio nascondiglio di Peter Pan?» chiese il nostromo, avanzando lentamente.

«Avrei dovuto pensarci prima: questo era l'unico luogo dove la ragazzina avrebbe potuto nascondersi.» ghignò ed iniziò ad avvicinarsi all'albero; Giglio Tigrato aveva lasciato la "porta" aperta, perciò per il pirata fu facile entrare. Non cercò di essere silenzioso e non esitò nemmeno per un momento: aveva la vendetta tra le mani e non voleva lasciarsela sfuggire. «Dannazione!» la ciurma della Jolly Roger mormorò spaventata: il loro capitano uscì di corsa dall'Albero dell'Impiccato e cacciò l'uncino sul tronco di esso. «Non è qui.» i suoi diventarono rossi e l'equipaggio fece qualche passo indietro, spaventato. «Ci apposteremo, anche al costo di restare qui fino a tarda notte.» uno dei suoi uomini sbuffò e alzò gli occhi al cielo; per sua sfortuna, Giacomo Uncino se ne accorse. «Hai qualcosa da controbattere, Noodler?» disse avanzando furiosamente verso il pirata.

«Con tutto il rispetto, capitano, ma sono giorni che corriamo dietro una stupida ragazzina. Non potremmo semplicemente lasciar perdere questa vostra insulsa vendetta e tornare ad essere dei pirati come prima?» Uncino gli sorrise e chiuse gli occhi annuendo; in un attimo, il suo uncino graffiò il collo dell'uomo, il quale si accasciò a terra, senza vita e sanguinante. 

«Qualche altro intervento?» l'equipaggio scosse la testa; in seguito, nascosero il corpo del pirata dietro un cespuglio, mentre il loro capitano si puliva l'uncino. «Tenete pronte le armi, cani rognosi: potrebbe non essere sola.» i pirati si appostarono intorno al nascondiglio, disposti a cerchio, in modo da poter assaltare e accerchiare la ragazza senza troppa fatica.

JANE PAN: LA FIGLIA DI PETER PANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora