Capitolo uno

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Londra, 23 dicembre 1848

Evangeline si risvegliò da un sogno caotico e cupo: nella sua mente si erano affollate immagini di foreste buie e spettri che la inseguivano e si nascondevano dietro ogni pertugio.
Per fortuna, i raggi del sole che trapassavano le pesanti tende rosse alle sue finestre le ricaddero sulle palpebre, destandola dolcemente e rammentandole dove si trovava realmente: la sua camera era ampia e lussuosa, come si addiceva al suo rango, e i mobili intarsiati d'oro brillavano anche con le candele spente.
La ragazza si scostò i riccioli biondi che le erano ricaduti sul viso mentre dormiva, si tirò su e poggiò un piede fuori dal letto: il pavimento era freddo e le ricordava che era dicembre, così allungò la gamba per raggiungere le morbide e calde pantofole bianche che stavano accanto al fuoco.
Il vivido scoppiettare delle fiamme la rincuorava ed era il segnale che la servitù si era già messa all'opera: Evangeline si mise in piedi e prese la vestaglia, anch'essa bianca come le pantofole, che stava appoggiata sul suo letto.
Una volta vestita, la giovane si avvicinò alle finestre e scostò le tende, rivelando il romantico giardino della tenuta di famiglia completamente innevato e brillante per il contrasto tra la luce del sole e il candore del paesaggio.
Evangeline fece scattare la serratura delle imposte, aprendo e respirando a pieni polmoni l'aria gelida e profumata che veniva dall'esterno, quando la porta della camera si spalancò rivelando Sophie, la cameriera che si occupava di lei da quando era venuta al mondo:
-Madame, cosa fate?! Vi prenderete un gelone!- gridò la donna, che intanto era corsa a serrare le finestre.
-È stato solo per un attimo... - provò a giustificarsi Evangeline, mentre la domestica le scaldava le mani sfregandole contro le proprie.
-Siete proprio incorreggibile!- la redarguì ancora Sophie, facendo sedere la giovane alla toeletta.
Senza dire altro, la domestica prese la pesante spazzola sul tavolino e iniziò a pettinare i lunghi capelli dorati di Evangeline, che al mattino erano sempre indomabili: la ragazza guardava la sua immagine allo specchio, la pelle candida e gli occhi azzurri come due grandi diamanti, la sua figura si stagliava di fronte a lei e sembrava quasi quella di un angelo.
-Nella casa c'è fermento- disse la domestica, mentre preparava il catino con l'acqua calda.
-Ne conosci la ragione?- chiese Evangeline, curiosa.
-No – rispose l'altra – ma suppongo che Lord Montgomery lo sappia-.
Lord Montgomery era il padre di Evangeline ed era un grosso proprietario terriero: aveva ereditato il titolo da un bis – bisnonno della regina Vittoria, tuttavia, a differenza dei suoi avi, aveva saputo amministrare le proprie terre con lungimiranza, diventando uno dei nobili più ricchi d'Inghilterra: lui e la moglie, Lady Montgomery, avevano avuto una sola figlia, Evangeline, alla quale speravano di trovare un degno partito, sebbene la scelta fosse ardua.
Evangeline era da sempre una ragazza curiosa e vivace, sognatrice e desiderosa di vivere grandi avventure; nessuna istitutrice era mai riuscita a toglierle quel suo lato un po' ribelle, perciò i suoi genitori erano più che ansiosi di sistemarla prima che ciò venisse scoperto dall'alta società di Londra.
La ragazza aveva diciotto anni ed era nel fiore della sua bellezza; questo, più l'immenso patrimonio di cui era unica erede, la rendevano facile preda per giovani scapoli in cerca di una dote: tuttavia Evangeline non era una così facile conquista.
Dopo aver terminato di sistemare la lunga chioma, Sophie lavò e vestì la sua signora con uno stretto corsetto e un vestito verde e bianco che le faceva risaltare la pelle: l'ampia gonna scendeva fino a terra, il tulle produceva un suono frusciante mentre la ragazza si muoveva e il corpetto verde le metteva in risalto le forme.
Una volta legati i capelli in una lunga treccia, Evangeline ringraziò Sophie e la congedò: la ragazza prese la boccetta di acqua di rose che aveva sulla toeletta e se ne versò un paio di gocce sul polso destro e sul sinistro, poi infilò la porta e scese al piano inferiore.
Sophie aveva ragione, la casa era in fermento: i domestici erano trafelati e correvano da una parte all'altra, mentre le cameriere preparavano tutte le stanze della casa, arieggiando e cambiando le lenzuola.
La dimora di Evangeline era più simile a una reggia che a una casa vera e propria, poiché suo padre aveva voluto mostrare al mondo le ricchezze di cui disponeva: la ragazza scese l'enorme scalinata principale sfiorando con la mano la ringhiera dorata che si arricciava in strani ghirigori, i suoi tacchetti che poggiavano sul pavimento risuonavano nella sala nonostante il vociare della servitù.
Al centro del salone principale, sul soffitto, era appeso un grande lampadario le cui candele venivano accese ogni mattina dal maggiordomo e venivano spente la sera: in quel momento la casa era illuminata dalla luce del sole che inondava l'ambiente.
Evangeline oltrepassò il salone ed entrò nella sala da pranzo, dicendo:
-Buongiorno padre. Buongiorno madre-
Di fronte a lei, i suoi genitori, perfettamente vestiti e già seduti al tavolo della colazione, venivano serviti dai domestici: uova e pane tostato per Lord Montgomery e un semplice té con erbe per Lady Montgomery.
-Buongiorno cara- rispose la madre, sempre cordiale e con un grande sorriso.
-Buongiorno Evangeline- le fece eco il padre.
La ragazza si sedette, prese il tovagliolo e se lo depose sulle gambe senza pronunciare una parola: era curiosa di sapere cosa stesse succedendo, ma allo stesso tempo sapeva che avrebbe dovuto aspettare che il padre la mettesse al corrente di sua spontanea volontà.
Lui era impegnato a leggere il giornale mentre beveva il caffè, un'abitudine che non era cambiata da che Evangeline avesse memoria, così la ragazza attese mentre i camerieri le servirono la sua consueta colazione, pane e burro e un té.
-Ebbene – disse Lord Montgomery, poggiando il quotidiano sulla tavola – ti sarai chiesta il motivo di tanto scompiglio in casa-
-In effetti il pensiero mi ha attraversato la mente- rispose Evangeline, fingendo di non interessarsene più di tanto.
-Ci sarà un ballo- disse Lady Montgomery, emozionata.
-Qui?- chiese la ragazza, mentre con la forchetta toccava il piatto.
-No – rispose Lord Montgomery – è arrivata una lettera da palazzo stamattina: la regina Vittoria, Dio la salvi, organizza una festa di Natale, una specie di... ballo in maschera. Verrai formalmente presentata a Corte e in quell'occasione, bambina mia, conoscerai i più ambiti giovani d'Inghilterra. Fra i quali ci sarà il tuo futuro sposo »
Le guance di Evangeline divennero color porpora nel sentire queste parole, poi rispose:
-Padre, cosa intendete dire?-
-Solo questo: è il momento che tu prenda marito-

La Rosa di EvangelineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora