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«Mi avete fatto chiamare, capitano?» Spugna entrò nella cabina di Uncino e si chiuse la porta alle spalle.

«Prendi quel cappello dal mio pavimento e riportalo a quell'insulsa ragazzina.» gli rispose con una voce roca, mentre beveva del rum. Il suo nostromo annuì e si piegò per prendere il cappello da pirata di jane.

«Capitano, non siete stato troppo duro con quella ragazzina?» Uncino alzò un sopracciglio e ghignò leggermente. «si è chiusa nella sua cabina a piangere...» aggiunse poi.

«Non è una bambina, Spugna. È abbastanza matura da sapere qual è il comportamento giusto da seguire. Nessun uomo della mia ciurma deve permettersi di mancarmi di rispetto in quel modo! Donna o meno, è comunque un pirata del Jolly Roger, perciò deve eseguire i miei ordini come il resto della ciurma.» il pirata fece un sospiro.

«Capitano, come mai siete così interessato a questa ragazzina?» gli chiese Spugna, stringendo il cappello tra le mani.

«Non ci avrai fatto caso, Spugna, ma ha una cicatrice, proprio sulla fronte...» sussurrò Uncino, sorridendo leggermente. Il nostromo spalancò gli occhi.

«Non pensate che—»

«Ma cosa vai a pensare, Spugna?!» il pover uomo deglutì. «È la figlia di peter pan, il mio più grande rivale. Il mio piano è quello di convincerla a stare dalla mia parte in modo da poter sconfiggere quell'insolente di suo padre!» Uncino si alzò dalla poltrona e lasciò il bicchiere, ormai vuoto, sulla scrivania.

«Ma, capitano, dimenticate che ormai Peter Pan è cresciuto e ha perso tutti i ricordi della sua infanzia.»

«Dovrà pur venire a salvare la propria figlia, razza di idiota!» Spugna sobbalzò.

«C-certo, capitano.»

«Ora vai Spugna, ho bisogno di riposare.» egli fece per girarsi, ma fu bloccato da Uncino. «Un'altra cosa, Spugna: riporta quel capello alla mocciosa e dille che stasera cenerà con me, che lei lo voglia o meno.»

«Capitano, se volete conquistare la fiducia di quella ragazzina, dovreste cercare di essere più...gentile con lei, altrimenti non si fiderà mai di voi.» Uncino batté l'uncino contro la scrivania.

«Stai dicendo come devo comportarmi, Spugna?» disse, avvicinandosi a lui e mettendogli la punta dell'uncino sul naso.

«A-assolutamente no, c-capitano.» disse il vecchio pirata, trattenendo il respiro.

«Bene.» rispose, aggiustando gli occhiali del pirata.

«G-grazie.» rispose il vecchio pirata, ricominciando a respirare quando il suo capitano allontanò l'uncino dal proprio viso.

«Adesso levati di torno, ratto di fogna!»

«Subito, capitano.» disse il nostromo, scattando verso la porta. Corse giù per le scale fino ad arrivare davanti la cabina di Jane. Bussò leggermente e aprì la porta, trovando Jane seduta sul letto. Aveva il viso bagnato e gli occhi rossi, segno che non aveva ancora smesso di piangere.

«Non voglio vedere nessuno, al momento.» sussurrò, portando le ginocchia al petto e girando il viso verso la finestra. Il pirata si chiuse la porta e le si avvicinò, sedendosi poi sul letto accanto alla ragazza.

«Suvvia, non essere così triste. Il capitano non voleva prendersela con te, si è semplicemente arrabbiato un pochino.» le disse, accarezzandole i capelli.

«M-mi ha fatto paura.» il pirata sospirò. «So che adesso sono un pirata e non dovrei farmi prendere così dalle emozioni, ma sono pur sempre una ragazza e si è comportato in modo molto barbaro con me...»

«Potrà anche essersi comportato in modo barbaro con te, ma mi ha mandato a darti questo.» le rispose Spugna, appoggiandole il suo cappello sulla testa. Jane alzò gli occhi verso il vecchio pirata e sorrise leggermente.

«Davvero?» chiese, aggiustandosi il proprio cappello sulla testa.

«Si, mia cara. In fondo, non è poi così crudele come dicono. Anch'egli ha un cuore, solo che non lo dimostra molto.» Jane annuì leggermente e si morse il labbro.

«D-dovrei scusarmi con lui?» Spugna annuì, alzandosi dal letto. «Va bene...»

«Ma non adesso: in questo momento sta riposando. Avrete modo di parlare con il capitano questa sera a cena.» Jane spalancò gli occhi: non mangiava da una vita e il suo stomaco non faceva altro che brontolare. «verrò a chiamarvi io quando sarà tutto pronto.» aggiunse Spugna, sorridendo e uscendo dalla cabina della ragazza.

Jane camminò verso l'armadio e lo aprì. all'interno, non vi era niente, se non una fascia blu e bianca, piegata con cura e posta in un angolo dell'armadio stesso. La ragazza l'afferrò e, dopo aver chiuso l'armadio, si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania. Spiegò la fascia e, dopo essersi tolta il cappello, se la legò intorno al capo, proprio come un pirata. Si alzò di scattò e corse verso le finestra per potersi specchiare: la fascia le metteva in mostra la fronte, sulla quale giaceva una piccola cicatrice, dovuta a una botta data in età infantile. Sua madre le raccontava sempre che si era procurata quel segno indelebile mentre stava giocando alla tenera età di cinque anni. Purtroppo, Jane non ricordava niente dell'accaduto. La ragazza sorrise e mise di nuovo il cappello sulla testa.

«Jill l'impavida...adoro questo nome.» disse, continuando a specchiarsi davanti alla finestra.

JANE PAN: LA FIGLIA DI PETER PANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora