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All'accampamento indiano era scesa di nuovo la tranquillità e, dopo l'addestramento delle nuove reclute, Giglio Tigrato aveva condotto Jane in una tenda dove le erano stati curati i vari graffi che si era procurata.

«Sei molto maldestra.» disse la principessa, ridendo nel guardare l'amica piena di terra.

«Lo so, me lo dicono spesso.» Jane sorrise in risposta ed uscì dalla tenda. Il vento le mosse i capelli e senza pensarci due volte alzò una mano per spostarli; come per istinto, un dito si fermò sulla cicatrice che aveva sulla fronte.

«Giglio Tigrato?» la ragazza si girò a guardarla. «C'è una cosa che vorrei chiederti da un po' di tempo.» disse Jane; si sedette sull'erba e fece segno all'amica di fare lo stesso. «Ho fatto un sogno abbastanza strano e non saprei a chi altro rivolgermi.»

«Cosa hai sognato?» Jane le racconto il sogno nei minimi particolari e, più andava avanti, più la principessa sembrava diventare paonazza.

«Ne ho anche parlato con Trilli, ma non mi è stata molto d'aiuto.» disse la figlia di Peter Pan, dopo aver terminato il racconto. «Tu cosa ne pensi?» Giglio Tigrato sospirò.

«Non voglio mentirti, perciò ti dirò la verità...tanto, prima o poi, l'avresti scoperto da sola.» Jane alzò un sopracciglio. «Vedi, quando Peter Pan decise di crescere, ogni tanto era solito a tornare sull'isola, per controllare che tutto andasse bene. Nonostante restasse poco tempo, riusciva comunque a dar filo da torcere a Capitan Uncino e a divertirsi come faceva un tempo. Ma, ogni volta che tornava, Peter Pan era diverso, perché stava diventando adulto e non era più un bambino. Di questo se ne accorse anche il pirata e le rare volte che tuo padre tornava sull'isola, lui non si faceva trovare sulla Jolly Roger. Erano in pochi a sapere dove andasse e uno di loro era mio padre: in una delle passeggiate che Uncino faceva sulla terraferma, ebbe un incontro inaspettato con una giovane della nostra tribù. Si chiamava Maya, ed era una donna bellissima. Aveva la pelle olivastra e dei lunghi capelli color nocciola: molti uomini dell'accampamento le facevano la corte. Ovviamente era molto onesta, perciò ci raccontò tutto senza problemi: disse di aver incontrato il pirata nei pressi della giungla, seduto su una roccia, tra le lacrime. A primo impattò si spaventò ma, vederlo in quelle condizioni, le fece sciogliere il cuore, perciò gli si avvicinò. Da quella volta, i due cominciarono a frequentarsi di nascosto e dal loro amore nacque una bambina.» Giglio Tigrato abbassò lo sguardo, come se volesse evitare di guardare Jane negli occhi. «Maya morì subito dopo la nascita e mio padre si offrì di crescere la neonata, ma Capitan Uncino non ne fu contento e decise di portare la bambina sulla Jolly Roger. Passarono diversi anni e la bambina crebbe: non è ancora chiaro come mai, visto che all'isola che non c'è questo fenomeno non avviene. Mio padre aveva una sua teoria, ma non è questo il punto. Nella sua ultima visita qui sull'isola, Peter Pan, che ormai aveva l'aspetto di un uomo, si accorse della presenza della bambina e fu allora che decise di portarla via dal Jolly Roger.»

«Aspetta, stai dicendo che mio padre ha rapito una bambina?» disse Jane alzandosi in piedi.

«Non proprio: diciamo che aveva paura che Uncino potesse farle del male, così decise di portarla da Wendy.»

«Cosa è successo alla bambina?»

«Nessuno lo sa: le sirene dicono che sia ancora viva, ma molti credono che sia morta quando lasciò l'isola.» Jane era senza parole; la principessa indiana di alzò e le mise una mano sulla spalla. «Tu hai sognato il momento in cui tuo padre, durante un combattimento, vide la bambina e decise prenderla. Ovviamente, Capitan Uncino si oppose e per sbaglio la piccola fu ferita sulla fronte.»

«Com'è possibile?»

«Non ne sono molto sicura, ma l'isola fa uno strano effetto su coloro che non sono abituati a viverci. È probabile che tu abbia ricevuto una sorta di...dono, e che in ogni tanto ti possa capitare di sognare alcuni avvenimenti passati.» Jane sospirò.

«Scusami, ma ho bisogno di tempo per accumulare tutte queste informazioni.» Giglio Tigrato annuì. «Vorrei ritornare all'albero dell'impiccato.»

«Ti accompagno.» le disse la principessa indiana, guidandola verso la giungla. Per diversi minuti le due ragazze rimasero in silenzio: Jane era persa nei suoi pensieri e, ogni tanto, si toccava la cicatrice sulla fronte; accanto a lei, Giglio Tigrato la guardava preoccupata. «Ti senti bene?» chiese la pellerossa.

«Certo, sono solo stanca.» rispose la figlia di Peter Pan. «Grazie per avermi accompagnata.» aggiunse emergendo dal cuore della giungla. Un dubbio si fece spazio nella sua mente: i suoi genitori, Wendy e Peter, non le avevano mai detto come si era procurata quella cicatrice che aveva sulla fronte. Aveva sempre ipotizzato di essersi fatta male da piccola, giocando con altri bambini, e non ci aveva dato molto peso.

«Bene, bene, bene.» Jane sobbalzò. Quando alzò la testa, si rese conto di essere arrivata all'albero dell'impiccato, ma con lei non c'era solo Giglio Tigrato. «La figlia di Peter Pan...Jane.» disse Uncino, avanzando verso le due ragazze. «Non credi sia giunto il momento di regolare i conti, una volta per tutte?» la principessa indiana prese l'arco e le frecce legati sulla schiena, ma sia Jane che i pirati restarono immobili.

«No, Giglio Tigrato. Questo è un problema che devo risolvere da sola.» disse la ragazza sorridendo.




SPAZIO AUTRICE

Ciao, come state? Scusatemi se vi ho fatto aspettare tanto per questo capitolo, ma avevo deciso di prendermi una pausa da Wattpad. So che è molto corto, ma mi serviva per avere qualcosa che unisse la storia al finale che ho in mente. Vi chiedo di aspettare solo qualche altro giorno e ricomincerò a pubblicare dei "capitoli" veri e propri!

PS. nonostante la storia sia quasi finita ho intenzione di pubblicarne un'altra, basata su Harry Potter, a breve!

JANE PAN: LA FIGLIA DI PETER PANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora